L’Italia dice no all’Onu: “Non introdurremo reato tortura”
L'Unità
Respinte anche la revisione del «pacchetto sicurezza» e la depenalizzazione dell’immigrazione clandestina.
Manca un testo unico ma le sanzioni già sono «pesantemente previste» in varie norme. Così l'Italia ha motivato il suo «no» all'introduzione di una definizione esplicita del reato di tortura nel Codice Penale, suggerita dal Consiglio dell'Onu per i diritti umani che lo scorso febbraio ha esaminato la situazione italiana formulando 92 raccomandazioni. L'Italia ne ha accettate 80 e respinte 12, tra cui anche quella di rivedere «il pacchetto sicurezza» sull'immigrazione. L'ambasciatrice presso le organizzazioni internazionali a Ginevra Laura Mirachian ha infatti risposto illustrando, punto per punto, la politica italiana sui flussi migratori basata, innanzitutto, «sulla distinzione tra regolari e clandestini».
La definizione esplicita del reato di tortura è stata, quindi, respinta «perchè in vari capitoli è già sanzionato dalla legge», ha precisato la diplomatica ricordando che Roma «ha già sottoscritto e ratificherà» il protocollo aggiuntivo relativo alla Convenzione contro la tortura. Inoltre, ha osservato poi la Farnesina, «nessuno dei grandi Paesi europei ha introdotto il reato» nei propri codici. Ma l'alt dell'Italia ha scatenato la dura reazione di Amnesty International che ha definito «molto deludente» il rifiuto italiano. Mentre il presidente del comitato per la prevenzione della tortura(Cpt) del Consiglio d'Europa Mauro Palma ha bollato la decisione come «un messaggio grave e negativo». Decisione che, tra l'altro, non ha convinto neppure l'Unione forense e l'opposizione. «Viene il dubbio che le cattive frequentazioni del premier Berlusconi, da Gheddafi a Putin, passando per Lukashenko, stiano facendo breccia nell'approccio italiano al tema dei diritti umani», ha detto il senatore del Pd Roberto Della Seta . L'approvazione da parte dell'organo ginevrino del documento che chiude la prima Revisione periodica universale sulla situazione dei diritti umani in Italia è stata anche «l'occasione per spiegare per la prima volta che la nostra politica sull'immigrazione si basa sulla lotta sistematica alla criminalità organizzata, su un dialogo serrato con i Paesi d'origine e di transito, sullo 'scoraggiamentò dei flussi irregolari», ha spiegato la Mirachian.
L'Italia, per questo, ha detto no anche alla depenalizzazione dell'entrata e del soggiorno irregolare di clandestini e ha respinto l'adesione alla Convenzione internazionale sui migranti perchè «non distingue» regolari e clandestini. «La nostra politica non è ancora perfetta ma migliora», ha evidenziato la rappresentante italiana, ricordando come sia importante mettere in campo «meccanismi di corresponsabilità 'boardsharing' tra i paesi dell'Ue». Tra le 80 raccomandazioni accettate, figurano anche quelle su una maggiore lotta alla discriminazione e al razzismo, sulla promozione dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali e sull'indipendenza e la pluralità dei mass media. Anche se da alcune Ong, tra le quali Reporter senza frontiere, non sono mancate diverse critiche sulla legge sulle intercettazioni, attualmente in discussione.
Fonte: l'Unità
09 giugno 2010