La cooperazione deve ascoltare i bisogni dei popoli
Michela Trigari
E’ il pensiero di Giancarlo Sagramola, del Coordinamento nazionale degli enti locali per l’Africa
Non solo pozzi per l’acqua, scuole, ospedali. “La cooperazione internazionale deve imparare ad ascoltare le esigenze delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo e non calare i propri progetti dall’alto pensando così di essere utili alla gente dei villaggi”. E’ questo il pensiero di Giancarlo Sagramola, vicepresidente della Provincia di Ancona e responsabile del Coordinamento nazionale degli enti locali per e con l’Africa, un movimento nato circa due anni fa “dopo la constatazione, al Convivio dei popoli 2004, che sono moltissimi i Comuni, le Province e le Regioni italiane che cooperano con i Paesi africani”.
Sagramola, qual è la funzione del Coordinamento nazionale degli enti locali per l’Africa?
Il coordinamento cerca di trovare un modo univoco di cooperare con i Paesi africani. E lo fa ascoltando i bisogni delle loro articolazioni amministrative, siano esse unioni di territori o municipalità, oppure sostenendo l’associazionismo locale. Raggiunta una modalità che funzioni e che soddisfi veramente le esigenze della popolazione, allora nulla vieta di proporre al governo italiano, che è il massimo cooperatore a livello nazionale, il nostro modo di portare aiuti.
Che cosa possono fare di concreto gli enti locali, al di là dei progetti di cooperazione, per i Paesi in via di sviluppo?
Possono educare alla conoscenza delle altre culture e far incontrare agli italiani le persone di altre etnie. Possono andare a toccare con mano certe realtà e poi tornare a raccontare quello che hanno visto o, al contrario, possono ospitare chi proviene dai Paesi in via di sviluppo e far ascoltare le loro testimonianze di vita: questo le amministrazioni locali lo possono fare.
Il motivo per cui sarete alla marcia Perugia-Assisi?
Perché l’Africa è un continente martoriato da guerre dimenticate. Le tragedie che si consumano in quei Paesi (dal Darfur al Congo fino alla Somalia) sono spesso ignorate sia dai media sia dall’Occidente. Mentre l’Africa, invece, è ricca di un’umanità giovane che ha voglia di crescere e di cambiare. Ma dobbiamo stare attenti a rispettare i tempi di quel continente, altrimenti si rischia solo di continuare a sfruttarlo e a drogarlo: l’Africa si deve sviluppare con il suo passo e le sue esigenze, non con le nostre.