La strage continua… Esplosione a Gaza: sette morti
Corriere.it
Nell’esplosione almeno sette morti e oltre cinquanta feriti. Tra le vittime Ayman al-Fayed, capo militare della Jihad. La polizia di Hamas: "Cause imprecisate".
Almeno sette palestinesi morti e oltre 50 feriti sono il bilancio di un'esplosione nell'abitazione di Ayman al-Fayed capo militare del movimento radicale Jihad islamica nel campo profughi di Bureij, nei pressi della Città di Gaza. Nella deflagrazione è morto il leader jihadista con i suoi due figlioletti, un maschio e una femmina. Tra le altre quattro vittime anche una donna. I feriti, tra cui circa 20 bambini, sono in gran parte familiari del militante.
Lo hanno riferito fonti sanitarie secondo le quali gli aerei di Israele hanno lanciato un missile sulla casa di al-Fayed. Fonti della Difesa israeliana, citate dall’edizione online di Haaretz, hanno però negato che sia stato un raid aereo la causa dell’esplosione. Nonostante ciò la Jihad ribadisce la sua versione e promette vendetta contro Israele. Alla smentita di Israele si accompagna la prudenza della polizia controllata da Hamas, che preferisce parlare di un’esplosione per «cause da determinare». E la testimonianza di alcuni abitanti del campo profughi, i quali riferiscono di aver visto sul luogo frammenti di quello che sembrava essere un razzo artigianale. Racconto che lascia aperto il dubbio sulla possibilità che l’abitazione del dirigente della Jihad potesse essere un deposito di Qassam, o magari la fonderai attigua una fabbrica degli stessi.
BILANCIO – Nella Striscia di Gaza vi sono otto campi profughi e quello di Bureji è il più piccolo e il più popoloso. Almeno 179 persone, in prevalenza militanti di Gaza, sono morte dalla ripresa dei colloqui di pace in novembre ad Annapolis tra Israele e il presidente palestinese, il moderato Abu Mazen, costretto a riparare nella Cisgiordania occupata dopo il colpo di mano di Hamas. Da settimane Israele ha chiuso tutti i valichi con la Striscia di Gaza in risposta agli attacchi di razzi dei gruppi militanti palestinesi. Lunedì il generale Gaby Ashkenazi affermò che l'esercito israeliano era «preparato e pronto a estendere le operazioni in conformità con le decisioni prese». Il giorno seguente, il ministro della Difesa, Ehud Barak, affermò che le forze armate avrebbero fatto tutto il necessario per fermare gli attacchi di razzi.
Fonte: Corriere.it
15 febbraio 2008