Iran, strage di pasdaran. Teheran accusa GB e Usa


Roberto Monteforte


Kamikaze fa strage di Guardiani della rivoluzione in Iran. Tra le quarantanove vittime il numero due della milizia pasdaran. La rivendicazione di un gruppo sunnita. Le accuse di Teheran: mandanti Usa e Gran Bretagna


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Iran, strage di pasdaran. Teheran accusa GB e Usa

Attacco kamikaze e strage con vittime eccellenti ieri nel sud est dell’Iran, nella regione Sistan-Balucistan al confine col Pakistan fa alzare di molto la tensione tra Teheran, il Pakistan e l’Occidente. Mentre sono ancora calde le polemiche per il dopo elezioni dell’estate scorsa e non è chiaro l’esito della strategia della mano tesa verso Teheran seguita dal presidente statunitense Barack Obama, un attentato suicida che miete vittime illustri – sette generali dei Guardiani della rivoluzione, tra cui il numero due della milizia, e almeno quarantacinque tra miliziani e civili – rischia di rompere la via del negoziato.
Un kamikaze si è fatto esplodere in una strada della città di Sarbaz, nella provincia del Sistan-Baluchistan, dove è forte la presenza sunnita ed opera il gruppo separatista sunnita Jundullah (Soldati di Dio). Tra i morti figurano il generale Nurali Shushtari, comandante vicario delle forze di terra dei Guardiani della rivoluzione, e il generale Mohammadzadeh, comandante dei Pasdaran per il Sistan-Baluchistan.

SETTE GENERALI PASDARAN UCCISI

Un colpo duro per il regime di Teheran. Secondo le autorità iraniane non ci sarebbero dubbi sugli autori dell’atto terroristico. Vi sarebbe la rivendicazione proprio del gruppo separatista sunnita Jundullah di etnia baluchi, considerato alleato dei talebani in Afghanistan, vicino ad al Qaeda, ai servizi segreti pachistani e alle potenze occidentali. I Jundullah non sarebbero nuovi ad azioni terroristiche. Formatosi nel 2002, composto da 100 elementi, il gruppo è molto attivo nella regione al confine con il Pakistan e per Teheran sarebbero evidenti i collegamenti con l’amministrazione Usa che lo userebbero per creare instabilità nella Repubblica islamica.
Un’azione terroristica diretta dall’estero. Lo ribadisce nella sua durissima condanna il presidente Ahmadinejad che chiama in causa la responsabilità di «agenti stranieri». In Parlamento, il presidente dell’Assemblea, Ali Larijani è stato ancora più esplicito. Ha detto di considerare gli Usa responsabili della strage. «Questo attacco terroristico è il risultato dell’azione degli Stati Uniti». «È un segno dell’animosità dell’America nei nostri confronti. Obama ha detto di averci teso la mano, ma con quest’azione se l’è bruciata». Un’accusa rilanciata dai media iraniani per i quali i kamikaze sunniti sarebbero stati armati dagli Usa ed anche dalla Gran Bretagna. «In un futuro non troppo distante ci prenderemo la nostra rivincita» è stata la minaccia dei Pasdaran. La regione del Baluchistan, hanno aggiunto, «sarà liberata dai terroristi e dai criminali».
Questo malgrado dalla Casa Bianca sia arrivata una ferma condanna del sanguinoso attentato e l’assicurazione di essere estranei all’accaduto. Le notizie di un coinvolgimento di Washington nell’attacco in cui sono stati uccisi sei alti ufficiali dei Pasdaran sono «completamente false», ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato. «Condanniamo questo atto terroristico e piangiamo la perdita di vite innocenti» ha aggiunto, «le notizie di un presunto coinvolgimento degli Stati Uniti sono completamente false». Una precisazione che non ha placato le polemiche.

PASSO VERSO IL PAKISTAN

Alle accuse sono seguite, infatti, gli atti formali. Per ora contro il Pakistan. Il ministro degli esteri iraniano ha convocato l’incaricato d’affari del Pakistan a Teheran. «Il ministero degli affari esteri – ha riportato la iraniana PressTv – ha detto di avere le prove del fatto che gli autori di questo attacco sono venuti in Iran dal Pakistan. Il diplomatico pachistano ha rassicurato Teheran che il suo Paese metterà in atto tutte le misure necessarie per rendere sicura la propria frontiera con l’Iran».
Monta il clima di tensione e questo potrebbe avere effetti negativi sul delicato incontro previsto per oggi a Vienna, dove dovrebbe iniziare il negoziato sul «dossier nucleare iraniano». Attorno al tavolo dovrebbero sedersi le autorità di Teheran e le principali potenze mondiali (Usa, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, più la Germania) per tentare di dare seguito al positivo incontro dello scorso primo ottobre a Ginevra. Ci si domanda se seguiranno i primi passi a quella politica della mano tesa voluta dal premier statunitense Obama visto che dopo l’attentato suicida di Baluchistan, il regime iraniano ha puntato il dito soprattutto contro Washington e Londra.      

Fonte: l'Unità

19 ottobre 2009

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