Intercettazioni, Fnsi verso lo sciopero "Sul ddl convergenze sciagurate"


Alessio Magro


Il presidente Roberto Natale: Politica compatta, una difesa feudale. Sindacato in tour: la gente è con noi. Tagli all’editoria: uno scandalo. Mafie, andremo a Casal di Principe. Rostagno: anche noi parte lesa.


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Intercettazioni, Fnsi verso lo sciopero "Sul ddl convergenze sciagurate"

Sciopero contro il ddl intercettazioni, caccia al consenso sociale e scorta mediatica per i cronisti minacciati. Avvio pirotecnico quello di Roberto Natale alla presidenza della Fnsi: "Siamo pronti a scioperare – rivela Natale – se il ddl intercettazioni non sarà modificato". Una battaglia che il sindacato dei giornalisti porta in piazza, con un tour già in corso. Senza trascurare il tema mafie, con una puntata a Casal di Principe per dare solidarietà concreta dopo l'ultima querelle aperta da Saviano.

Presidente, l'Fnsi ha già detto no al ddl intercettazioni. L'iter parlamentare, in questo caso, sarà breve. Opposizione costruttiva o barricate?
"Il disegno di legge, così com'è, è semplicemente inaccettabile. Sciopereremo, è già deciso, se il testo non sarà modificato. Manca solo la data. Nel frattempo il nostro impegno è tra la gente, in piazza per fare chiarezza su una vicenda che, lo dico con forza, riguarda tutto il Paese e non solo i giornalisti. E' un percorso di sensibilizzazione che facciamo insieme all'Ordine dei giornalisti e all'Unione dei cronisti. La gente è già con noi".

Non le sembra di peccare di ottimismo?
"Non credo. Siamo stati a Roma e Bolzano, Venezia, Napoli, Milano ecc. E la carovana proseguirà. Un viaggio positivo, la gente risponde, basta fare chiarezza. Noi diciamo una cosa semplice: crack Parmalat, Calciopoli, cliniche degli orrori, Vallettopoli, queste cose interessano o no? Bene, con il ddl Alfano tutte quelle vicende sarebbero rimaste top secret. Così il messaggio passa".

E basta a ridare credito alla "casta dei giornalisti"?
“Sono stati commessi degli errori. Tutti ricordano l’sms della Falchi a Ricucci. Ma si è anche sparato nel mucchio. Bisogna saper scindere quello che è il diritto alla privacy da quello che è il diritto ad essere informati. Messa così, la questione è semplice: nessuno vuole entrare nelle vite degli altri, e chi lo fa deve pagare. Non vogliamo però che in nome della privacy si metta il timbro della segretezza a vicende che vanno rese pubbliche per la loro portata. Insisto, mai come in questo caso ragioni di categoria coincidono con l’interesse generale: se passa quel testo ci rimetterà l’intero Paese.

Piena assoluzione per la categoria?
Dico che chi viola le regole deve essere punito. Non ci nascondiamo, ci sono giornalisti scorretti accanto ai cronisti in prima linea. E il grosso della stampa sottovaluta la propria funzione sociale, ad esempio sul tema mafie. La ricerca del consenso sociale ha anche l’obiettivo dare una scossa alla categoria. Un esempio: i giornalisti dovrebbero interrogarsi sul fatto che per riempire l’aula del processo d’appello ai Casalesi ci sia voluto un libro, sia pur dell’ottimo Roberto Saviano. Anche in questo caso, però, ad ognuno le proprie responsabilità: il giornalista Renato Farina è stato radiato, ma è poi finito in Parlamento”.

Resta un nodo: chi pagherà e come per le fughe di notizie, per le carte che escono dai tribunali e finiscono sui giornali?
“E’ un capitolo controverso. Su questo punto c’è stato uno scontro anche aspro con la magistratura. Se c’è chi prende le carte, c’è anche chi le dà. Occorre stabilire le reciproche responsabilità: non tolleriamo e non tollereremo perquisizioni nelle redazioni e in casa dei giornalisti indiziati per fughe di notizie. Una pratica vessatoria che ha purtroppo preso piede. S’indaghi piuttosto nelle procure. Chiederemo presto incontri urgenti con il ministro Alfano e con il Csm. Detto questo, non si può non rilevare che gli attacchi all’autonomia della magistratura e dei giornalisti hanno una matrice comune”.

