La strage infinita


Santo Della Volpe - articolo21.org


A volte i numeri parlano più delle parole. E nel caso dell’Eternit, dell’amianto, ad ogni numero corrisponde una tragedia, una sofferenza che ha coinvolto intere città, paesi e comunità, attonite ma non mute di fronte alla gravità di quello che accade…


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La strage infinita

A volte i numeri parlano più delle parole. E nel caso dell’Eternit, dell’amianto, ad ogni numero corrisponde una tragedia, una sofferenza  che ha coinvolto intere città, paesi e comunità, attonite ma non mute di fronte alla gravità di quello che accade. Succede a Casale Monferrato, ma non solo: ormai le morti per mesotelioma alla pleura, la malattia mortale da amianto, sono arrivate a Bagnoli (Napoli), a  Cavagnolo (Torino) e Rubiera (Emilia Romagna). “Per questo capo di imputazione le persone  coinvolte sono  2886” scandisce con calma il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, nella sala al 4° piano del Palazzo di Giustizia: là dove il termine coinvolte , significa morte, sofferenze, malattie purtroppo senza scampo, asbestosi e tumori. Una strage infinita: 2139 morti, di questi 1378 solo a Casale Monferrato, dove l’Eternit ha decimato una intera citta’. Ed infatti nell’inchiesta appena conclusa dalla Procura di Torino sono ben 248 i cittadini non lavoratori dell’Eternit ad essere stati colpiti dalle malattie mortali da amianto. Alcuni di questi ancora viventi che combattono con l’idea di morire per le micidiali fibre, perchè il tumore da amianto è incurabile.”Quando ci incontriamo per strada,a Casale, siamo contenti di vederci ancora vivi, qualche volta non ci chiediamo neanche come stai” ci racconta la signora  Anna Giovanola, 31 anni da operaia Eternit, ammalata di silicosi;”ne ho visti tanti di compagni di lavoro avviarsi verso l’ospedale. Io vado a trovarli tutti,quando entrano a curarsi, parliamo, aspettiamo. Tanto sappiamo, non c’è scampo,non c’è proprio scampo. E quanti,sapendo con certezza d’avere il mesotelioma alla pleura,si sono suicidati…a questo punto siamo arrivati”.Lei  si ritiene fortunata, ha solo l’asbestosi ed ha voglia di battersi per la sua e la vita degli altri suoi concittadini di Casale Monferrato, ma purtroppo le statistiche non lasciano scampo,il picco di morti da amianto, qui si  avra’ tra 10 anni.
Perche l’Eternit come  scrive il dottor Guarniello nella sua richiesta di rinvio a giudizio ha ‘avvelenato’ i lavoratori per insufficienza delle misure di prevenzione,ma anche per aver dato ad enti pubblici e privati amianto per pavimenti e rivestimenti, spargendo amianto(”la polvere bianca” come veniva chiamata) anche nei cortili e nei solai,tra i bambini che giocavano  a ‘scivolo’ sui mucchi di amianto a cielo aperto. “ Abbiamo raggiunto una sufficiente documentazione sulla cui base abbiamo contestato il dolo”dice il dottor Guariniello, presentando ai giornalisti il sunto di 200mila pagine di inchiesta, durata 4 anni e cominciata con le testimonianze degli ex operai dell’Eternit, che hanno voluto parlare prima di morire. E dei loro parenti , che lavavano i panni degli operai,che andavano a comprare il pane  vicino alla fabbrica,che andavano dal barbiere  usciti dallo stabilimento. Morti,anche loro, come i dipendenti, anche i dirigenti, dell’Eternit.  Dunque,per la Procura, i due proprietari della multi nazione belga-svizzera,sapevano che l’amianto era pericoloso e mortale ,ma hanno fatto usare la sostanza per  produrre e fare profitti nel mondo, in Italia,soprattutto, negli anni tra le due guerre, sino al 1987, anno in cui l’Eternit è fallita. E d’altra parte, ricorda ancora Guariniello, “che l’asbesto fosse pericoloso lo si sapeva sin dall’inizio del secolo scorso,ma soprattutto dagli anni ’60 c’erano i primi seri accertamenti di mortalità dovuta alle fibre di amianto” . Ma l’inchiesta non si è fermata a Casale Monferrato perche ora anche Bagnoli,presso Napoli  entra nel processo con  384 morti e 190 malati viventi;e poi Rubiera  (Reggio Emilia) e Cavagnolo,vicino a Torino. Per questo e stato chiesto  il rinvio a giudizio dei due imprenditori proprietari dell’Eternit,  Ernest Schmidheiny, di 61 anni,miliardario svizzero ed  Jean Marie Ghislain De Cartier De Marchienne,87 anni,nobile belga.
 Accusati di disastro doloso ed omissione volontaria, con l’aggravante di aver coinvolto e fatto ammalare la popolazione civile e, scrive Guariniello,”inducendo esposizioni di adolescenti e fanciulli anche in attività ludiche”.E cioè  facendo morire anche persone che da bambini giocavano nei cortili pavimentati di amianto. Ma non è stato contestato l’omicidio colposo: una scelta processuale precisa,perché in questo modo si è evitato che l’accertamento della responsabilità diretta tra i proprietari dell’Eternit ed ogni singola persona delle 2886 “coinvolte” sinora nel processo, potesse allungare i tempi all’infinito. Con la contestazione invece del  articoli 437 e 434 del Codice Penale, (appunto il disastro colposo e l’omissione volontaria di cautele) per reati  accaduti tra il 1953 ed il 24 febbraio di quest’anno, la prescrizione non potrà scattare prima che il processo possa concludersi ragionevolmente,anche in Cassazione.
Ora sarà il Gup a decidere entro l’anno,ma entro il 2009 il processo si farà: Casale Monferrato, Bagnoli e poi i tanti Monfalcone o Cavagnolo, potranno ottenere giustizia. “Credo che questo insieme di accuse e prove sia importante per poter finalmente chiedere  di sapere la verità” ci dice Bruno Pesce,coordinatore della Vertenza Amianto,”per arrivare ad un processo  e per poter ottenere giustizia su queste stragi sempre rimaste impunite”. Ora si può. La magistratura, la mobilitazione delle tante persone di una città,Casale Monferrato, dove sindacati e popolazione si sono uniti, scavalcando il conflitto tra lavoro e salute,in nome della giustizia per i troppi morti da lavoro; la pressione della stampa e dell’opinione pubblica che ha scoperto,dopo tanti anni che l’amianto non è quel minerale che “al massimo fa male come una sigaretta” ,come diceva un imprenditore  avellinese solo pochi anni fa, sono riusciti a far portare in porto un processo storico: Il primo ed il più grande in Europa, che potrà fare giurisprudenza,diventare cioè un esempio di quel che si può fare per la salute sui luoghi di lavoro e nelle città intorno alle fabbriche. In Italia, in Europa,nel mondo dove di amianto si continua a morire, ovviamente nei paesi più poveri del pianeta.

Fonte: Articolo21

10 ottobre 2008

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