Israele senza futuro
Zvi Shuldiner
Il Likud, il partito del futuro premier israeliano Netanyahu, e il partito Israel Beitenu capeggiato da Avigdor Lieberman hanno annunciato che arriveranno a un accordo sulla formazione della futura coalizione di governo…
Il Likud, il partito del futuro premier israeliano Netanyahu, e il partito Israel Beitenu capeggiato da Avigdor Lieberman hanno annunciato che arriveranno a un accordo sulla formazione della futura coalizione di governo. Il risultato del negoziato non è chiaro, e infatti continuano le trattative segrete del Likud con il ,partito centrista Kadima per una coalizione ampia che non si basi unicamente sulla destra radicale.
E’ il caso d’intendersi: persino Netanyahu sembra capire che un governo d’estrema destra non lo porterà da nessuna parte. E di spiegarsi: se non si mette in piedi la coalizione ampia e bisognerà includerlo nel governo, Lieberman è un moderato se lo si confronta ad alcuni dei possibili alleati. Fondamentalisti, coloni dei Territori occupati, seguaci del defunto rabbino Kahane: anche loro faranno parte della coalizione. Meno conosciuti all’estero, sono l’aria peggiore che si respira e che minaccia il futuro d’Israele. Nel passato Israele ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Austria quando il partito di Heider entrò nella coalizione di governo. L’Austria non romperà le relazioni diplomatiche con Israele, ma peggio ancora è molto probabile che nell’immediato futuro le capitali europee preparino un ricevimento ufficiale per il nuovo ministro degli Esteri Avigdor Lieberman.
L’intera coalizione ha segnato una vittoria elettorale sulla base dell’atmosfera di guerra , ed è molto difficile che una coalizione di ultradestra possa cambiare pelle. Parte dei suoi possibili componenti hanno una chiara ideologia razzista, ultranazionalista e bellicista. Nel campo dei diritti civili, l’integralismo di Lieberman lo porta a richieste di taglio nazionalista etnocentrico. La fragile democrazia israeliana, nella quale i cittadini palestinesi non godono di una reale uguaglianza, potrebbe scivolare verso un sistema ancora più discriminatorio. Lieberman e chi lo appoggia vogliono che uno stato che non è leale verso i suoi cittadini esiga da alcuni di loro una lealtà viziata dall’etnia. Una cittadinanza condizionata sarà l’inizio della distruzione del tessuto democratico che ancora resta nella società israeliana. Il possibile futuro ministro degli esteri Lieberman ha già insultato Mubarak e gli egiziani, minacciando di voler distruggere la diga di Assuan. Lieberman dice di essere pragmatico e potrebbe anche parlare di due Stati per due popoli, ma ciò vorrebbe dire a suo giudizio che nello Stato palestinese vanno considerati i cittadini arabi d’Israele. E il pericolo della coalizione non è solo Lieberman. Apparentemente il futuro ministro della difesa sarà Moshe “Boogy” Yaalon, in passato comandante dell’esercito, che da anni considera di fatto la pace impossibile e l’uso della forza l’unico mezzo per riformare le menti dei palestinesi. Per un ministero da dove potrebbero ripetersi provocazioni militari ed escalation del “circolo del sangue”.
Sembra chiaro che anche Netanyahu capisce che questa coalizione lo porterà in una strada senza uscita e per questo mantiene negoziati segreti con Tzipi Livni. Ma non è solo questione di componenti del governo. In gioco è la gravità del momento che vive Israele, la sua possibile proiezione per l’intera regione: forze oscurantiste, fondamentaliste, ultranazionaliste e belliciste dominano oggi Israele, e potrebbero essere il detonatore che incendierà tutta l’area. Non sarebbe il primo caso in cui un’èlite nazionalista delirante porta il suo stesso paese alla perdizione. Chi può fermare questa pazzia?
Fonte: Il Manifesto
17 marzo 2009