Torniamo appunto alla politica. Uno scontro frontale col governo di centrodestra potrebbe essere letto come un intervento di parte.
“La linea della Fnsi è in piena continuità. Faremo sciopero e lo motiveremo con la nostra coerenza. Fu opposizione dura anche nella passata legislatura, quando ci schierammo con forza contro il ddl Mastella per gli stessi motivi. Niente sconti. Tra l’altro, quel testo ebbe un pericoloso passaggio alla Camera, approvato con sole sette astensioni. Il segno che sulla questione informazione il mondo politico si compatta”.

E’ la casta in azione?
“L’Fnsi dice che la convergenza sul ricorso al bavaglio ai giornalisti legittima le critiche alla casta della Politica e le rende estremamente fondate. E’ una compattezza sciagurata, una chiusura feudale. E’ la reazione alle inchieste che hanno violato i santuari della Politica. Il messaggio è chiaro: non ficcate il naso”.

La Fnsi ha deciso di intraprendere un’azione diretta sulla questione mafie, con un osservatorio ad hoc. Perché?
L’Osservatorio sui giornalisti minacciati dalle mafie sarà una sorta di scorta mediatica, per le grandi firme e per i cronisti di provincia. L’idea è del collega Alberto Spampinato, fratello del giornalista Giovanni ucciso dalla mafia.  Sarà impegno sul campo: dopo l'ultima querelle aperta da Saviano, l'Fnsi ha deciso di tenere una riunione della propria giunta a Casal di Principe. Un atto simbolico importante. E c’è anche il tema della notiziabilità: vogliamo imporre il tema mafie. Del resto faccio ancora fatica a credere che un omicidio passionale, un fatto privato sia più rilevante di un omicidio di camorra.

Presto partirà il processo Rostagno. Fnsi ed Ordine non si sono mai costituiti parte civile nei processi per gli 11 omicidi di giornalisti. Sarebbe un segnale forte.
Dico che se ci sono le condizioni giuridiche lo faremo, andremo in tribunale come parte lesa in ogni occasione.
 
Precariato. Senza tutele i giornalisti sono deboli.
Quello dei diritti è un ricatto permanente. Il precariato è uno dei punti fondamentali della proposta Fnsi per il rinnovo del contratto, scaduto da tre anni e mezzo. La soluzione che proponiamo è quella dei bacini: agli editori diciamo di ampliare l’offerta verso i nuovi media, in cambio di una qualità professionale crescente. Ecco questo è il nodo: la specializzazione è un valore aggiunto. Un paradosso: è la Fnsi e non la Fieg a chiedere più qualità professionale.

Ma i tagli all’editoria rischiano di vanificare ogni tentativo di razionalizzazione del mercato.
Un attacco inaccettabile. Uno scandalo. Ad essere colpita sarà la stampa medio-piccola, mentre i grandi  editori manterranno icontributi indiretti, il grosso della spesa. Cadranno tutte quelle riviste di nicchia, la stampa di partito, le edizioni del non profit, indispensabili per arricchire l’informazione. Ci tengo a dirlo: noi a differenza di Grillo non riteniamo che i contributi pubblici siano uno spreco tout court. Si faccia attenzione, senza contributi solamente chi ha capitali  potrà permettersi una testata. E lo farà per interesse di scuderia. Un effetto paradossale per chi dice di lottare in nome dell’autonomia dell’informazione.

Ultimo punto. L’Italia resta indietro nelle classifiche sulla libertà di stampa. Che responsabilità hanno i giornalisti?
E’ una questione strutturale, solo il legislatore può modificarla. Parlo della concentrazione pubblicitaria nelle tv, parlo del ddl intercettazioni ecc. A noi compete di stare accanto a tutti i colleghi che tengono o vorrebbero tenere la schiena dritta. Con i contratti e con la riforma dell’Ordine. Vogliamo che l’accesso alla professione passi dalla formazione universitaria, per garantire trasparenza e qualità. Vogliamo una deontologia professionale più incisiva e auto sanzioni pronte ed efficaci. Vogliamo soprattutto valorizzare il nuovo che avanza. E’ ormai indispensabile parlare di giornalismi. Non esistono solo le grandi redazioni. Libertà di stampa vuol dire sostenere il fiorente mondo delle voci piccole e piccolissime. Fanno giornalismo di qualità in maniera crescente e fanno rete. Il sindacato, sia pur in ritardo, ha aperto gli occhi.

Fonte: Liberainformazione.org

settembre 2008

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