La vera storia di Tahrir
Paola Caridi - invisiblearabs.com
Uno dei “ragazzi di Tahrir” descrive la storia degli ultimi quattro giorni. Dalla prima manifestazione di venerdì agli scontri. Di seguito da “La Stampa” c’è un articolo di Paola Caridi sui settori islamisti, Tahrir, le spaccature…
Paola Caridi nel suo blog Invisiblearabs.com scrive: "Offro con molto piacere il mio blog per pubblicare il racconto di questi giorni a Tahrir scritto da Ramy Raoof per evitare, come dice, che venga diffusa un’altra, fuorviante narrativa riguardo ai fatti di questi giorni al Cairo, ad Alessandria, a Mansoura. E lo faccio ancor più volentieri, perché proprio per questo amore per la verità e la complessità sono stata attaccata da chi preferisce fornire una interpretazione di comodo. Ma tant’è. Fa parte del gioco… Buona lettura. E perchi vuole sapere qualcosa di più sui settori islamisti, oggi c’è un mio articolo su La Stampa.
Ramy Raoof è uno dei ragazzi di Tahrir, come li chiamo io. 25 anni, cyberdissidente da almeno sei anni, forse di più. Si occupa di difesa dei diritti umani e civili. Chiede che questo racconto sia tradotto in più lingue possibili: c’è qualcuno/a che ha un po’ di tempo libero per tradurlo in italiano? Io sono un po’ affogata di lavoro…".
Dear All,
I am writing to you to tell you about the situation in Egypt at the moment, as I am not sure about the accuracy of the media. Last Friday there was a huge demonstration in Tahrir Square calling for ending the military rule, to end military trials for civilians (more than 12,000 civilians have been referred to military tribunals) and to object to the supra constitutional principles. There was a huge numbers from different communities that attended the demonstration and most of them left the Square by evening.
Separate from that, the injured of the revolution & families of martyrs have established a sit-in for months in different areas including Tahrir Square calling for the state to cover their treatment expenses and give them compensations. On Saturday, 19 November, security forced dispersed the injured using violence which provoked people to go back to Tahrir again to support them (like what happened on 28/29 June). Many have claimed that this is the Islamists revolting to gain power, which is completely false, what is going on at the moment is the Egyptian people are revolting against police brutality and military rule.
Security forces are using different kinds of tear gases excessively, rubber bullets, birdshot and live ammunition against protesters up till now and they are getting more violent with each passing day causing the death of 30 persons and leaving more than 1700 of injured (official records from the Ministry of Health), including many who were targeted in their eyes and the upper part of their bodies. People are being arrested arbitrarily and violently, including volunteers field doctors who are helping the injured and journalists covering the events. Field hospitals are being attacked on purpose to disable doctors from helping the injured.
As the violence continues today for the 5th day from the security forces against unarmed protesters, more people are taking up the streets in support of the ones already on the ground in more than 5 cities. The one thing that would harm us the most is to portray the situation and simplify it to a fight over power religious/political groups and the army or that the people in the streets are thugs and are seeking the destruction of the country to cause chaos. We are all in the streets fighting against police brutality and militarism.
Support us by spreading the truth about the situation and correcting the misinformation spreading since Mubarak stepped out.
Videos: http://youtu.be/zJ7FHUtxePw – http://youtu.be/54-1qNeef0E – http://youtu.be/O94sWWDc8Ig
Images: http://goo.gl/OkNPL – http://goo.gl/qpA6A – http://goo.gl/Qxm2H – http://goo.gl/wK4Ia – http://goo.gl/EhjrA – http://goo.gl/edRSw – http://goo.gl/Nw3Iu
Statements by Human Rights Groups:
– Joint Statement by Egyptian Groups: http://goo.gl/UzEqC [En]
– Human Rights Watch http://goo.gl/zq5nR [En]
What we are demanding is accountability.
Thank you
***
Le trattative con la giunta spaccano il fronte islamista
I Fratelli Musulmani divisi dinanzi alla nuova rivolta al Cairo.
-di Paola Caridi-
Spaccati. Ora più di ieri. Piazza Tahrir ha sempre avuto il potere, a gennaio così come in questa nuova fiammata di novembre, di portare in superficie le divisioni interne al fronte islamista. Nel cuore dei Fratelli Musulmani molto più che in quello dei salafiti, la galassia ultraconservatrice riunita da fine settembre in una coalizione di partiti, l’Alleanza Islamica. E quella che sta dividendo la Fratellanza Musulmana non è solo una divisione tra vecchi e giovani. Piuttosto, alla stregua di quanto accadeva nella nostra Balena Bianca, tra conservatori e riformatori, grandi navigatori e uomini più legati a una visione d’insieme.
