La vittoria di Ahmadinejir e il "partito dei Basiji"


Emanuele Giordana - Lettera22


I movimenti di piazza e la rabbia che si manifesta nelle piazze dell’Iran rischiano di essere repressi con estrema durezza dal regime anche perché la protesta manca di una leadership che sappia dirigerla e indirizzarla. Colloquio con Bijan Zarmandili.


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La vittoria di Ahmadinejir e il "partito dei Basiji"

I movimenti di piazza e la rabbia che si manifesta nelle piazze dell'Iran rischiano di essere repressi con estrema durezza dal regime anche perché la protesta manca di una leadership che sappia dirigerla e indirizzarla. E' il commento a caldo di Bijan Zarmandili, scrittore, analista e opinionista iraniano che da molti anni vive in Italia dove ha appena pubblicato il suo terzo romanzo, “Il cuore del nemico” (Cooper), storia di un “martire” e delle sue contraddizioni. “Ciò che dice in queste ore la vittoria di Ahmadinejad – commenta – è inoltre che è ormai sensibilmente cambiata la geografia politica del paese e che tutto ormai si gioca nel campo conservatore”
Il progetto riformista dunque è definitamente morto?
Io direi che lo era già prima delle elezioni. E' chiaro che tutto si gioca nel campo dei conservatori: tra un centro, rappresentato dai Mussavi, dai Velayati, dai Larijani (il negoziatore del dossier nucleare ndr), diciamo dei conservatori “perdenti”, e in quello dei radicali, più o meno stretti attorno al presidente…
La cui vittoria però è oscurata dai brogli…
Brogli fisiologici e pilotati, direi: fisiologici perché nessuno si aspettava un'affluenza dell'80% e dunque il sistema si è trovato impreparato sin dall'apertura delle urne che già contava su una presenza altissima di elettori
E che spiegherebbe, col broglio “pilotato”, la vittoria di Ahmadinejad…
L'affluenza massiccia è un segnale evidente di cui tutti dovranno tenere conto. Quanto alla vittoria di Ahmadinejad è un fenomeno complesso su cui occorre riflettere
Lei come la spiega?
Con la vittoria del partito “virtuale” dei basiji, i volontari della rivoluzione che fanno ormai parte di un partito che partito non è ma a cui gli iraniani hanno dato un nome: “partito dei padegani”. Padegan è chi presidia e difende il territorio. E dunque in questo caso i basiji sono dei padegani che presidiano e difendono i luoghi del potere. Del potere di Ahmadinejad
Come si è formato questo partito “virtuale” e che rapporto ha con i pasdaran, le guardie della rivoluzione?
Un rapporto c'è ed è di direzione politica da parte dei pasdaran. Ma il fenomeno basiji ha una peculiarità forse poco conosciuta che però spiega molte cose. I pasdaran sono ormai parte dell'esercito: sono istituzione e anche forza economica. Posseggono aeroporti, controllano commercio e attività economiche…
I basiji invece sono coloro che vegliano sulla rivoluzione? Quelli che vanno in giro a far rispettare le regole?
In parte si, il che era un loro compito originario, ma c'è ben altro. I basiji hanno avuto mandato di arrivare a.. 13 milioni. Ognuno di loro, ben prima delle elezioni, ha avuto il compito di assoldare tre, quatto, cinque nuovi basiji: un lavoro capillare il cui fine è creare delle corporazioni
Cosa significa?
Significa creare una forza reale e formare una nuova generazione militante che dunque non si occupa solo di essere una forza paramilitare che intimidisce la ragazze nelle strade. Creare corporazioni significa penetrare il corpo sociale del paese e dunque creare consenso e forza attorno al potere. In questo caso attorno al presidente Ahmadinejad
Ne esistono già?
Si certo, almeno una quindicina: quella degli artisti, degli ingegneri, dei militari…persino quella dei mullah. E' un progetto forte di militanza politica diffusa che ha il compito di essere presente, di intervenire: circondare la casa di Shirin Ebadi (Nobel per la pace iraniana ndr) nei momenti topici, agire durante le manifestazioni giovanili, intervenire nelle manifestazioni studentesche
Il loro rapporto con la teocrazia?
Il rapporto con la religione resta preminente e fondamentale in progetto che lavora sulla base popolare del paese: c'erano 50mila moschee in Iran. Ne sono state create altre 40mila controllate dai basiji. La nuova base militante del progetto di Ahmadinejad

Fonte: Lettera22 e Il Mattino

14 giugno 2009

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