Israele: il governo di unità nazionale c’è. E’questione di ore
Francesca Marretta
Intervista al leader Mustafa Barghuti che sostiene: "Il governo che si prepara a guidare Israele affossa ogni possibilità di pace… Non vogliono la soluzione dei due Stati. Con questo governo razzista e di destra non ci sono speranze".
La formazione di un governo di destra in Israele, sta accelerando la soluzione per il dialogo nazionale. Secondo il Dr. Mustafa Barghouti, leader del movimento progressista Al Mubadera, ed spnente al comitato guida ai negoziati, molti passi verso la formazione di un esecutivo di unità nazionale palestinese sono cosa fatta, come l’accordo sulla data delle prossime elezioni, da tenersi in Cisgiordania e Gaza a gennaio 2010, e la scelta per un esecutivo di politici e non di tecnici, come avrebbe voluto il presidente Abbas. Il governo che si prepara a guidare Israele affossa ogni possibilità di pace, dice Barghouti. Sta alla comunità internazionale intervenire per non mettere in pericolo la sola via per il dialogo israelo-palestinese: la soluzione dei due Stati. Dal Cairo Barghouti ha seguito da vicino anche la questione dello scambio di prigionieri. «L’accordo era fatto, Olmert si è rimangiato gli impegni. Se volesse Shalit sarebbe a casa domani» sostiene il leader progressista palestinese, fiducioso nell’Amministrazione Obama, che a suo avviso si è mossa bene nominando Mitchell inviato nella Regione.
Mentre il varo del nuovo governo Israeliano guidato dal leader del Likud Benjamin Netaniahy. Affiancato dagli ultra-nazionalisti Ysrael Beiteinu, Avigdor Liberman, è alle porte, i palestinesi lavorano al Cairo, con la mediazione dell’Egitto, ad una ricomposizione delle spaccature interne per giungere alla formazione di un governo di unità nazionale che li traghetti alle elezioni. In questo quadro è saltata la trattativa tra il governo israeliano uscente e Hamas per uno scambio di prigionieri. Condizione che complica la riapertura dei valichi per la ricostruzione di Gaza. Per comprendere più a fondo l’attuale fase politica, abbiamo raggiunto telefonicamente al Cairo Mustafa Barghouti, che fa parte del comitato ristretto dei negoziatori.
La stampa israeliana oggi ha scritto che i negoziati interpalestinesi sono in una fase di stallo perché il presidente Abbas vuole un governo di tecnici e non di politici e che non accetterà ministri che non possono muoversi liberamente tra West Bank e Gaza, il che escluderebbe Hamas. Come stanno le cose?
«Abbas può dire quello che vuole, noi qui stiamo lavorando alla formazione di un governo di unità, di consenso. Più che le affermazioni del Presidente in questo senso importa quello che dice il suo partito, che siede qui con noi per i negoziati. L’accordo per il governo c’è e non sarà un governo di tecnici, ma fatto di figure non eccessivamente prominenti a livello politico e proposte dai partiti. Su alcuni punti esistono accordi presi precisi, come l’identificazione di una data per le elezioni presidenziali e per il rinnovo del Consiglio Legislativo palestinese, da tenersi nello stesso giorno, intorno al 21 gennaio del prossimo anno. Abbiamo anche concordato sui compiti che avrà il nuovo governo di unità nazionale».
Hamas in questa fase si mostra collaborativo?
Sì. Anche se su alcuni punti abbiamo raggiunto un accordo, manca l’accordo di transizione per il funzionamento del Consiglio Legislativo Palestinese, il modo in cui dev’essere riorganizzato il sistema elettorale, la riforma degli apparati di sicurezza che vanno diciamo “denazionalizzati” e il programma politico del nuovo governo. Ma, come dicevo, molti dettagli sono già finalizzati. I vari comitati hanno terminato i lavori e qui al Cairo ora è ancora riunito il comitato guida che include i leader di tutti i partiti.
Parliamo del nuovo governo israeliano. Ci parlerete?
Non possiamo. Sono loro che non vogliono parlare, non solo con noi ma con nessuno, per come si presentano. Non vogliono la soluzione dei due Stati. Con questo governo razzista e di destra non ci sono speranze per la pace.
Cosa vi aspettate dalla comunità internazionale?
Che accetti il nuovo governo di unità nazionale senza se o ma, di non isolarci come è accaduto in passato. E che faccia pressioni su Israele, che col varo del governo Netanyahu in cui siede uno come Lieberman che si sta muovendo su una strada che annulla le possibilità di pace.
Per ottenere maggiori pressioni su Israele, non sarebbe stata una mossa vincente, in questa fase, liberare Shalit?
Guarda che io sono qui al Cairo e conosco i dettagli della faccenda. Hamas è pronto in ogni momento a liberare Shalit. La palla è in campo israeliano. Se volessero potrebbero avere Shalit domani. Olmert sta prendendo in giro tutti. E’ un imbroglione. Ha promesso di procedere in un certo modo e poi ha ritrattato. L’accordo poteva essere chiuso lunedì. La verità è che Olmert non ha il coraggio di finalizzare l’accordo. Non vuole prendersi la responsabilità.
Karen Abu Zayd, la Commissaria Generale dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel vicino oriente, ha dichiarato, parlando a Nablus, che il mancato rilascio di Shalit comporterà il mantenimento della chiusura di Gaza. Su questo dovrà rispondere la comunità internazionale. C’è o no? L’assedio di Gaza è un prolungamento della guerra. Se Israele non apre le frontiere i soldi stanziati dall’occidente e dai paesi arabi saranno stati buttati. Ripeto, gli israeliani possono riavere Shalit se rilasciano 430 prigionieri palestinesi. Nelle carceri israeliane ce ne sono più di 11mila. E’ troppo?
Solana ha detto al premier designato che senza la soluzione dei due Stati cambia la politica europea verso Israele…
Non sono per niente contento di Solana, che durante la guerra a Gaza non ha saputo prendere una posizione. Rispetto alle cose che ha detto sul nuovo governo israeliano, dovrebbe anche dire, a priori e per qualunque governo, l’Europa non avrà niente a che fare con Israele finchè continua a costruire insediamenti.
Ha fiducia nell’amministrazione Obama rispetto al processo di pace?
Non so. Obama ha dato un segnale molto buono con la nomina di Mitchell. Ma devono fare di più. Anzitutto bisogna vedere che piega prendono rispetto a questo nuovo governo di destra.
Fonte: Liberazione
18 marzo 2009