Israele, chiuse testimonianze per il processo Corrie


NEAR EAST NEWS AGENCY


Per i familiari della giovane, uccisa da un bulldozer israeliano a Gaza nel 2003, l’esercito è in possesso di documentazione video non consegnata alla Corte. “Gli ufficiali israeliani pronti a proteggere lo stato, anche a spese della verità”, afferma Cindy Corrie.


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Israele, chiuse testimonianze per il processo Corrie

Quindici udienze, oltre 2000 pagine di trascrizioni in aula, 15 testimoni dell’esercito israeliano e 4 testimoni oculari, attivisti pacifisti del gruppo International Solidarity Movement per un processo che va avanti da 16 mesi. Si è conclusa domenica 10 luglio la  prima fase del processo civile intentato dalla madre e dal padre di Rachel Corrie, Cindy e Craig, contro lo Stato di Israele e il Ministero della Difesa, una accusa presentata nel 2005 anche se le sedute in aula sono state avviate a marzo del 2010 presso la Corte Distrettuale di Haifa. Non solo – come previsto – l’ultimo testimone, l’ex colonnello a capo dell’unità presente a Gaza nel 2003, la Divisione della Brigata Sud, Pinhas Zuaretz, detto Pinky, non ha portato alcuna novità, ma secondo i genitori della giovane attivista di Olympia, uccisa a soli 23 anni, il 16 marzo 2003, i vertici militari israeliani sarebbero in possesso di altre testimonianze video, girate dalla videocamera di sorveglianza,in aggiunta a quelle consegnate alla Corte, che mostrerebbero chiaramente le immagini in cui un bulldozer Caterpillar D9R schiaccia il corpo di Rachel. “Esistono altri video – hanno detto Cindy e Craig Corrie – nel corso di una conferenza stampa tenutasi lunedì all’American Colony di Gerusalemme -e non solo quello in bianco e nero fornito dall’esercito che mostra immagini solo prima e dopo l’uccisione di Rachel”. I due cittadini americani affermano infatti che altre immagini sono state usate in un documentario andato in onda in un canale della Tv israeliana: in questo video, il corpo di Rachel apparirebbe da un’altra prospettiva rispetto a quella segnalata dagli ufficiali israeliani.
Anche la testimonianza del colonnello “Pinky”, prima anticipata a aprile e poi posticipata su richiesta dell’avvocato dei Corrie per dar modo di prepararsi per il controinterrogatorio, non ha aggiunto alcuna novità a quanto già sostenuto da tutti gli altri testimoni (israeliani) ascoltati nelle udienze, per la maggior parte identificati solo con le loro iniziali e apparsi in udienza dietro pannelli di legno, a protezione della loro identità. “Le truppe sotto il suo comando – hanno detto i Corrie – sono responsabili per le azioni che hanno condotto all’uccisione di Rachel”. “ La sua testimonianza avrebbe potuto far luce non solo su queste azioni ma anche su come l’esercito in quanto potere occupante , non è in grado di proteggere le vite umane né la proprietà”, della popolazione che occupa. Il Colonnello Zuaretz, ha dichiarato alla Corte che Rafah nel 2003 era “una zona di guerra” e “persone ragionevoli non avrebbero dovuto trovarsi lì a meno che non avessero avuto come obiettivo quello di attaccare le nostre forze (militari ndR)”, aggiungendo che persone come Rachel Corrie, degli ISM, erano lì “per aiutare i terroristi”.
“Dopo 8 anni, la nostra famiglia è costretta ad assistere a lunghe udienze in aula – ha  scritto Cindy Corrie in un articolo apparso l’8 luglio sul britannico Guardian a sostegno della Freedom Flotilla 2 – in cerca di quella giustizia che il governo USA non è in grado di garantire, anche se non fa alcuna fatica a inviare a Israele 3 miliardi di dollari in armi”. Nell’articolo, la donna denuncia la collusone del governo di Washington con l’assedio a cui Israele sottopone la popolazione palestinese della Striscia di Gaza.
L’indagine militare interna, mai resa pubblica né consegnata non solo alla famiglia ma nemmeno al governo USA, ha concluso che i due soldati alla guida del bulldozer non avrebbero visto la giovane donna, sollevandoli quindi da qualsiasi accusa, e chiudendo il caso. Il verdetto finale della Corte di Haifa, si avrà invece solo in aprile 2012 “Dopo più di un anno di udienze, siamo allo stesso punto in cui eravamo all’inizio del processo – davanti ad un muro fatto dagli ufficiali israeliani pronti a proteggere lo stato a tutti i costi, anche a spese della verità”, ha dichiarato alla stampa Cindy Corrie.

Fonte: Nena News

13 luglio 2011

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