Kenya, il Cohre: “Il governo deve fare di più per il diritto alla casa dei poveri”
Redattore Sociale
Il Centro per il diritto alla casa e lo sfratto osserva che le linee guida sullo sfratto non vengono seguite dagli agenti di governo quando lo sfratto viene effettuato. Situazione anche peggiore per i poveri, che spesso non possiedono documenti di proprie.
In esclusiva da News from Africa
NAIROBI – Il Centro per il diritto alla casa e lo sfratto (Cohre) ha fatto appello al governo del Kenia affinché dimostri un maggiore impegno nella promozione dei diritti alla casa dei poveri in Kenia.
L'appello è stato reso noto quando il Relatore Speciale dell'Onu sull'Alloggio Adeguato si è preparato a rilasciare un rapporto supplementare al Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu relativo ai diritti alla casa in Kenya. “Buone politiche non sono sufficienti se non sono seguite da azioni concrete,” ha dichiarato Salih Booker, Direttore Esecutivo di Cohre. “Il documento programmatico della politica del governo, 'Visione 2030', deve essere seguito da un autentico impegno nello stanziamento di risorse sufficienti per l'implementazione concreta dei patti stipulati riguardo alle politiche per i poveri. Il progetto non deve rimanere un documento avveniristico mancante di misure concrete per la promozione dei diritti delle persone.”
“I principali problemi sono la corruzione, spese inefficienti, e lo stanziamento di quasi il 70% dei fondi governativi per spese ricorrenti come stipendi, incontri e viaggi di funzionari governativi. Queste risorse devono essere rese disponibili per la casa, l'acqua, la sanità, le cure mediche e le infrastrutture. Se ciò non succede, la promozione dei diritti umani basilari rimarrà un sogno irrealizzabile per la maggior parte dei keniani che vivono in alloggi inadeguati.”
Il Cohre ha affermato che nonostante il governo keniano abbia adottato un approccio basato sui diritti umani nella politica per l'acqua, la pianificazione e le spese del governo non aderiscono al principio di fornitura di servizi di base ai poveri. A ciò si aggiungono i cartelli informali che sfruttano i quartieri poveri domandando tasse e tariffe ufficiose per servizi ai residenti. “La presenza ridotta del governo nei quartieri poveri ha creato un vuoto che viene sfruttato da esattori di tasse informali, rendendo esorbitante il costo dei servizi essenziali, oltre la portata di molti keniani poveri,” ha detto Salih Booker. Cohre ha anche osservato che le linee guida sullo sfratto a cui spesso ci si riferisce nei documenti governativi non vengono seguite dagli agenti di governo quando lo sfratto viene effettuato. La situazione è anche peggiore per i poveri, che spesso non possiedono documenti di possesso della proprietà. Un altro fattore ricorrente è la discriminazione, ad esempio nel caso dello sfratto di coloni Mau dalle terre della foresta nella Rift Valley nel Gennaio 2010, senza compenso o restituzione.
Il Cohre ha fortemente sostenuto l'appello del Relatore Speciale dell'Onu al governo keniano per la revisione dei programmi, delle politiche e delle leggi esistenti per accertarsi che queste siano orientate alle fasce della popolazione keniana più povere, vulnerabili e marginalizzate, come gli indigeni, i malati di Hiv/Aids, le persone disabili, la comunità Watta, allevatori bisognosi ed abitanti della foresta.
L'organizzazione ha anche sostenuto la raccomandazione del Relatore Ufficiale dell'Onu affinché il governo keniano introduca protezione legale contro lo sfratto, in consultazione con le comunità colpite, per affrontare con urgenza i problemi dello sfratto forzato, della sicurezza della proprietà, della legalizzazione di insediamenti informali e della modernizzazione dei bassifondi. “Il Kenia è ospite del Programma di Insediamenti Umani dell'Onu (UN-Habitat), l'agenzia incaricata della promozione di un rifugio adeguato per tutti. Come tale, ha l'obbligo speciale di fornire un buon esempio di diritti all'alloggio non solo in Africa ma in tutto il mondo. Il governo deve prendere seriamente le raccomandazioni dell'Onu e mostrare che farà il necessario per metterle in atto e creare un Kenia in cui tutti i residenti possono godere di accesso conveniente ed adeguato alla casa e ai servizi basilari,” ha dichiarato Salih Booker.
Il Relatore speciale ha anche criticato le agenzie dell'Onu ed altre organizzazioni e donatori internazionali per non applicare con costanza un approccio basato sui diritti umani nel proprio operato, portando a realizzazioni confuse dei programmi. (Traduzione di Sara Marilungo)
Fonte: Redattore Sociale
24 marzo 2010