La forza d’urto di Barack Obama
Articolo 21
Dopo la storica elezione, il compito che spetta al giovane presidente è quello della ricostruzione della potenza leader in un mondo che molti analisti definiscono ormai “post-americano”.
Nelle ore frenetiche e festose del trionfo di Barack Obama, Bloomberg Tv lancia un programma dal titolo esplicito: “ricostruire l’America”. Non si tratta di una semplificazione giornalistica, ma di una spietata fotografia dello “stato delle cose” nel grande Paese, che ha scelto di affidarsi al nuovo presidente e alla sua visione. Il compito che attende Barack Obama è infatti quello della ricostruzione della potenza leader in un mondo che molti analisti definiscono ormai “post-americano”. I sette anni di ferro e di fuoco che ci separano dalla data fatidica dell’ 11 settembre 2001 non hanno rappresentato il “trionfo di Marte” (come sognavano i teorici neo-com riuniti attorno al presidente George W. Bush ), ma al contrario l’esaurirsi di una stagione di egemonia planetaria. Il dominio incontrastato di una iper-potenza mondiale è durato esattamente venti anni: dalla caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989, attraverso la dissoluzione dell’ impero sovietico, fino all’epoca delle grandi guerre al terrorismo in Medio Oriente e nell’ Asia Centrale. Il bilancio finale, per l’America, è disastroso. All’esterno, l’imperio delle armi non ha piegato quello che la Casa Bianca definì l’asse del male. All’interno, gli “spiriti animali” di un capitalismo senza regole hanno scavato nella carne viva della grande potenza, fino al collasso finanziario che mette in scacco non solo l’economia americana, ma l’intero mondo globalizzato: dall’ Europa, alla Russia, all’estremo Oriente. L’America si è scoperta vecchia, impaurita, svuotata dei valori morali che in altre difficili fasi storiche hanno rappresentato la sua vera ricchezza. La vittoria di Barack Obama è oggi la risposta: un segno forte di vitalità, una reazione che molti – in Occidente – non credevano possibile. La nuova America del presidente eletto (nero, giovane, estraneo alle dinastie del potere e della ricchezza bianca) dovrà ora navigare in mare aperto. In un mondo “post-americano”, dove nuovi protagonisti – popoli, nazioni e continenti – si sono conquistati spazio, rispetto e potere. E del resto, l’America che ha dato la vittoria a Barack Obama è essa stessa “post-americana”: una forza d’urto formata da giovani e giovanissimi finora estranei ai rituali della democrazia, da milioni di donne, da generazioni di immigrati provenienti da tutti i continenti. Un Paese meticcio, come il suo nuovo presidente.
Flavio Fusi
Fonte: www.articolo21.it
6 novembre 2008