La pace dopo l’ignoranza e le guerre


Piero Piraccini


Salvini che cita don Milani – forse di lui non ha mai letto nulla


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In this image posted on a militant social media account by the Al-Baraka division of the Islamic State group on Tuesday, Feb. 24, 2015, a militant fighter aims a sniper rifle during during fighting in Tal Tamr, Hassakeh province, Syria. Fierce fighting between Kurdish and Christian militiamen and Islamic State militants is continuing on Wednesday, Feb. 25 in northeastern Syria where the extremist group recently abducted at least 70 Christians. (ANSA/AP Photo via militant social media account)

 

Salvini che cita don Milani – forse di lui non ha mai letto nulla – a sostegno delle sue tesi razziste. Ecco: questo ci mancava. L’ultimo riferimento alla cultura da parte della Lega, infatti, era stata la risposta di Bossi a chi gli chiedeva il titolo dell’ultimo libro letto: Tex Willer. O le perfomances del Trota alle Università albanesi. E invece no. Ce n’è sempre una nuova. E questi rappresentano una parte sempre più numerosa, sembra, del popolo italiano. Come quel parlamentare italo/europeo della Lega, oltreché sindaco di una città del nord, che a una trasmissione televisiva definisce l’intera etnia Rom “feccia dell’umanità” (proprio quell’etnia che nella sua millenaria nomade vita mai ha portato guerra ad alcuno) e le mamme rom dedite solo ai furti e all’accattonaggio (quando non ladre di bambini) ricevendo – e questo è il problema – scroscianti applausi da parte della platea. Senza chiedersi se i campi nomadi, un concentrato di miseria e di emarginazione, possono generare altro se non atti di miseria e di emarginazione verso se stessi e verso gli altri, e data la loro collocazione di estrema marginalità nel territorio (si vedano i campi di Roma) non possano che essere causa di abbandono scolastico. Se un bambino è a ore di distanza dalla scuola perché non c’è alcuna fermata dell’autobus vicina, come potrà mai quel bambino frequentarla, e con profitto?  Vedere alla TV scene di distruzione di statue e di siti dell’antico mondo Assiro, invece sì, fa male, ma sono scene che non costituiscono una novità. Sono modi di fare, chiamiamoli così, che hanno una millenaria storia alle spalle. Di guerre e di violenze. L’uomo che ordinò l’edificazione della muraglia cinese, l’imperatore Shing Huang Ti, dispose che fossero dati alle fiamme tutti i libri scritti prima di lui a partire da quelli di Confucio. Il faraone Akhenaton, marito di Nefertiti e padre di Tutankhamon, quasi 3500 anni fa ordinò il rogo della biblioteca di Tebe perché al suo monoteismo, il primo della storia, non doveva contrapporsi nessun antecedente politeismo. In tempi più recenti la stessa cosa è successa nella Germania hitleriana. Bertold Brecht racconta in una sua poesia le parole irate di uno scrittore i cui libri non furono bruciati. “Bruciatemi! Non lasciatemi fuori! Non ho forse testimoniato la verità coi miei libri? E ora mi trattate come fossi un bugiardo!” In tempi più recenti sono ancora vive le cannonate dei Talebani alle due statue del Budda di Bamiyan così come il rogo che, durante la seconda guerra nel Golfo, ha distrutto a Baghdad la Biblioteca Coranica e l’Archivio nazionale, sotto l’occhio connivente dell’esercito statunitense invasore, che aveva permesso ogni saccheggio per giorni e giorni. Chi non ricorda le persone che fuggivano dopo aver trafugato statue, vasi e oggetti di ogni genere? Cose normali di guerra, si dirà, perché la guerra è connaturata alla storia dell’uomo. Il primo libro della Bibbia, la genesi, non ha inizio forse con un fratricidio? Non sosteneva forse S. Agostino che la guerra è felicità per i malvagi e necessità per i buoni? Nella storia del pensiero umano, la Pace non affiora forse quando il pensiero stesso cessa di vedere al suo orizzonte solo la guerra superando la visione antropologica della natura ferina della specie umana per cui l’uomo è lupo per l’altro uomo?  E a un secolo dall’inizio della Grande Guerra, non è forse ora che le politiche di ogni governo, a partire da quello italiano, e ogni comunità locale, a partire da quella di Cesena, convergano per una Grande Pace? Il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite sta lavorando a una dichiarazione secondo cui la Pace è un Diritto Umano fondamentale. Se sarà approvata nella formula proposta dal Centro per i Diritti Umani dell’Università di Padova, senza annacquarla, allora potrà essere la stessa Assemblea Generale a riconoscere il diritto umano alla pace. Non sarà la fine di ogni guerra, ma sarà un segnale importante perché vorrà dire che innumerevoli istituzioni hanno fatto proprio un ordine del giorno in tal senso, rendendo un servizio alla propria comunità. Diversi comuni del nostro territorio l’hanno già fatto. Il comune di Cesena, ancora no. Cosa sta aspettando?   

    

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