La Cooperazione e i candidati a Camera e Senato. Vedute comuni e piccoli nodi da sciogliere
Carlo Ciavoni - La Repubblica
I rappresentanti di cinque forze politiche candidate al Parlamento si sono riunite in una sala di Montecitorio in un confronto con la società civile impegnata nella Cooperazione Internazionale.
“Ma lo sapete o no che vi siete cacciati in un bel guaio venendo qui a parlare di Cooperazione Internazionale e a prendere impegni per la prossima legislatura?” Dice bene Maria Egizia Petroccione, rappresentante di CINI, il network di sette delle maggiori Ong italiane, alla fine del seminario che s’è svolto nella sala conferenze di Montecitorio e che ha visto la partecipazione di alcuni candidati alla Camera e al Senato in rappresentanza di cinque forze politiche: Partito Democratico, Scelta Civica con Monti per l’Italia, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Socialista, Rivoluzione Civile di Ingoia. Assenti i candidati del Pdl.
La risposta all’appello. Tutto è nato in risposta all’appello lanciato da 26 organizzazioni che hanno formulato dieci richieste al mondo politico (da leggere nel sito di CINI) alla vigilia delle prossime elezioni. “Nel mondo attuale, diritti, responsabilità e interessi assumono dimensioni globali – si legge nell’appello – facendo sparire le distinzione fra istanze nazionali e processi internazionali. Per questo crediamo che qualsiasi partito o coalizione sia chiamata a governare nella prossima legislatura debba attuare una politica globale di sviluppo migliore e più coerente”. Dunque, le organizzazioni della società civile chiedono alle forze politiche che andranno in Parlamento che “le politiche per i diritti umani, la solidarietà, l’equità, la sostenibilità e la pace diventino temi centrali nella strategia internazionale dell’Italia”.
I nodi al centro del seminario. La discussione ha ruotato attorno ai nodi principali che riguardano la cooperazione: le risorse, la legge 49, il rapporto tra politica estera e aiuti umanitari. Una domanda importante che Carmen Lasorella – coordinatrice del seminario – ha rivolto a tutti i candidati ha riguardato la figura del ministro della Cooperazione che, secondo alcuni, si deve svincolare dal Ministero degli Esteri, avere un suo “portafoglio” e un ruolo autonomo. Altri invece, hanno in mente una figura sicuramente di alto profilo, con il rango di vice ministro e ampie deleghe, ma restare nell’alveo della Farnesina. Un nodo già presente durante il Forum sulla cooperazione di Milano nell’ottobre scorso e ancora tutt’altro che sciolto, anche tra le forze – come il PD e la Lista Monti – che potrebbero dar vita ad una collaborazione di governo dopo le elezioni. I montani, infatti, sono per la prima ipotesi; i democratici per la seconda.
RIVOLUZIONE CIVILE DI INGROIA
Flavio Lotti, rappresentante di Rivoluzione Civile di Ingoia, ha detto: “Noi abbiamo bisogno di aprire le porte del Governo e del Parlamento alla società civile che ha convocato questo incontro. Dobbiamo fare in modo che non ci siano più persone come voi costrette a bussare alla porta del Governo tutti i giorni. Un metodo nuovo, insomma. Questo è il nostro impegno. Costruire insieme il percorso per cambiare in profondità”. Rispetto alla questione: ministro della cooperazione autonomo svincolato dalla Farnesina, oppure no, Lotti ha detto di essere più per la prima soluzione ed ha aggiunto: “Voglio un governo che abbia in programma una cooperazione attiva e una nuova politica estera che agisca a tutti i livelli per reinserire l’Italia nel contesto internazionale. Noi finora non ci siamo stati. Abbiamo bisogno di creare un sistema-Italia per la cooperazione”. Per quanto riguarda la riforma della legge 49 Lotti, dopo aver detto che le risorse devono essere certe e programmate e che devono togliere i lacci burocratici che impediscono alle Ong di operare con maggore efficacia, ha affermato: “Non so se ce la faremo entro i primi 100 giorni o un anno. E’ certo però che resta un nostro impegno prioritario”.
SCELTA CIVICA CON MONTI PER L’ITALIA
Andrea Olivero, candidato al Senato, dopo aver ribadito l’esigenza della Tobin Tax, rispetto alla figura del ministro della Cooperazione ha detto: “Crediamo che avere un ministro dedicato garantisca alla cooperazione di essere nel cuore delle relazioni internazionali. Un ministro con lo stesso rango degli altri ministri garantisce la continuità dell’attenzione, in un rapporto alla pari con tutti, specialmente con il dicastero dell’economia”.
Mario Giro, anche lui candidato al Senato nella Lista Monti: “Siamo convinti dell’esigenza di un ministro a tutto tondo perché la cooperazione ha finora avuto un ruolo ancillare. Noi non pensiamo che sia uno strumento di politica estera. Ci sono tanti modi per fare politica estera, non ce n’è una sola. La Cooperazione ha una sua dignità autonoma”. Rispetto alle spese ulteriori che un nuovo ministero comporterebbe, Giro ha replicato: “Durante il governo Monti l’unica risorsa aumentata nella legge di bilancio è stata quella per la Cooperazione. Ma abbiamo dimostrato di costare poco, come ministero. Non servono molte persone. E’ bene che ci sia un ministro con tutti i suoi poteri e la sua influenza”.
