La Curia: campi rom, diritti violati. I residenti: abbandonati all’illegalità
Andrea Galli
Nuovi sgomberi in via Bovisasca e via Porretta. De Corato: era la baraccopoli più grande del Nord. Accuse al Comune: le regole vanno rispettate, ma il problema non si risolve con i blitz. La Curia: «Ci sono persone non in regola con la legge: occorre che la legalità prevalga nei loro confronti. Ma non si possono confondere i nomadi e i migranti che lavorano con i delinquenti, gli irregolari con chi ha il permesso di soggiorno».
A baracche per tre quarti ultimate, arriva l' ordine: «Via». Via di nuovo. Dopo i due finti sgomberi nelle ultime settimane, ieri ce ne sono stati due veri. Il primo, all' alba, in via Bovisasca. Il secondo, a mezzogiorno, in via Porretta, dove i transfughi dalla stessa via Bovisasca avevano quasi ricostruito le casette. I numeri del Comune dicono 185 baracche demolite. Un centinaio, forse più, forse il doppio, i romeni che, dal pomeriggio, hanno girato e rigirato per Milano, finendo a dormire nel primo prato disponibile. Palazzo Marino, con il vicesindaco Riccardo De Corato, è soddisfatto: «Abbiamo liberato il più grosso campo nomade del Nord Italia». La Curia, con un documento letto e sottoscritto dal cardinale Dionigi Tettamanzi, da Caritas e Casa della carità, fatta salva una premessa («La legalità è sacrosanta»), si domanda: «Perché insieme alla dovuta fermezza non si è vista nessuna forma di assistenza elementare per gli immigrati, specie per i più deboli?». Neonati e malati Mamme che allattano. Neonati. Piccoli di dieci mesi, di un anno, di due anni. Anziani. Uomini zoppicanti, donne malandate. Niente: se è vero che le forze dell' ordine hanno (sempre) preferito la via del dialogo, senza mai (mai) eccedere, altrettanto vero è che sotto il sole, per ore infinite, tra i campi, in mezzo alla polvere, lungo l' asfalto, non c' è stato uno che sia uno mandato tra gli immigrati a fornire un aiuto, foss' anche minimo. Di nuovo la nota della Curia: «L' impressione è che qui si stia scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani». Quei diritti umani che «imporrebbero qualche tanica d' acqua, del latte per i più piccoli, un presidio medico, qualche soluzione alternativa per i bambini». Replica De Corato che «alla Bovisasca non c' è stato alcuno sgombero, né violazioni di diritti umani, ma allontanamenti seguiti a una politica di "moral suasion", di persuasione». Lavoratori e regolari La Curia va oltre: «Ci sono delle persone non in regola con la legge: occorre che la legalità prevalga nei loro confronti. Ma non si possono confondere i nomadi e i migranti che lavorano con i delinquenti, gli irregolari con chi è in possesso di regolare permesso di soggiorno». Del resto «la maggioranza dei nomadi lavora, e tanti hanno un regolare contratto. Molti giovani uomini faticano nell' edilizia e in società attive dentro gli spazi della Fiera: 10 ore di lavoro al giorno, per sei giorni la settimana, per 800 euro al mese». E allora, «una domanda si impone: a Milano questi immigrati servono o danno fastidio?». Sarabanda ed Expo Tra una settimana o massimo un mese, comunque prima o poi si ripresenterà un' altra area critica. Un' altra via Bovisasca. Un altro insediamento. «Siamo impotenti», ammette il vicesindaco, «dobbiamo assistere a un' inutile sarabanda. Li spostiamo, ma si riformano». Le bidonville si riformano, si moltiplicano, si susseguono. Che fare? Si conclude così, la nota: «C' è da augurarsi che il clamore e i festeggiamenti per la grande opportunità conquistata con l' Expo 2015 non diventino il paravento e il pretesto per nascondere o spostare più in là i drammi di questa città». Per intanto è finito lo specifico dramma di via Bovisasca. I residenti son contenti, ma con moderazione: hanno costituito un comitato di cittadini che si caratterizza per la pacatezza dei toni e l' assenza di oltranzismo. Sotto l' ex campo nomadi sopravvivono arsenico, amianto, mille altri veleni lasciati in eredità dalla Montedison. La prossima settimana, la Lega ha annunciato che riprenderà le ronde attorno ai campi nomadi. «Si comincia da quello di via Dudovich». Ammoniva Tettamanzi nel discorso alla vigilia di Sant' Ambrogio: «Le istituzioni devono essere capaci di far rispettare le leggi e devono essere solidali nel combattere la miseria». * * * La scheda L' ultimo blitz Abbattute 150 baracche in via Bovisasca e sgomberati gli insediamenti abusivi di via Colico e via Porretta 29 gennaio Liberata la ex Ce.Si di via Rubattino 56: abbattute trenta baracche e allontanati 25 rom romeni 12 dicembre Sgomberata l' area di via Toffetti 127. Il 21 novembre erano stati allontanati 70 nomadi da via Pecetta 9 novembre Abbattute sette baracche in zona Garibaldi. Altre ventitré, due giorni prima, erano state demolite a Rogoredo 5 settembre Sgombero del campo nomadi di via San Dionigi, abbattute trenta baracche e allontanati 188 rom romeni 19 giugno Ultimo intervento nel campo di via Triboniano, allontanati gli irregolari
Fonte: Corriere della Sera
2 aprile 2008