Chi piace a Tahrir, e chi no
Ci sono due fotogrammi che raccontano più di tante analisi. Il primo ritrae Mohammed Beltagi, uno dei leader più in vista del nuovo partito sorto dalla Fratellanza Musulmana, Libertà e Giustizia. Beltagi si era speso perchè il partito scendesse a Tahrir, e sostenesse la <<marcia del milione>> di due giorni fa. Si era scontrato pesantemente con gli altri dirigenti, più inclini al compromesso con i militari, ed era andato a Tahrir. Tutto questo, però, non è bastato: è stato cacciato da una piazza che, da giorni, scandisce slogan non solo contro il maresciallo Mohammed Hussein al Tantawi, Capo del Consiglio Militare Supremo, ma anche contro i Fratelli Musulmani. Libertà e Giustizia, infatti, ha preso le distanze dai militari solo nelle ultime settimane, quando è apparso chiaro che le forze armate volessero, per loro, un ruolo simile a quello dell’esercito turco prima che arrivasse Erdogan, Potere sopra gli altri poteri.
La seconda istantanea ritrae Abdel Moneim Abul Futouh mentre aiuta i medici all’ospedale da campo di Tahrir. Dottore anche lui,amzi, segretario dell’Unione araba dei Medici, il riformatore Abul Futouh è un fratello musulmano di calibro. È stato in predicato di essere la guida suprema del movimento, salvo essere sbattuto fuori pochi mesi fa, quando ha deciso di presentarsi come candidato alle presidenziali. Per nulla incline al compromesso con i militari, Abu Futouh ha sempre appoggiato Tahrir. Anche perché i giovani rivoluzionari islamisti sono la sua base di consenso. Abul Futouh è in predicato, assieme a Mohammed el Baradei, di far parte di u possibile governo di salvezza nazionale.
Islamisti(giovani)in piazza
Nell’ospedale da campo di Tahrir, d’altro canto, ce ne sono molti di medici del Fratelli Musulmani. Tutti giovani. In pochi lo dicono. In molti li conoscono. Quando la situazione è precipitata, sabato scorso, sono arrivati in piazza, perché in quella piazza hanno fatto la rivoluzione del 25 gennaio. Sfidando i vertici dell’Ikhwan, da sempre attendista. Sono stati, anzi, il pungolo dentro la Fratellanza Musulmana che ha mostrato quanto il più grande movimento islamista del Nord Africa non fosse un monolite. Molti dei protagonisti (islamisti) della rivoluzione sono critici verso il vertice. Da quando i blog hanno fatto emergere un dibattito interno sino ad allora tenuto nascosto. Si è capito che nella Fratellanza Musulmana, accanto all’ala conservatrice rigida, c’era altro. C’era , per esempio, chi guardava alla Turchia e anche ai partiti democristiani europei come modelli possibili. Quei ragazza, blogger e ora anche opinionisti, hanno sparigliato le carte. Alcuni sono rimasi, critici, dentro Libertà e Giustizia. Altri se ne sono andati, aderendo ad altre formazioni o facendo politica come individui. Con lo sguardo, però, fisso quello che hanno creato a Tahrir.
Arrivano i salafiti
Non sono stati solo i giovani islamisti a spargere le carte, nel fronte dei partiti religiosi. Sono arrivati, in massa anche i salafiti. Dopo un primo momento di smarrimento e di contestazione della democrazia, i settori radicali e letteralisti hanno hanno deciso di scendere in campo. Giudati, in primis, dal partito Nour, che come i Fratelli Musulmani ha accettato, due giorni fa, le proposte di Tantawi per il passaggio dei poteri entro sei mesi. I salafiti sanno di avere un seguito costruito negli anni all’ombra del regime di Mubarak, cresciuto sulle onde delle loro tv e dei loro predicatori. Anche i salafiti, però, sanno che la spaccatura generazionale è per loro una minaccia. Perché a Tahrir, fuori dall’ufficialità, c’erano anche i ragazzi integralisti. Assieme a tutti gli altri.
Fonte: La Stampa
24 novembre 2011