«La fame nel mondo è uno scandalo! Educhiamoci alla solidarietà»
Andrea Tornielli - vaticaninsider.lastampa.it
Papa Francesco nella Giornata mondiale dell’alimentazione: «Fame e denutrizione non possono mai essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema».
Papa Francesco invia un messaggio al direttore generale della FAO per la Giornata mondiale dell’alimentazione: «Fame e denutrizione non possono mai essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema».
«Fame e denutrizione non possono mai essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema». È quanto afferma Papa Fracesco nel messaggio inviato al direttore generale della FAO José Graziano da Silva, che è stato letto dall’osservatore permanente della Santa Sede Luigi Travaglino, nel corso della cerimonia che si è svolta stamattina presso la sede dell’Organizzazione a Roma.
Il Papa ha parlato della «della tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini», ancor più grave in un tempo caratterizzato da «un progresso senza precedenti nei vari campi della scienza». «È uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo! Non si tratta solo di rispondere ad emergenze immediate, ma di affrontare insieme, a tutti i livelli, un problema che interpella la nostra coscienza personale e sociale, per giungere ad una soluzione giusta e duratura».
«Nessuno sia costretto a lasciare la propria terra e il proprio ambiente culturale – scrive ancora il Papa – per la mancanza dei mezzi essenziali di sussistenza! Paradossalmente, nell’epoca della globalizzazione e degli scambi che si moltiplicano «sembra crescere la tendenza all’individualismo e alla chiusura in se stessi, che porta ad un certo atteggiamento di indifferenza – a livello personale, di Istituzioni e di Stati – verso chi muore per fame o soffre per denutrizione, quasi fosse un fatto ineluttabile».
Ma fame e denutrizione, spiega Francesco, «non possono mai essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema. Qualcosa deve cambiare in noi stessi, nella nostra mentalità, nelle nostre società. Che cosa possiamo fare? Penso che un passo importante sia abbattere con decisione le barriere dell’individualismo, della chiusura in se stessi, della schiavitù del profitto a tutti i costi e questo non solo nelle dinamiche delle relazioni umane, ma anche nelle dinamiche economico-finanziarie globali».
Bisogna, afferma ancora il Papa, «educarci alla solidarietà, riscoprire il valore e il significato di questa parola così scomoda e messa molto spesso in disparte e fare che diventi atteggiamento di fondo nelle scelte a livello politico, economico e finanziario, nei rapporti tra le persone, tra i popoli e tra le nazioni». E la solidarietà «non si riduce alle diverse forme di assistenza», ma «opera per assicurare che un sempre maggior numero di persone possano essere economicamente indipendenti».
Il Papa si sofferma poi sul tema scelto dalla FAO per la celebrazione di quest’anno, «Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione». «Mi pare di leggervi – osserva – un invito a ripensare e rinnovare i nostri sistemi alimentari, in una prospettiva solidale, superando la logica dello sfruttamento selvaggio del creato e orientando meglio il nostro impegno di coltivare e custodire l’ambiente e le sue risorse per garantire la sicurezza alimentare e per camminare verso una nutrizione sufficiente e sana per tutti».
Ciò comporta, spiega ancora Francesco, «un serio interrogativo sulla necessità di
modificare concretamente i nostri stili di vita, compresi quelli alimentari, che, in tante area del pianeta, sono segnati da consumismo, spreco e sperpero di alimenti. I dati forniti in merito dalla FAO indicano che circa un terzo della produzione alimentare mondiale è indisponibile a causa di perdite e di sprechi sempre più ampi. Basterebbe eliminarli per ridurre in modo drastico il numero degli affamati. I nostri genitori ci educavano al valore di quello che riceviamo e che abbiamo, considerato come dono prezioso di Dio».
Lo spreco di alimenti, scrive il Papa «non è che uno dei frutti di quella “cultura dello scarto” che spesso porta a sacrificare uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo; un triste segnale di quella “globalizzazione dell’indifferenza”, che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, quasi fosse normale». «Educarci alla solidarietà significa allora – aggiunge Francesco – educarci all’umanità: edificare una società che sia veramente umana vuol dire mettere al centro, sempre, la persona e la sua dignità, e mai svenderla alla logica del profitto».
Un’educazione che, conclude Bergoglio, «parte dalla famiglia. Da questa, che è la prima comunità educativa, si impara ad avere cura dell’altro, del bene dell’altro, ad amare l’armonia della creazione e a godere e condividere i suoi frutti, favorendo un consumo razionale, equilibrato e sostenibile. Sostenere e tutelare la famiglia affinché educhi alla solidarietà e al rispetto, è un passo decisivo per camminare verso una società più equa e umana».
Fonte: http://vaticaninsider.lastampa.it
16 ottobre 2013