Lampedusa, Boldrini (Unhcr): “Presto arriveranno anche i libici”
Redattore Sociale
La portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati alla Conferenza nazionale del Pd: “Un’emergenza che non ci sarebbe se ci fossero adeguati trasferimenti fuori dall’isola”
ROMA – “Sono molti anni che lavoriamo a Lampedusa, ma oggi con serenità mi sento di dire che quanto sta accadendo non ha precedenti. È assolutamente inusuale. Non avevamo mai visto una situazione di questo genere”. Così Laura Boldrini, portavoce Unhcr intervenuta questa mattina alla prima Conferenza nazionale sull’immigrazione del Pd in corso a Roma. Di ritorno dall’isola siciliana, la Boldrini ha raccontato quanto ha potuto constatare in prima persona riguardo le condizioni di vita dei migranti giunti in questi giorni. “La cosa che mi ha fatto molta impressione è stato vedere un parcheggio di migranti – ha raccontato -. Oggi Lampedusa si sta trasformando in questo. Quando fa sera il molo diventa un dormitorio a cielo aperto e questo non si era mai visto. Fa male vedere i migranti dormire sotto ai tir, nelle barche in disuso, che si debbano avvolgere nei cartoni e dormire sull’asfalto, perché noi a Lampedusa avevamo collaborato a fare qualcosa di diverso, si parlava di “modello Lampedusa”, un sistema di accoglienza sempre con grandi numeri che funzionava al punto di portarlo come modello”. Ma oggi la realtà è molto diversa, ha spiegato Boldrini. ”L’isola ha visto ben altri numeri – ha aggiunto -, ma oggi 5 mila migranti tutti insieme su una popolazione di 5 mila lampedusani non può che rappresentare un’emergenza che non ci sarebbe se ci fossero adeguati trasferimenti fuori dall’isola”.
Per quanto riguarda gli arrivi, il portavoce italiano dell’Unhcr ha assicurato che “i migranti che arrivano a Lampedusa sono al 99,9% tunisini. Sono giovani tra i 18 e 30 anni, hanno voglia di farcela e di lavorare. Sono andati via dal proprio paese perché credono che ci sarà una ripercussione sul turismo e che non riusciranno ad avere un lavoro quest’estate. Solo un’esigua minoranza ha fatto richiesta d’asilo. La questione va risolta a livello bilaterale con accordi specifici che siano convenienti a tutti”. Ma la situazione sui flussi, ha spiegato, potrebbe diventare ancora più critica nei prossimi giorni. “In Tunisia sono arrivate 150 mila persone in fuga dalla Libia – ha spiegato -, 180 mila in Egitto. Sono 340 mila le persone già fuggite dalla Libia e 45 mila sono libici. In Italia i libici non si sono visti, ma è presumibile che presto li vedremo”.
Possibili flussi, ha affermato Boldrini, che bisognerà gestire senza approssimazione e su questo l’Alto commissariato ha già emesso una raccomandazione ai paesi membri. “Se ci dovesse essere un flusso dalla Libia – ha affermato – di persone in fuga dalla violenza, dalla vendetta e possibili ritorsioni, queste persone dovranno essere accolte. Questo significa accesso al territorio, frontiere aperte come stanno facendo Tunisia e Egitto, non fare blocchi navali, accoglienza e se si tratta di un flusso di massa, protezione temporanea”. E i primi arrivi dalla Libia cominciano ad esserci, anche se non si tratta di libici. “Ieri abbiamo ricevuto la prima telefonata di una imbarcazione partita dalla Libia. La telefonata era di una donna eritrea residente da lungo tempo ad Agrigento che diceva di avere sua sorella con altri 330 eritrei a bordo di una barca partita da Tripoli due giorni prima. La barca è stata trovata, mi è appena arrivata la comunicazione, e tra loro ci sono anche famiglie e bambini”. Infine, conclude Boldrini, l’auspicio è quello che la risposta del territorio italiano sia lo stesso del periodo della guerra in Kosovo, quando ci fu una vera e propria “gara di solidarietà tra gli enti locali”. “Oggi, rispetto alla fine degli anni 90, il clima è cambiato ma mi auguro di poter vedere ancora questa gara di solidarietà”.
Fonte: www.redattoresociale.it
25 Marzo 2011