L’onda non si ferma: dallo Yemen alla Giordania, dal Marocco alla Siria
Avvenire
Il presidente siriano Bashar al Assad ha affermato che il mondo arabo è in preda a «una specie di malattia», causata da «decenni di stagnazione». Ecco una sintesi di quanto sta accadendo.
Siria, cade nel vuoto l'appello a manifestare contro la tirannia
È caduto nel vuoto l'appello a manifestare oggi a Damasco, dopo la preghiera settimanale islamica, contro «la monocrazia, la corruzione e la tirannia» in Siria, diffuso giorni fa via Facebook: complice forse anche un fitta pioggia, all'uscita delle moschee i fedeli se ne sono tranquillamente tornati a casa.
Alcune fonti hanno riferito di un rafforzamento discreto del servizio di sicurezza nei punti chiave della città, e nei pressi degli edifici che ospitano istituzioni o ambasciate, ma di assembramenti non se ne sono visti.
Sulla scia delle manifestazioni in Tunisia, Algeria, Egitto, Giordania e altri Paesi della regione, su Facebook era nato nei giorni scorsi un gruppo per "La rivoluzione siriana 2011", che in breve ha raccolto il «mi piace» di oltre 13mila persone.
In Siria, i social forum come Facebook e Twitter sono bloccati dalle autorità locali, ma sono comunque raggiungibili grazie ad alcuni programmi disponibili in rete. Tuttavia, già nei giorni scorsi era sembrato evidente che molte delle adesion all' iniziativa sono giunte dall'estero, piuttosto che dal territorio siriano.
In una rara intervista pubblicata appena lunedì scorso dal quotidiano Wall Street Journal, il presidente siriano Bashar al Assad ha affermato che il mondo arabo è in preda a «una specie di malattia», causata da «decenni di stagnazione», ma ha anche affermato che la Siria «è stabile», anche se «noi abbiamo condizioni più difficili» di altri Paesi della regione.
In effetti, dall'inizio delle rivolte e proteste che hanno avuto luogo nelle ultime settimane in diversi Paesi arabi, dalla Siria si è avuto notizia solo di una cinquantina di giovani che si sono radunati la settimana scorsa fa davanti all'ambasciata di Egitto a Damasco, per esprimere solidarietà al popolo egiziano, ma sono stati rapidamente dispersi dalle forze di sicurezza.
Fonte: Avvenire
4 febbraio 2011
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L'onda non si ferma: dallo Yemen alla Giordania, dal Marocco alla Siria
Ecco una sintesi di quanto sta accadendo sull'onda della rivoluzione dei gelsomini esplosa in Tunisia e dilagata in Egitto:
YEMEN: Il presidente dello Yemen Ali Abdulla Saleh ha annunciato oggi che non cercherà di estendere la sua presidenza, che scade nel 2013. Guardando alle proteste che hanno portato alla deposizione del presidente tunisino Ben Ali e a quelle che stanno minacciando il leader egiziano Hosni Mubarak, Saleh ha anche annunciato che non è intenzionato a passare il potere a suo fIglio. «Nessuna estensione, nessuna ereditarietà», ha detto Saleh parlando al Parlamento alla valigilia della manifestazione di massa programmata per domani a Sanàa e che dovrebbe replicare il «Giorno della collera» già sperimentato in Tunisia ed Egitto. L’opposizione teme che Saleh, al potere da 30 anni, possa modificare la Costituzione in modo da diventare "presidente a vita".
GIORDANIA: Dopo giorni di proteste anti-governo, il re Abdallah di Giordania ha accettato le dimissioni del primo ministro Samir Rifai e ha chiesto all’ex premier, l’ex generale Marouf Bakhit, di formare un nuovo governo. Il governo di Rifai era stato formato nei mesi scorsi dopo le elezioni parlamentari di novembre. Negli ultimi tre venerdì si erano registrate manifestazioni in tutto il paese in cui sono state chieste le dimissioni dell’attuale governo accusato di non aver varato le necessarie riforme politiche ed economiche.
ALGERIA: Tre giovani disoccupati hanno tentato di suicidarsi ieri in Algeria tagliandosi in varie parti del corpo con lame di rasoio, a Bordj Menaiel. Un’azione collettiva, riporta la stampa, per attrarre
l’attenzione delle autorità sulla loro grave situazione sociale. Nelle ultime settimane, almeno 16 persone si sono date fuoco nel paese per protestare contro la disoccupazione, la mancanza di una casa, le difficili condizioni di vita. Tre sono morte in seguito alle ustioni riportate. C'è grande attesa per la manifestazione indetta il 12 febbraio dalle opposizioni.
SIRIA: Un appello a manifestare venerdì prossimo dopo la preghiera settimanale islamica contro «la monocrazia, la corruzione e la tirannia» in Siria è stato diramato negli ultimi giorni su Facebook, mentre in Egitto da oltre una settimana manifestazioni di massa senza precedenti chiedono la cacciata del presidente Hosni Mubarak. Un gruppo Facebook, che stamani aveva riunito poì di 7.800 membri, ha rivolto l’appello a manifestare con lo slogan «La rivoluzione siriana 2011». Il sito invita i giovani siriani a scendere in piazza venerdì dopo la preghiera nella «prima giornata della collera del popolo siriano e delle ribellione civile in tutte le città siriane».
MAROCCO: Il Marocco probabilmente non sarà risparmiato dall’ondata di proteste, basate su rivendicazioni politiche ed economiche, che sta interessando i paesi del Medioriente, in particolare l’Egitto e la Tunisia. È quanto ha sottolineato il principe marocchino Moulay Hicham, cugino del re Muhammad VI e terzo nella linea di successione al trono, in un’intervista al quotidiano El Pais.
Fonte: La Stampa
2 febbraio 2011