La cooperazione è tra le priorità della politica nazionale
Giorgio Napolitano - quirinale.it
Messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al “Forum della Cooperazione Internazionale”.
Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri e autorità, signore e signori, sono lieto di porgere il mio saluto a questo Forum, felice scelta per promuovere un momento di riflessione e di impulso sui temi della cooperazione internazionale, coinvolgendo tutti i numerosi attori e tutte le diverse voci e sensibilità presenti in questa fondamentale componente della proiezione dell’Italia nel mondo. Me ne rallegro e mi felicito vivamente col Ministro Riccardi per il suo molteplice, intenso impegno.
Mi rivolgo con un ringraziamento particolare a tutti coloro che operano sul campo, in silenzio e lontano dai riflettori, spesso al prezzo di rilevanti sacrifici personali ; a tutti coloro che, in aree di crisi e di estrema povertà, in missioni militari per la pace e per la stabilità, nell’impegno del volontariato laico o religioso, nella rete diplomatica e nelle organizzazioni internazionali, si confrontano ogni giorno con drammi quali la guerra, le malattie, la fame, la povertà, l’intolleranza, consapevoli della complessità del compito che li attende, ma fermamente convinti che goccia dopo goccia, ospedale dopo ospedale, scuola dopo scuola, la volontà e la perseveranza potranno avere la meglio anche su queste immani sfide. E, aggiungo, i risultati raggiunti in decenni di fatiche e di conquiste, di successi e anche di errori, di progressi inimmaginabili e di nuove sfide, danno loro ragione.
Cosa significa, oggi, fare cooperazione allo sviluppo? La cooperazione è sempre stata un imperativo etico di solidarietà, ma oggi, nel XXI secolo della globalizzazione e dell’interdipendenza, è anche un critico investimento strategico nelle relazioni internazionali del Paese e per la tutela e la promozione degli interessi dell’Italia nel mondo. E’ politica estera nel senso più nobile e più elevato della parola, come indice di presenza e immagine dell’Italia nel mondo e cartina di tornasole della nostra capacità di giocarvi un ruolo adeguato.
E’ giusto quindi riportare la cooperazione tra le priorità della politica nazionale. E’ innanzitutto una componente dell’intera società italiana, dal volontariato al mondo produttivo : lo dimostrano le presenze raccolte a Milano in questa occasione. In secondo luogo è un impegno internazionale a lungo termine del nostro paese. La cooperazione allo sviluppo esprime infine i sentimenti e le energie migliori dell’Italia, offrendo larghi spazi alle generazioni più giovani alle quali ha aperto e apre nuovi orizzonti. Temo che queste valenze della cooperazione, ideali e realistiche al tempo stesso, siano andate allontanandosi dall’attenzione del pubblico. Il Forum le riporta al centro del dibattito politico italiano, che è l’alveo naturale della cooperazione allo sviluppo, anche nella prospettiva di una revisione normativa che i tempi rendono ormai matura.
Possiamo solo andare orgogliosi dei traguardi conseguiti nell’esperienza più che trentennale del nostro paese nella cooperazione allo sviluppo con l’apporto determinante del Ministero degli Affari Esteri : è un’esperienza che non va dispersa e che ci ha fruttato un patrimonio, faticosamente accumulato, di credibilità, di conoscenze, di relazioni, di immagine.
I benefici concreti che derivano per il nostro Paese dalla cooperazione allo sviluppo sono senz’altro superiori rispetto ai costi, in un’ottica che non sia solo di brevissimo termine. Mi auguro pertanto che, pur con i ben noti, e inaggirabili, vincoli alla spesa pubblica, il Governo – in coerenza con le linee programmatiche già a suo tempo adottate – possa dedicarvi risorse adeguate, ponendosi il traguardo di un graduale riallineamento dell’Italia agli standards internazionali, invertendo la tendenza degli ultimi anni. Il nostro aiuto pubblico allo sviluppo, nonostante il lieve aumento dell’anno scorso, resta lontano dagli impegni assunti a livello internazionale, attestandosi nel 2011 allo 0,19%, ancor meno dello 0,2% del Prodotto Interno Lordo. In tal senso, il Documento di Economia e Finanza approvato dal Governo nell’aprile 2012 opportunamente prevede che “nel triennio 2013- 2015 l’azione del Governo sarà indirizzata a mettere in campo azioni concrete per un riallineamento graduale dell’Italia agli standards internazionali della cooperazione allo sviluppo, con l’obiettivo di migliorare la quantità e la qualità dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo”.
