La storia di Ditòl e Kèrburi


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Mi sono accorta che è tempo che non parlo dei miei arabi invisibili. E allora eccovi un assaggio di quello che succede, stavolta all’ombra dei vicoli della Città Vecchia di Gerusalemme. La storia si svolge proprio accanto alla porta che vedete in questa foto storica, che fa parte della collezione Matson, digitalizzata e consultabile sul sito della Library of Congress. La Porta Nuova, se non sbaglio ai tempi della Rivolta Araba del 1936-39.


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La storia di Ditòl e Kèrburi

Mi sono accorta che è tempo che non parlo dei miei arabi invisibili. E allora eccovi un assaggio di quello che succede, stavolta all’ombra dei vicoli della Città Vecchia di Gerusalemme. La storia si svolge proprio accanto alla porta che vedete in questa foto storica, che fa parte della collezione Matson, digitalizzata e consultabile sul sito della Library of Congress. La Porta Nuova, se non sbaglio ai tempi della Rivolta Araba del 1936-39.

I protagonisti sono due ragazzini palestinesi, di quella fascia d’età che da noi si chiamerebbe pre-adolescenza. Dodici, al massimo tredici anni. I due ragazzini – che chiameremo con due nomi di comodo, Ahmed e Omar – sono di aspetto molto diverso, tra di loro. Uno, Ahmed, è mingherlino, magro, l’incarnato molto chiaro, il naso un po’ adunco, e una massa di capelli ricci, sul biondastro. Il suo compagno di classe, Omar, è invece già un pezzo di ragazzo, alto, massiccio, e con qualche chilo di troppo posizionato proprio sulla pancia.

La sua carnagione è esattamente il contrario di quella di Ahmed: scura come quella dei cosiddetti ‘palestinesi africani’, che vivono nella Città Vecchia, in uno dei quartieri più antichi, accanto alla Spianata delle Moschee. Per chi, non essendo a Gerusalemme, vuole immaginarsi l’architettura e l’atmosfera, può essere d’aiuto pensare alle prime scene di Robin, il principe dei ladri, con Kevin Costner e Morgan Freeman. Ecco, ci sono parecchie somiglianze con la scena in cui i due si conoscono, e poi fuggono insieme.

Come tutti i ragazzi palestinesi, Ahmed e Omar sono esperti in un’arte che pochi in Occidente conoscono. L’arte di prendersi in giro, di giocare con una lingua – come quella araba – che si presta benissimo allo scherzo linguistico e semantico. E allo scherzo molto serrato. È costume, sin dalla più tenera età, vedersi affibbiati soprannomi, nomignoli, appellativi che magari poi cambiano, si modificano, crescono con loro. Ma non scompaiono mai. È un modo, secondo me, per allenarsi alle avversità della vita. E da queste parti è meglio scherzarci su.

Ahmed e Omar, dunque, hanno una parola che li identifica e con la quale i loro compagni costruiscono reti invisibili, usando il nomignolo come una pallina che in un flipper disegna circonvoluzioni incredibili. Ahmed è spugna. Per meglio dire, spugnetta. E’ per via dei suoi capelli ricci e impenetrabili, come quelli di una spugnetta per lavare i piatti. Omar – soprannome parecchio banale – è invece cioccolata. Anzi, per la pronuncia palestinese: sciocolata.

Fin qui, niente di trascendentale. Ognuno e ognuna di noi ha avuto, nella sua infanzia, la croce di un soprannome che abbiamo imparato a sopportare. E, attraverso quella croce, abbiamo imparato anche un po’ a crescere. Qui, a questo punto della storiella, entra il gioco linguistico, ma soprattutto entra la tv, la pubblicità e i cambiamenti di questi ultimi anni. Perché Ahmed, da spugnetta, è diventato durante una vera e propria battaglia a suon di parole, ditòl. Ditòl, questa è la pronuncia. Ma non cercatolo in un vocabolario, perché non lo troverete. Sarà più facile trovarlo sullo scaffale di un supermercato. Marca: Dettol. La più usata marca di detersivo-disinfettante in tutto il mondo arabo, tanto da farne uno degli odori di cui Proust sarebbe stato fiero.

Facile il passaggio, da spugna a ditòl. E altrettanto facile il passaggio da sciocolata a kerburi. E cioè Cadbury, la più diffusa marca di cioccolatini della regione, tallonata – se non addirittura superata, negli ultimi tempi – dalla Ferrero. A ben guardare, Dettol e Cadbury sono le pubblicità che da anni riempiono lo schermo catodico arabo, segnando la stessa vita quotidiana delle famiglie. Così si scopre – strano, vero? – che anche gli arabi non solo guardano la televisione. Ma sono anche consumisti…

Fonte: http://invisiblearabs.com
6 Febbraio 2012

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