Italia-Israele: Intesa su tutto no risoluzione Onu Anp
La redazione
Silvio Berlusconi conferma l’asse con “l’amico” Benyamin Netanyahu che, giunto a Roma con una schiera di ministri del suo governo per il vertice intergovernativo Italia-Israele, ribadisce più volte i legami tra i due Paesi e coglie l’occasione della platea di giornalisti nella capitale per una nuova ‘arringa’ sul processo di pace.
L'Italia è a fianco di Israele. Lo é sempre stata, ha sempre difeso la sua causa, e continuerà a farlo contro una risoluzione, quella che hanno in serbo i palestinesi all'Onu, per un riconoscimento unilaterale della sovranità. Roma definisce inoltre "prioritario" il riconoscimento da parte di Hamas dello Stato ebraico di Israele e ribadisce la soluzione dei 'negoziati diretti per due stati e due popoli' nel processo di pace. Silvio Berlusconi conferma l'asse con "l'amico" Benyamin Netanyahu che, giunto a Roma con una schiera di ministri del suo governo per il vertice intergovernativo Italia-Israele, ribadisce più volte i legami tra i due Paesi, sperando di "continuare a lavorare con l'amico Silvio in futuro" e ringraziando a più riprese "a nome del popolo israeliano: non esiste amico migliore di te", rimarca rivolgendosi al premier, sottolineando "tutte le posizioni chiare adottate e tutto l'appoggio dato".
E mentre sul tavolo restano agli atti otto nuovi accordi – dalla cultura al lavoro, dalla ricerca scientifica al turismo – e una dichiarazione congiunta in cui, tra l'altro, l'Italia "riafferma" la "sua ferma posizione contro ogni manifestazione di delegittimazione e boicottaggio contro Israele", Netanyahu coglie l'occasione della platea di giornalisti nella capitale per una nuova 'arringa' sul processo di pace. La radice del conflitto israelo-palestinese – dice il primo ministro israeliano – "non sono gli insediamenti" di Israele nei Territori, quanto piuttosto "il rifiuto dei palestinesi a riconoscere l'esistenza di uno Stato ebraico": "Ho chiesto ad Abu Mazen di rivolgersi al suo popolo" dicendo "'accettero' lo Stato ebraico di Israelé. Se dice queste sei parole, cambieremo il mondo".
"Se fosse possibile fare tutto questo in Sicilia, saremmo sicuramente d'accordo", aggiunge poi rispondendo alla proposta di Berlusconi che anche oggi è tornato a offrire la città di Erice per una Conferenza di pace. E lo fa mentre da Ramallah Abu Mazen dice di preferire tornare al tavolo dei negoziati piuttosto che rivolgersi all'Onu in settembre. Ma da Roma Netanyahu spinge l'acceleratore anche su un altro dossier che scotta, quello iraniano. Se Teheran andrà avanti con il suo programma nucleare ci sarà un "inverno iraniano" piuttosto che una "primavera araba", ammonisce sollecitando la comunità internazionale a "fare in modo che non succeda mai". E parla anche apertamente di "opzioni militari": le sanzioni non funzionano, e solo se accompagnate dallo spettro di un intervento militare possono "preoccupare" gli iraniani, come successo nel 2003 quando – ricorda – fu l'unica volta in cui Teheran interruppe il programma perché temeva l'intervento Usa.
"Ci prenotiamo per il summit dell'anno prossimo a Gerusalemme" tra Italia e Israele, dice Berlusconi, che prima di lasciare la conferenza stampa non perde l'occasione per una delle sue 'battute': questo quadro – dice indicando una raffigurazione del 'Parnaso' a Netanyahu che gli aveva domandato di chi fosse l'opera – è "il bunga-bunga del 1811". E, scherzando, punta il dito su una figura, probabilmente l'Apollo, al centro della Musica e delle altre otto Muse, ammiccando: "Questo sono io…". "Spero di continuare a lavorare con te in futuro", lo saluta il primo ministro israeliano – cui il premier ha offerto poi un pranzo 'kosher' – che non dimentica anche di toccare il cuore del premier: con Mamma Rosa e il suo coraggio quando, su un treno durante la seconda guerra mondiale, salvò una ragazza ebrea da un ufficiale tedesco.
di Marina Perna
Fonte: www.ansa.it
13 giugno 2011
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La pace in Medio Oriente "non puo' arrivare da una soluzione unilaterale ne' da parte palestinese ne' da parte israeliana, ma e' possibile solo con negoziati": con queste parole il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha rassicurato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, al termine del vertice bilaterale a Villa Madama.
Parole da cui si capisce che l'Italia non sosterra' la richiesta all'Onu per un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, a cui l'Anp ha minacciato di ricorrere entro la fine dell'anno.
Ribadendo la disponibilita' ad ospitare nella citta' di Erice futuri negoziati di pace, il premier ha garantito che l'Italia e' stata e sara' "sempre" al fianco di Israele, "l'unica vera democrazia della regione". Netanyahu ha ringraziato Berlusconi ("non esiste migliore amico di te") per essersi "opposto al tentativo di aggirare il processo di pace" poiche' una risoluzione unilaterale delle Nazioni Unite "farebbe indietreggiare la pace" mentre chiunque vi sia interessato "deve optare per negoziati diretti".
Netanayhau ha rifiutato di riconoscere il problema degli insediamenti ebraici – "che puo' e deve risolto con i negoziati" – come nodo centrale del conflitto israeliano-palestinese. "La radice del conflitto", ha sottolineato, e' piuttosto il rifiuto palestinese di "accettare lo stato ebraico", come dimostrato a Camp David " e poi di nuovo nel 2005", quando lo stato ebraico era pronto a "compromessi dolorosi" ma i palestinesi si opposero poiche' gli accordi avrebbero bloccato "il sogno di inondare Israele" con i loro "pronipoti". Io – ha incalzato Netanyahu – ero pronto a rivolgermi alla Knesset e dire: 'accettero' lo stato palestinese'. Ho chiesto ad Abu Mazen di rivolgersi al suo popolo, per amore della pace, e dire: 'accettero' lo stato ebraico di Israele'. Se pronunciasse queste sei parole, cambieremmo il mondo", ha scandito il premier israeliano.
Quindi un accenno alla questione iraniana, poiche' la "ricerca costante di produrre armi nucleari" da parte di Teheran rappresenta "una minaccia per la pace non solo di Israele ma della regione e del mondo". Oggi e' in atto "uno scontro tra il mondo antico e moderno, tra la dittatura e la liberta'", ha sottolineato in riferimento alle rivolte nei Paesi arabi. "Non sappiamo dire come finira'.
Ma se l'Iran sviluppera' l'arma nucleare, la primavera araba potrebbe diventare un inverno iraniano". Per questo, le sanzioni economiche contro il Paese degli ayatollah "sono efficaci" solo se sostenute "da una credibile opzione militare".
Fonte: www.agi.it
13 giugno 2011