La peggiore carestia dal dopoguerra


L'Osservatore Romano


L’allarme dell’Onu: sono milioni le persone a rischio imminente di morte per fame e sete.


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«Sono milioni le persone a rischio imminente di morte per fame e sete. Da quando parliamo di comunità internazionale, non avevamo mai vissuto una crisi umanitaria come quella in atto oggi in Sud Sudan, Somalia, Yemen e nord-est della Nigeria». L’ammissione è grave e viene dal cuore delle Nazioni Unite.

Il sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari, Stephen O’Brien, ha lanciato un accorato appello a «far fronte alle peggiore carestia dal 1945 per evitare una catastrofe». O’Brien è intervenuto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’assise dove si discute di guerre e di relazioni diplomatiche. E ha parlato senza mezzi termini di «momento critico della storia». Ma non è una situazione di conflitto in particolare l’urgenza da risolvere. Piuttosto, l’emergenza è dettata dalla denutrizione di milioni di persone. L’allarme è scattato già a febbraio — ha ricordato il responsabile delle questioni umanitarie delle Nazioni Unite — ma giunti ormai a metà marzo la situazione resta invariata con un’aggravante. O’Brien ha mostrato la documentazione che chiarisce senza dubbi che questi paesi dell’Africa orientale continuano a sprofondare in un nuovo e forse inedito incubo carestia. Nei prossimi sei mesi assisteremo a una carneficina. «Senza uno sforzo globale collettivo e coordinato, la gente semplicemente morirà di fame», ha detto O’Brien, che ha informato il Consiglio delle sue recenti visite in Yemen, Sudan del Sud e Somalia per valutare la situazione umanitaria. E ha assicurato che, pur non avendo avuto accesso al nord della Nigeria, ha raccolto tutte le informazioni necessarie per comprendere che l’urgenza si estende anche al nord del paese sotto scacco del gruppo terroristico Boko Haram. Il responsabile umanitario delle Nazioni Unite ha affermato che è necessaria una «iniezione immediata di fondi», parlando concretamente di «quattro miliardi e 400 milioni di dollari necessari entro luglio». E ha chiarito che la cifra è definitiva e neppure lontanamente negoziabile. Perché che si tratta del costo dettagliato necessario per evitare la catastrofe.

Fonte: http://www.osservatoreromano.va

11 marzo 2017

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