L’Italia inchiodata al presente
Elisa Chiari
Una ricerca del Censis ritrae il Bel Paese come prigioniero dell’oggi, poco propenso a guardare al domani.
Indro Montanelli lo diceva spesso: «Siamo un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri». E chiosava amaro: «Ma un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani». Come sovente gli accadeva anche in questo aveva visto lontano. Manca poco al decimo anniversario della sua scomparsa e una ricerca del Censis, fresca di pubblicazione, sembra fatta apposta per dargli ragione.
Stando a quanto si legge in un testo elaborato nell'ambito dell'appuntamento annuale di riflessione intitolato Un mese di sociale, il Censis rimprovera all'Italia un rattrappimento sul presente, una scarsa propensione a guardare al futuro, in termini di atteggiamento mentale, progettualità e investimento.
I giovani italiani sono, in Europa, quelli che attribuiscono meno importanza alla scuola: solo il 50% ritiene lo studio un valido investimento contro il 90% dei tedeschi (Ma era il rapporto Censis dello scorso maggio a far notare che laurearsi, in Italia, "paga" sempre meno. Pochi anche gli italiani intenzionati ad avviare in proprio un'attività autonoma: solo il 27,1% a fronte di una media europea del 42,8%. Il motivo? Troppo complicato.
A sostegno della tesi di una vera e propria crisi antropologica il Censis include altri fattori: «disfacimento della cultura del dono»; difficoltà a relazionarsi con la spiritualità cercata più in «surrogati» new age che in manifestazioni religiose. Ma anche nell'aumento dei consumi (+22%) cresciuti, in un anno, più degli investimenti (+ 12%).
La scarsa progettualità per il futuro alza anche l'età media del matrimonio cresciuta di 4 anni e mezzo nell'ultimo ventennio, un dato che si trascina di conseguenza l'età media del primo parto. Ma non è solo dai fattori familiare che si deduce, sempre secondo il Censis, la propensione a vivere nell'oggi. Lo si capisce anche dalla scarsa attitudine all'attesa persino nel gioco d'azzardo: molto meglio le lotterie istantanee della vecchia cara lotteria italia. Segno, dicono i ricercatori, che anche vincere e perdere sono emozioni da consumarsi in pochi attimi.
Identico mordi e fuggi per quanto riguarda l'informazione: sempre più rapido lo zapping sul web: diminuisce il tempo medio di permanenza su una pagina da 33 a 29 secondi, a fronte di un aumento di pagine viste da 182 a 202. E pazienza se poi questo significa superficialità.
Vien da chiedersi però se questo sguardo stretto sull'oggi non sia anche l'esito di un futuro rubato, della difficoltà di immaginarsene concretamente uno in un Paese in cui il 30% degli under 30 non ha un lavoro. E non è che avviare un'impresa, senza mezzi con cui partire, tra le pastoie della burocrazia, sia semplice, proprio mentre la cronaca denuncia la pericolosa e sleale concorrenza della criminalità organizzata infiltrata anche al Nord.
Poco onorevole, certo, l'immagine di questi giovani dediti al consumo di emozioni facili da bruciare in fretta, distratti, e male informati, ma siamo certi che siano soltanto superficiali e non anche un poco disillusi a ragion veduta, davanti a un Paese che – come ben scriveva, giusto ieri, Massimo Gramellini – quando si accorge di avere le mani sporche invece di far pulizia registra una preoccupante tendenza a dar la colpa al sapone?
Fonte: Famiglia Cristiana
23 giugno 2011