La Marcia di "Kizito" e dei ragazzi di Nairobi: "Una grande festa popolare"
Mauro Sarti
Padre Renato “Kizito” Sesana racconta la marcia Perugia-Assisi vista dai ragazzi che vivono negli slum di Nairobi: “Entusiasmante”. E per dicembre al simposio in Kenia sull’informazione pensa a un "premio Kapuscinski" per i giornalisti occidentali: lo assegnerà una giuria di reporter africani.
L’incontro è appena terminato. Alla Shalom House di Nairobi padre “Kizito” ha finito di parlare con i dieci ragazzi kenyoti che hanno partecipato in Italia alle iniziative promosse dalla Tavola della pace e culminate con la marcia Perugia-Assisi del 7 ottobre scorso. Alcuni di loro vivono a Kibera, a Kabiria, gli immensi e dolorosi slum di Nairobi, altri lavorano con l’ong Koinonia e Africa Peace Point. Giovanissimi, non hanno avuto dubbi nel dire che il loro viaggio in Italia è stato più che soddisfacente. Anzi, entusiasmante. Soprattutto per i tanti ragazzi che hanno incontrato, e per tutti quelli che hanno marciato assieme a loro verso la Rocca di Assisi. Per un africano, e per quella cultura, un uomo è ormai vecchio quando ha già superato i trent’anni, ecco allora la sorpresa per i ragazzi di Nairobi di avere scoperto tanti giovanissimi accanto a loro tra quei duecentomila della Perugia-Assisi, tra scout e associazioni, famiglie e gruppi organizzati. Per chi di loro era già stato in Italia in passato non era sempre stato così: “Troppi adulti nelle assemblee, uomini grandi, anziani…” hanno raccontato a Kizito. “Erano sorpresi di questo, e anche gli inevitabili problemi con la lingua italiana sono stati risolti facilmente in altri modi…” racconta anocora padre Renato “Kizito” Sesana, missionario comboniano, oggi direttore di Nigrizia, è sempre in viaggio tra il Kenia e l’Italia. L’abbiamo intervistato.
Padre Kizito, cos’altro le hanno raccontato i ragazzi di Kibera?
Mi hanno detto che si sono trovati molto bene, che hanno vissuto una settimana di grande partecipazione. Che sono stati impressionati dalla voglia di pace che hanno respirato. Poi, mi hanno fatto riflettere su un punto…
Quale?
Parlando con loro ho scoperto che hanno tutti dato un valore ambivalente al fatto che a questa marcia mancasse sostanzialmente la presenza dei politici: per alcuni è stata una piccola delusione, come se questa sostanziale assenza fosse un segno di disinteresse nei loro confronti e verso gli ideali della Marcia; gli altri hanno invece visto questo fatto in modo positivo, perché – mi hanno detto – la pace deve essere di tutti e la politica deve stare da parte.
E la Marcia di Kizito come è stata? Quale sentimento si è riportato a Nairobi?
Condivido sostanzialmente le stesso cose che hanno detto i ragazzi. Il fatto che non si sia data visibilità ai politici a questa marcia ha fatto sì che la gente la sentisse un po’ più sua… Anche perché accade sempre che i politici, più o meno subdolamente, cercano sempre d’impossessarsi di iniziative come queste per un loro uso esclusivamente politico. Eè stata una bella marcia, c’erano tanti giovani, tanta partecipazione…
Poco spazio ai politici, d’accordo, e sulla copertura dei media qual è la sua impressione?
Ecco, mi sono accorto che c’è stata una grande presenza dei mass media. Soprattutto delle televisioni. E questo ha fatto in modo che venissero valorizzati i tanti aspetti positivi di questa marci. La presenza della televisione ha fatto sì che la Perugia-Assisi venisse raccontata come un grande evento popolare, vissuto da miglia di persone, e del quale gli italiani dovevano essere informati.
Un’occasione anche per tornare a parlare di Africa.
Sono tornato a Nairobi subito dopo la marcia, e dunque non ho seguito il dibattitto sulla stampa italiana, ma certamente grazie alla Perugia-Assisi è passato un messaggio finalmente positivo sull’Africa. I ragazzi mi hanno raccontato che, a Terni durante l’Onu dei giovani, in tanti hanno scherzato con loro dicendo che sembrava più un’assemblea degli africani, un forum su loro continente. E lo stesso è successo anche durante la marcia: i ragazzi hanno sentito che in tanti chiedevano il rispetto dei loro diritti.
A dicembre a Nairobi ci sarà un primo grande incontro tra giornalisti occidentali e giornalisti e personalità africane. Un primo scambio fra due mondi che spesso fanno fatica a parlare fra di loro.
Stiamo lavorano sodo per preparare questo simposio, e praticamente siamo pronti. Non verranno Kofi Annan, già segretario generale dell’Onu e Joachim Chissano, ex presidente del Mozambico, che invece avevamo invitato. Ma tutti gli altri hanno già confermato la loro presenza. Ora stiamo cercando di coinvolgere la stampa locale sperando che le adesioni all’iniziativa siano tante.
So che avete in mente anche di lanciare un premio giornalistico per quei giorni…
E’ vero, stiamo pensando ad un premio giornalistico intitolato a Ryszard Kapuscinski, per selezionare servizi giornalistici sull’Africa realizzati da non africani. La giuria del premio, al contrario, sarà composta esclusivamente da giornalisti africani. Crediamo sia un buon modo per ricordare quel grande reporter dell’Africa che è stato Kapuscinski, il più grande giornalista bianco che ha raccontato questo continente in modo positivo, realistico, simpatetico, vero.