La civile Vicenza in fila ai gazebo contro la base Usa


Toni Fontana


Grande partecipazione al referendum autogestito dei cittadini di Vicenza contro l’ampliamento della base militare Usa. Oltre 22 mila persone al voto. Il sindaco: "Straordinaria vittoria popolare".


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La civile Vicenza in fila ai gazebo contro la base Usa

«E' questa la democrazia».
Diffide dar torto a massaie dall’aspetto ben curato, ragazze carine e sorridenti, una suora appena uscita dalla messa, e qualche signora quarantenne coi bambini per mano. Tutte in fila, ordinatamente, con la carta d’identità tra le mani in attesa del loro turno per dire Sì, come del resto faranno gli uomini, incolonnati sull’altro lato, davanti alle scuole elementari Fraccon del quartiere Santa Bertilla di Vicenza. «Dovrebbero venire qua a vedere i giudici, stanno votando tutti, giovani e anziani», osserva soddisfatta Francesca Nisticò, consigliera comunale Pd. Anche il sindaco variati, di primo mattino, ha fatto il suo dovere di elettore qui alla periferia ovest, tra le casette basse, qualche villetta e condomini dai quali si affacciano incuriositi alcuni africani. In effetti quella di ieri è stata una giornata memorabile per Vicenza: la sospetta sentenza del Consiglio di Stato ha acceso la miccia della ribellione che ieri ha coinvolto più di 20mila persone. Il referendum autogestito, convocato al posto di quello bloccato dai giudici amministrativi, è stato un successo. Variati ha sfiorato i voti presi pochi mesi fa quando ha sconfitto la candidatura del Pdl, Sartori, al ballottaggio. I gazebi allestiti in fretta e furia, sono stati affollati fin dalle prime ore del mattino e fino a sera. Il tam-tam ha funzionato (la sentenza del Cds è stata annunciata martedì) i vicentini che vogliono verde, giochi per i bambini e piste ciclabili al posto dei cannoni e delle mura della caserma Usa, hanno raccolto l’appello del sindaco “ribelle”.
«La proposta del sindaco – osserva Giuseppe Mattiello, geometra in pensione in fila in un gazebo del centro storico – è la più interessante. Vicenza è un patrimonio dell’Unesco, è certo meglio destinare l’aeroporto ad usi civili, piuttosto che realizzare un’altra caserma». In piazza Castello è stato allestito il centro stampa. Verso le 17 si è levato un urlo di gioia quando uno speaker ha annunciato che avevano già votato 17.401 vicentini, poco più del 20%. Ma a quell’ora i seggi erano ancora aperti e la gente in fila per votare. «Questa straordinaria partecipazione popolare – commenta festante Variati – deve far riflettere tutte le forze politiche nazionali. Dobbiamo chiederci se, a 60 dalla fine della seconda guerra mondiale, non è giunto il momento di ripensare l’opportunità e l’utilità di ospitare nel nostro paese basi americane e straniere».  Variati sfoggia una spilla on le bandiere italiana e statunitense: «Nulla è eterno, questo voto ci dice che dobbiamo avviare un ripensamento…». Dal seggio del Villaggio del Sole  avvertono che si è recato al gazebo l’elettore numero 1000 e che è stata raggiunta la percentuale del 32% dei votanti.
Ma l’altra Vicenza quella del Sì alla base, ha preferito il silenzio. Al caffè Garibaldi ci raggiunge Sarah Peruffo, una bella signora dipendente della caserma Usa Ederle e delegata Cisl: «Il referendum non è vincolante – dice – e qui in città il clima si è fatto sgradevole, ci guardano male. Vicenza è spaccata, in alcune realtà chi dissente dal pensiero dominante si sente sotto accusa».
Ieri sera in Piazza Castello si è fatto festa. «È una cosa grande», commenta Marina Bergamin, neo-segretaria della Cgil. «Una prova di democrazia», interviene Lalla Trupia, dirigente di Sinistra democratica. Vittorio Agnoletto consiglia «l’unità tra il movimento e l’ente locale oggi Vicenza ha dato a tutti una lezione di democrazia». E Cinzia Bottene, la capa del movimento aggiunge: «Gli americani debbono capire la lezione, se vogliono realizzare la base contro la città pagheranno le conseguenze».

Fonte: L'Unità

6 ottobre 2008

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