PARTITO DEMOCRATICO
Federica Mogherini, candidata alla Camera, ha affermato che non c’è altro da fare se non “Realizzare le cose che ci siamo detti tante volte. Le sfide che abbiamo di fronte sono globali e non si può che rispondere a livello globale, anche con la Cooperazione. Che deve saper mostrare una soggettività politica riconoscibile e forte. Ma non siamo a favore di un nuovo ministero. La Cooperazione deve cambiare la politica estera. Il nostro impegno è quello di riformare la legge 49 nei primi 100 giorni e faremo di tutto per rendere conciliabili le diverse posizioni su questo argomento. Qui ci prendiamo una responsabilità comune. Ci possono essere virgole di differenza, ma quello che siamo riusciti a scrivere è una cosa importante: abbiamo cambiato la lente con la quale guardare la politica estera del nostro Paese”.
Paolo Beni, candidato alla Camera, ha parlato di risorse. “Che hanno un ruolo centrale, ovviamente. Un problema risolvibile, quello delle risorse, a patto che si capisca bene e si sia d’accordo su ciò che la Cooperazione deve essere. Non un attrezzo residuale, ma essenziale, che deve fare un passaggio netto dall’approccio caritatevole e interessato, allo strumento di politica estera per costruire un mondo più giusto. Ecco, questo deve marcare la differenza con il provincialismo che dilaga nel dibattito politico in atto oggi nel Paese”. Se si è convinti di tutto ciò, “le risorse – ha detto Beni – si trovano. Ridimensionando le spese militari, per esempio, ma anche incidendo su altri meccanismi, che sono all’origine e alla base degli squilibri. E comunque con le tassazioni sulle transazioni finanziarie, che vanno a colpire uno dei poteri forti all’origine di ingiustizie e depredazioni”.
Mogherini ha poi aggiunto: ” Abbiamo bisogno di revisionare attentamente tutti gli investimenti militari, intrapresi negli ultimi decenni. In un’ottica di integrazione di difesa europea. Aumentando il nostro peso specifico nel mondo, integrando politica estera e difesa europea unica. Ma soprattutto investendo nella prevenzione dei conflitti. Non potevamo immaginare che nel Mali sarebbe finita così?”
SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’
Giulio Marcon, candidato alla Camera, ha detto subito che l’impegno di Sel è concentrato per “Approvare subito la legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati, oltre che l’abrogazione dell’odioso reato per chi entra in Italia in modo irregolare. E comunque, una politica rivolta a quelle popolazioni che fuggono e arrivano qui da noi”. Sel – ha poi detto in sostanza Marcon – è per un referente politico alla guida della Cooperazione internazionale, con una delega piena e ampia, una sorta di fotocopia dell’esperienza innovativa introdotta dal Governo Monti, con l’istituzione del Ministero per la Cooperazione, ancorché senza portafoglio e in un rapporto affatto chiarito rispetto alle competenze da condividere con il Ministero degli Esteri. La lista guidata da Nichi Vendola, in sostanza preferirebbe – al contrario del Pd, ma in sintonia con la lista Ingoia – l’istituzione di un ministro con tutte le sue prerogative a capo di un vero e proprio dicastero della Cooperazione.
PARTITO SOCIALISTA
Bobo Craxi, candidato al Senato, ha detto: “Non può esserci una buona politica estera senza Cooperazione. L’impulso positivo del governo tecnico è avvenuto su un terreno nel quale noi italiani siamo molto più avanti di altri. Quello che manca è l’investimento efficace. Un mondo più solidale conviene a tutti, ma non nella logica di Bossi. C’è da rinnovare la Cooperazione, ma non c’è bisogno del ministero ad hoc. Basta una delega ampia a chi deve riorganizzare le risorse e non importa dove andarle a prendere. Dice un proverbio cinese: non importa il colore è il gatto, l’importante è acchiappare il topo. Così come è importante potenziare e dare un profilo alto alla Cooperazione”. Altri punti sostenuti dal Partito Socialista riguardano la costituzione di una Agenzia, dotata di mezzi finanziari adeguati; un “tavolo trilaterale” dove Governo, Ong ed enti locali possono collaborare e agire uniti, da prevedere nella riforma della legge 49. E poi un aumento dignitoso della spesa, un ruolo maggiore dell’Italia nella definizione delle politiche di Cooperazione europee e internazionali, la riduzione dei costi per gli armamenti. Un capitolo a parte delle proposte dei socialisti è quello di non confondere gli interventi di peacekiping con le iniziative umanitarie. Grande valore viene poi assegnato alla tassa sulle transazioni finanziarie e alla assoluta trasparenza che le Ong devono garantire nella gestione del denaro.
Fonte: http://www.repubblica.it
6 febbraio 2013