La fatica della strada unisce tutte le voci in un solo coro


Uno dei 200.000 in marcia


Perugia-Assisi 2011. Io c’ero… Da Piove di Sacco una testimonianza pubblicata sul settimanale diocesano “La Difesa del Popolo”.


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La fatica della strada unisce tutte le voci in un solo coro

Tra mille colori, la luce radiosa del sole, i profumi degli ulivi, l’ armonia che aleggiava nell’ aria, decine di migliaia di persone domenica 25 settembre si sono ritrovate nella Marcia per la Pace Perugia – Assisi per ricordare a tutto il mondo di dire sì alla “pace” e ai diritti “all’acqua, al cibo, all’energia pulita…..”, insieme da nord a sud superando qualsiasi barriera politica, sociale e religiosa. Quasi trenta chilometri di cammino percorsi a 50 anni dalla prima marcia della pace organizzata e fermamente voluta dal filosofo della non violenza Aldo Capitini.

Sin dal primo mattino, nei Giardini del Frontone a Perugia, si respirava un’aria di festa, di gioia  e di frizzante serenità e i colori della pace animavano quel “grande giardino” storico che è la città di Perugia.. L’avvio dato da Don Ciotti si è rivelato come un “tuono a ciel sereno”. Il suo BUONGIORNO è stata la prima parola di pace che ha fatto breccia nel cuore di tutti e ha reso l’atmosfera familiare, dove i volti provenienti da molte realtà della Penisola e oltre, sembravano da sempre conosciuti.

Camminare insieme, animati dal pensiero che la fatica della strada univa tutte le voci in un solo coro, è stato  un forte messaggio. Ci ha resi consapevoli che  i valori più importanti in una società civile sono ancora quelli legati all’ amore per la vita, all’ amicizia, all’ accoglienza e allo spirito di sacrificio che accomuna tutti gli esseri viventi che desiderano raggiungere uno stesso traguardo.

 Arrivati in prossimità di Bastia Umbra, abbiamo cominciato ad intravedere Assisi e da essa veder svettare la Basilica di San Francesco. In quel momento ci siamo sentiti accolti da quel grande Santo che ha lasciato un segno così profondo in tantissime coscienze cattoliche e laiche. Dall’alto, sicuramente San Francesco ha ammirato  quel serpentone, unito dalla convinzione che tutto si può e si deve raggiungere con il desiderio e la ricerca costante di perdono e pace.

Il monito di San Francesco di essere pellegrini ci guida ad ascoltare la voce della coscienza, che parla attraverso il silenzio. Ma questo passaggio all’autenticità richiede un atto di coraggio e di decisione, con cui liberamente ci assumiamo il peso della nostra condizione umana.  Questa marcia ha aiutato ad aprire il cuore del pellegrino che sente ciò che la ragione non sempre riesce a pensare. “Se si sogna da soli è solo un sogno, ma se si sogna insieme è la realtà che comincia”

Teresina Ranzato – Circolo Legambiente l’Arca di Noé della Saccisica di Piove di Sacco

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