Israele reprime la libertà di stampa così come fanno anche i dittatori arabi
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L’annuncio, a inizio agosto, da parte del ministro israeliano per le comunicazioni Ayoub Kara della revoca delle credenziali di stampa dei giornalisti che lavorano nell’ufficio di Al Jazeera con sede a Gerusalemme e il blocco delle trasmissioni via cavo e satellitari è stato accolto da molti con indignazione. L’Associazione per i Diritti Civili in Israele […]
L’annuncio, a inizio agosto, da parte del ministro israeliano per le comunicazioni Ayoub Kara della revoca delle credenziali di stampa dei giornalisti che lavorano nell’ufficio di Al Jazeera con sede a Gerusalemme e il blocco delle trasmissioni via cavo e satellitari è stato accolto da molti con indignazione.
L’Associazione per i Diritti Civili in Israele ha descritto questa mossa come una “dichiarazione di guerra” da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu; Amnesty lo ha definito un “attacco sfacciato” alla libertà di stampa in Israele e in Palestina e da parte sua Al Jazeera ha dichiarato che sfiderà legalmente l’aggressione al giornalismo indipendente.
Per rendere l’idea della libertà di stampa in questo contesto regionale, il governo egiziano appoggiato dai militari ha recentemente disposto il blocco di 133 siti Internet con la presunta accusa di aver diffuso contenuti che supportano il terrorismo e l’estremismo. Questi siti, in realtà, criticano le autorità che hanno imprigionato e torturato migliaia di persone e massacrato il loro stesso popolo nelle piazze.
A maggio il cronista giordano Jamal Ayub è stato arrestato per aver pubblicato un articolo che criticava la coalizione in Yemen guidata dall’Arabia Saudita, uno degli alleati della Giordania, che aveva colpito civili. Il governo ha processato molti reporter ed attivisti in applicazione di una legge anti-terrorismo che usa un linguaggio molto nebuloso e volutamente poco chiaro per limitare la libertà di parola.
Secondo il rapporto del World Press Freedom Index pubblicato all’inizio del 2017, la libertà di stampa nel Medio Oriente è notevolmente peggiorata nel corso dell’ultimo anno. Durante la settimana dell’annuncio, Israele non ha fatto altro che ribadire di essere in linea con gli stati vicini – o “spregevoli dittatori” – ammettendo quindi di essere spaventata da chiunque si opponga alle sue leggi.
Ma mentre vi è una censura radicata in tutta la regione che influenza molte pubblicazioni, nell’occhio del ciclone si trova soltanto Al Jazeera. La Giordania e l’Arabia Saudita hanno chiuso di recente i suoi uffici, mentre il canale è stato bloccato negli Emirati Arabi Uniti, in Egitto e in Bahrein.
Così come la distruzione della libertà di stampa, anche Israele sta premendo per l’attuazione del boicottaggio del Qatar. In giugno l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e il Bahrein hanno tagliato le relazioni col Qatar condizionando la continuazione delle relazioni con 13 domande, una delle quali era quella di chiudere Al Jazeera, che ha sede qui.
Questi quattro paesi hanno affermato che il blocco delle relazioni era dovuto al fatto che il canale appoggia il terrorismo, ma in realtà il blocco ha più a che fare con la cacciata dei Fratelli Musulmani. Assieme ad altri membri dell’opposizione in Egitto, i Fratelli Musulmani hanno sofferto a causa di un brutale giro di vite da parte del presidente Al-Sisi, i dettagli del quale sono stati documentati da Al Jazeera.
A seguito della primavera araba del 2011, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita temevano che i Fratelli Musulmani potessero essere votati e raggiungere così il potere – come è successo per breve tempo in Egitto – sfidando quindi le loro monarchie regnanti e tutti i privilegi che ne sono derivati. Per assicurare che ciò non avvenisse, dopo poco il colpo di stato, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno promesso all’Egitto 12 miliardi di dollari, comprando pertanto a tutti gli effetti Al-Sisi.
Da parte sua Israele ha sempre criticato i servizi giornalistici di Al Jazeera a proposito della Palestina, accusando il network di avere legami con Hamas. Effettivamente, Israele si sente molto a disagio per il fatto che Al Jazeera non risparmia niente quando trasmette dei servizi riguardanti le aggressioni dell’esercito israeliano contro i manifestanti palestinesi, i bombardamenti israeliani di Gaza e le attività delle sue colonie illegali.
Il 7 agosto la Reuters aveva riferito che il Kuwait ha vietato la distribuzione del quotidiano saudita Asharq Al-Awsat – che però il Kuwait stesso ha smentito – a causa di un articolo dello scrittore saudita Abdul Rahman Al-Rashed col quale criticava la gestione della crisi da parte del governo kuwaitiano. Gli scrittori sauditi e degli Emirati hanno asserito che la posizione del Kuwait è spesso più vicina al Qatar rispetto a quella dei paesi che hanno attuato l’embargo.
Il Kuwait fondamentalmente sta agendo da mediatore nella crisi, essendo imparziale. In un ultimo sforzo per risolvere la situazione, una delegazione kuwaitiana è stata inviata nella regione per consegnare personalmente alcune missive con la speranza che ciò possa mettere fine alla disputa.
Invece questi scrittori si scontrano contro il Kuwait, dimostrandosi quindi chiaramente in linea con la posizione di Israele – poiché i suoi interessi sono palesemente gli stessi dei paesi del Golfo e dell’Egitto. Se soltanto i paesi arabi potessero essere uniti e mostrare lo stesso entusiasmo nel boicottaggio contro Israele per chiedere la libertà, la giustizia e diritti umani per i Palestinesi.
Traduzione di Aisha T. Bravi