Kirghizistan, rischio disastro umanitario


L'Unità


In Kirghizistan si profila il rischio di una catastrofe umanitaria. L’Uzbekistan ha chiuso le frontiere ai fuggitivi. Oltre 120 i morti e 1.600 i feriti da stime governative.


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Kirghizistan, rischio disastro umanitario

C'è il rischio che gli scontri etnici in corso negli ultimi giorni in Kirghizistan meridionale producano una catastrofe umanitaria. Per sfuggire alle violenze, infatti, decine di migliaia di componenti della minoranza uzbeka si sono riversati verso il confine dalla città di Osh, epicentro di un conflitto che sta producendo decine di morti. Almeno 124 con 1.660 secondo stime governative. Rappresentanti Onu parlano di stupri etnici e anche di bambini assassinati.

Secondo il Comitato internazionale della Croce rossa, almeno 80mila persone hanno attraversato la frontiera kirghiso-uzbeka, mentre in 15mila sono in attesa di poter passare. Questo mentre Tashkent, sostenendo che non può più accogliere profughi chiude le frontiere e lancia un appello alla comunità internazionale affinché si prenda carico dell'emergenza umanitaria. La Cicr teme che questo sia solo l'inizio. «Siamo lontani dal vedere la fine della crisi», ha dichiarato il responsabile per le operazioni in Asia centrale e Europa dell'Est Pascale Meige Wagner in una conferenza stampa.

A Osh e Jalal-Abad, le due principali città del sud, si è sparato anche oggi, dopo giorni d conflitti che hanno avuto il loro acme nella notte tra il 10 e l'11 giugno. Il governo stima in 124 le vittime, con oltre 1.660 feriti. I leader delle comunità uzbeke delle due città non condividono questi dati. A loro dire, a Osh ci sarebbero stati almeno 200 morti uzbeki e a Jalal-Abad oltre 700. In questa seconda città, le parti in conflitto avrebbero raggiunto un accordo per fermare gli scontri, bisognerà verificare se tiene.
Secondo l'alto commissario dell'Onu ai diritti dell'uomo Navi Pillay, gli scontri interetnici sembrano essere stati «orchestrati, mirati e pianificati». L'alto esponente del Palazzo di Vetro ha chiesto alle autorità di porre fine all'escalation di violenza. La signora Pillay ha poi denunciato che apparentemente ci sarebbero stati «omicidi indiscriminati, in particolare di bambini, e di stupri etnici». La funzionaria ha chiesto alle autorità di «proteggere le persone a rischio, in particolare i gruppi più vulnerabili come le minoranze, le donne e i bambini». La funzionaria Onu ha inoltre chiesto a Uzbekistan e Tagikistan di tenere aperte le frontiere per far passare i profughi.

Il governo provvisorio di Bishkek, arrivato al potere ad aprile sull'onda della rivolta di piazza che ha rovesciato il presidente Kurmanbek Bakiev, ha ammesso di non avere sotto controllo la situazione. Anzi, diversi testimoni hanno dichiarato alla France Presse di aver visto i soldati sparare contro i civili. Una situazione esplosiva, che ha fatto cambiare idea anche alla Russia. Mentre il presidente Dmitri Medvedev, nei giorni scorsi, escludeva la possibilità di un intervento attraverso l'Organizzazione per il trattato collettivo di sicurezza (Csto), il raggruppamento militare che unisce i paesi ex Urss. Oggi, in una riunione d'emergenza i paesi della Csto non hanno escluso la possibilità di un intervento. E altrettanto ha fatto Medvedev, definendo la situazione in Kirghizistan come «intollerabile».

Fonte: L'Unità

14 giugno 2010

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