Gli attuali vincoli di bilancio devono essere di stimolo, da un lato, a privilegiare la coerenza e la qualità della spesa utilizzando al meglio le risorse disponibili ; dall’altro, ad essere presenti e propositivi in tutte le sedi, nazionali e internazionali, in cui si discute di cooperazione allo sviluppo. Occorre “fare sistema”, ovvero che tutti gli attori (pubblici e privati, nazionali e internazionali : società civile, ONG, imprese, università) operino con coerenza e unità di indirizzo. Sul piano nazionale, tale unità di indirizzo può darla solamente lo Stato : sia mettendo in sistema i diversi operatori interni, sia assicurando un’azione univoca e organica in ambito europeo e internazionale.
La stessa distinzione fra azione nazionale e azione sovranazionale in questo campo si è grandemente attenuata. Sul fronte delle risorse disponibili, non si può evidentemente prescindere dal quadro di riferimento dell’Unione Europea, primo donatore a livello mondiale. Oltre la metà dell’aiuto pubblico allo sviluppo erogato a sostegno dei paesi in via di sviluppo proviene dall’Europa nel suo complesso (UE e Stati Membri). Nel nuovo quadro istituzionale delineato dal Trattato di Lisbona la politica di cooperazione allo sviluppo, finalizzata esplicitamente alla “eliminazione della povertà”, rappresenta una delle componenti essenziali dell’azione esterna dell’Unione, intesa anche a salvaguardia dei valori, degli interessi fondamentali, della sicurezza, dell’indipendenza e dell’integrità dell’Unione stessa.
La politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione e quella degli Stati membri si completano e si rafforzano reciprocamente. Oggi circa il 50% dell’aiuto allo sviluppo italiano passa da Bruxelles. La crescente capacità dell’Italia di incidere sull’impiego degli strumenti propri dell’azione esterna dell’UE (dallo Strumento per la Cooperazione allo Sviluppo agli Strumenti per la Politica Europea di Vicinato ; dal Fondo Europeo di Sviluppo – Fondo Europeo Sociale, a quello per la promozione dei diritti umani) sarà cruciale per massimizzare quanto si fa sul piano nazionale.
Il migliore e più coerente impiego delle risorse finanziarie deve inoltre essere accompagnato da un rinnovato sforzo propositivo e di idee nelle sedi internazionali e multilaterali, dalle Nazioni Unite alle Istituzioni Finanziarie Internazionali alle istanze regionali e sub- regionali.
Mi attendo che dalla pluralità di voci che potranno essere ascoltate, e penso soprattutto a quelle non governative oggi qui rappresentate, alle imprese, alle ONG, a chi è stato ed è sul terreno, emergano riflessioni e idee innovative che rappresentino una ventata di aria fresca nell’approccio alla cooperazione allo sviluppo.
Il mondo è profondamente cambiato e lo scenario della cooperazione non ne è immune. Chi, meglio di chi opera ogni giorno in Asia, nel Mediterraneo, in Africa, in America Latina può dircelo? Sono cambiati gli assetti mondiali, i rapporti internazionali e gli equilibri di potere.
Molti dei paesi del Sud, un tempo beneficiari delle iniziative di cooperazione, sono oggi essi stessi donatori ed alcuni di loro – i cosiddetti Paesi emergenti – sono ormai grandi protagonisti della scena mondiale e vere e proprie potenze economiche. L’Italia è chiamata a far sentire la propria voce in tutte le sedi internazionali, in Europa e alle Nazioni Unite, innanzitutto nel nostro precipuo interesse nazionale, ma anche in virtù della nostra apprezzata tradizione di solidarietà; della nostra proiezione economica, commerciale ed energetica nel mondo; dell’impegno quotidiano di tutte le donne e gli uomini delle Istituzioni e della società civile che promuovono e valorizzano all’estero l’impegno pluriennale dell’Italia per la crescita e lo sviluppo ; della nostra vocazione civile e culturale per la giustizia sociale e per la dignità umana.
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1 ottobre 2012
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