La piaga afgana dei bambini soldato
Lettera22
Minori usati come kamikaze ma anche come soldati. Col beneplacito delle forze occupanti. Italia compresa. Cosa dice l’ultima relazione del segretario generale dell’Onu.
di Luciano Bertozzi
Nella lista redatta ultimamente dal segretario generale Onu Ban Ki-moon sugli eserciti e le milizie che l’anno scorso hanno utilizzato i bambini come soldati è presente anche la polizia nazionale afgana. E non si tratta della prima volta. In questo elenco della vergogna sono presenti anche i gruppi della guerriglia.
Nel 2012, l’ONU ha registrato diverse decine di casi di reclutamento ed utilizzo di minori, anche di otto anni, la maggioranza dei quali da parte dei talebani, Jamat Sunat al Dawa Salafia, del partito Hezb-e-Islami e della rete Haqqani. I piccoli sono reclutati anche per compiere attentati suicidi. L’anno scorso almeno dieci ragazzini, sono stati reclutati con l’intento di utilizzarli in queste missioni. I minori sono utilizzati come kamikaze a loro insaputa, attivando gli esplosivi con congegni a distanza. I piccoli sono allo stesso tempo carnefici e vittime in alcuni casi i minori kamikaze hanno ucciso altri piccoli innocenti. Ecco un ulteriore elemento delle guerre contro i civili che caratterizzano molti dei conflitti in atto. Molti ragazzini vengono addestrati in Pakistan, spesso nelle madrase delle zone vicino al confine. Nel 2012 i talebani in più occasioni hanno negato l’uso e l’utilizzo di bambini soldato, ma la rivendicazione dell’attentato che ha causato la morte, nel giugno scorso, del capitano La Rosa, ucciso da un piccolo di 11 anni, peraltro smentita dalle autorità, evidenzia il contrario.
Su un altro fronte, anche se l’età di reclutamento nella polizia è di 18 anni, il rapporto Onu riporta 19 casi in cui sono stati arruolati minorenni, ad esempio un quattordicenne è stato visto in una stazione di polizia a Kandahar, in divisa. Sono state registrati anche casi di violenze sessuali sui bambini, da parte di membri delle forze di sicurezza afgana e dei soldati della forza multinazionale.
Qual è stata la reazione a denunce di tali gravità, provenienti da un’organizzazione autorevole come le Nazioni Unite? Silenzio più assordante. Nessuno si è interrogato sul fatto che nonostante siano stati schierati migliaia di soldati, speso molti miliardi di euro per la missione impropriamente definita “di pace”, con decine di morti italiani e in cui i Carabinieri addestrano i poliziotti di Kabul, non riusciamo a imporre ai nostri alleati neppure di porre fine all’assurdo fenomeno dei bambini-soldato. Ricordiamo che si tratta di un grave crimine contro l’umanità e sarebbe importante che le forze politiche ed il governo se ne occupassero. Non eravamo a Kabul per ripristinare le libertà fondamentali contro la barbarie dei talebani?
Per altro il Parlamento non si è mai occupato della questione se non per votare senza porre domande, i decreti-legge che finanziano le missioni militari. Sulla questione non c’è stato alcun dibattito ad esempio di come proseguirà la missione nel 2014, quando gran parte dei soldati sarà tornata a casa. Non solo, c’è il rischio che per garantirci il passaggio per il ritiro dal’Afghanistan dei soldati italiani e dei loro materiali siano siglati accordi con regimi poco rispettosi dei diritti umani. E’ il caso dell’Uzbekistan con cui l’allora ministro della difesa Di Paola ha firmato un accordo di cooperazione militare.
Fonte: www.lettera22.it
5 agosto 2013