Istat, ecco il rapporto “Noi (povera) Italia”
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La fotografia del Paese, su dati del 2012, parla di una famiglia su quattro in una situazione di “deprivazione”. «L’indice è cresciuto dal 22,3% del 2011 al 24,9% dell’anno successivo».
Il rapporto “Noi Italia” 2014 dell’Istat fotografa un Paese più povero. I dati dell’Istituto di statistica, che si riferiscono nella maggior parte dei casi al 2012, parlano chiaro: in Italia una famiglia su quattro è in una situazione di “deprivazione” ovvero non riesce a garantirsi quattro delle nove seguenti incombenze: pagare l’affitto, il mutuo o le bollette; mantenere la casa sufficientemente riscaldata; affrontare spese impreviste; mangiare carne, pesce o proteine equivalenti ogni due giorni; andare in vacanza via di casa per una settimana; mantenere un’auto; una lavatrice; un televisore; un telefono o un cellulare. Si tratta quindi di una situazione di ristrettezza economica durevole, che porta all’incapacità forzata (non frutto di una libera scelta di consumo) di soddisfare alcune di quelle esigenze. L’indice è cresciuto dal 22,3% del 2011 al 24,9% dell’anno successivo. Il risultato è frutto del fatto che sei famiglie su dieci vivono con meno di 2.500 euro al mese: nel 2011 circa il 58% dei nuclei ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo di 29.956 euro, circa 2.496 euro al mese. Quasi cinque milioni di persone nel 2012 erano in condizioni di povertà assoluta: si tratta del 6,8% delle famiglie per un totale di oltre 4,8 milioni di individui, concentrati soprattutto nel Mezzogiorno.
Il versante economico del rapporto degli statistici è un vero e proprio bollettino di guerra. Nel 2012 il Pil pro capite, ai prezzi di mercato, è diminuito del 2,8% per cento in termini reali: a parità di potere d’acquisto, il Pil italiano risulta inferiore a quello medio dell’Ue a 27 membri. Mentre nel 2000 il Pil pro capite dell’Italia era più alto di quello della media Ue del 17,3%, gli effetti della crisi lo hanno portato, un decennio dopo, sotto la media (-1,6%). Le difficoltà del tessuto produttivo sono testimoniate dall’ultimo posto in quanto a competitività: nel 2010, ogni 100 euro di costo
del lavoro generavano il 126,1% di valore aggiunto, dato peggiore in Europa, contro il 211,7% in Romania. Nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il livello più elevato dal 1977, al 35,3 per cento (ma già sappiamo che nel 2013 ha raggiunto il livello record del 42.
La pressione fiscale – che per il ministro Saccomanni sarà destinata a scendere, finora è salita fino a sfiorare livelli svedesi: nel 2012 – si legge nel Rapporto Istat – ha raggiunto il 44,1% (dal 42,5% nel 2011 e il 41,3% del 2000) .
Popolazione e stranieri. Prosegue la crescita della popolazione osservata a partire dagli anni duemila, dovuta quasi esclusivamente ai movimenti migratori dall’estero: al 31 dicembre 2012 i residenti sono 59 milioni 685 mila e fanno dell’Italia il quarto Paese europeo, ma tra i più vecchi. Solo la Germania, infatti, ha un indice di vecchiaia pià accentuato: 155,8 anziani ogni 100 giovani contro i 148,6 dell’Italia. Quanto alla presenza degli stranieri, all’inizio del 2013 all’anagrafe ne risultavano 4,4 milioni, il 7,4 per cento della popolazione e il 10,6 per cento della forza lavoro.
Fonte: www.vita.it
11 febbraio 2014