Intercettazioni Berlusconi-Saccà. Chi è il ”padrone” della Rai?


Articolo 21


Secondo Giuseppe Giulietti, l’affermazione di Berlusconi che per lavorare in RAI occorra "prostituirsi o essere di sinistra" è totalmente "offensiva nei confronti di quelle donne e di quegli uomini (e in Rai sono molti) che di sinistra non sono e che non hanno mai deciso di prostituirsi a nessuno, neppure al "capo dei capi".


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Intercettazioni Berlusconi-Saccà. Chi è il ''padrone'' della Rai?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La RAI è “di tutti”, abbonati e Parlamento, e anche “di più”! Soprattutto, dopo le ultime registrazioni telefoniche intercettate tra il capo dell’opposizione e “padre-padrone” di Mediaset con il supermanager della RAI, il responsabile di RAI Fiction Agostino Saccà, l’azienda pubblica di Viale Mazzini sembra essere ancora nell’area di sudditanza del Cavaliere di Arcore, come se le leggi ( anche la pur deprecata Gasparri) non esistessero, come se l’autonomia e indipendenza aziendale fosse una fugace chimera, alla quale appigliarsi da parte di quanti ancora illusi credono nel rispetto delle regole del mercato… Secondo Giuseppe Giulietti, l’affermazione di Berlusconi che per lavorare in RAI occorra “prostituirsi o essere di sinistra” è totalmente “offensiva nei confronti di quelle donne e di quegli uomini (e in Rai sono molti) che di sinistra non sono e che non hanno mai deciso di prostituirsi a nessuno , neppure al “capo dei capi “.

La RAI è “di tutti”, abbonati e Parlamento, e anche “di più”! Soprattutto, dopo le ultime registrazioni telefoniche intercettate tra il capo dell’opposizione e “padre-padrone” di Mediaset con il supermanager della RAI, il responsabile di RAI Fiction Agostino Saccà, l’azienda pubblica di Viale Mazzini sembra essere ancora nell’area di sudditanza del Cavaliere di Arcore, come se le leggi ( anche la pur deprecata Gasparri) non esistessero, come se l’autonomia e indipendenza aziendale fosse una fugace chimera, alla quale appigliarsi da parte di quanti ancora illusi credono nel rispetto delle regole del mercato.

I due parlano di persone e di organismi interni alla RAI come se giocassero a scacchi: pedine da spostare, da muovere secondo gli interessi politici e personali. Cena del lunedì nella villa di Arcore di Berlusconi con il leader della Lega, Bossi, e la sua “soldatessa” (definizione testuale di Berlusconi!) Bianchi Clerici, membro del CDA, per decidere di programmi da mandare in onda e di altre decisioni operative da prendere a Viale Mazzini. Raccomandazioni di giovani attrici da inserire nei cast di qualche fiction, come pedine di scambio per ottenere favori politici da qualche seatore, in funzione del voto al Senato contro il governo Prodi ( la celebre “spallata” poi non riuscita!). Progetti futuri personali per creare un “polo produttivo” in Calabria, dove fare programmi e fiction per le TV pubblica e privata. Richiamo all’ordine dei consiglieri “della maggioranza”, di centrodestra ovviamente, perché non facciano “stronzate”.
C’è di tutto e di più perché le Autorità di controllo, Antitrust e Agcom, leggano, ascoltino le registrazioni e di conseguenza intervengano rapidamente per adottare i provvedimenti del caso.
Siamo di fatto in pieno conflitto di interessi! E’ la prova provata di quanto andiamo dicendo e scrivendo da alcuni anni sulla “sovranità limitata” della RAI, l’aquiscienza di alcuni alti vertici di Viale Mazzini al potere berlusconiano e agli stessi interessi del principale concorrente privato, Mediaset.
Non intendiamo valutare gli eventuali risvolti penali del contenuto di queste conversazioni, ma possiamo e dobbiamo trarre giudizi su come siano state calpestate alcune leggi di sistema (seppure criticabilissime, ma pur sempre in vigore) e le regole della libera concorrenza.
Ormai è tutto chiaro: in RAI, da quando il “regime berlusconiano” si impadronì agli inizi del 2002 di tutto il vertice, per poi dare sfogo alle “purghe interne” attraverso l’editto bulgaro e le rimozioni, emarginazioni di giornalisti, dirigenti, autori, produttori, registi, e con procedimenti interni di censure per le critiche di chi “non piegava la schiena” ( come l’ormai famoso Loris Mazzetti, il più stretto collaboratore di Enzo Biagi, ancora oggi sotto processo disciplinare), a Viale Mazzini insomma ha operato un nutrito gruppo di supermanager negli interessi del principale concorrente privato, di proprietà dell’allora Presidente del consiglio Berlusconi.
In altri enti pubblici e privati radiotelevisivi europei quello che sta emergendo dalle intercettazioni, pubblicate nell’ultimo mese, basterebbe per far dimettere subito questi dirigenti, al di là dei risvolti penali o civili. Altro che aspettare le pur debite inchieste interne, che seguono ritmi lenti e lasciano il tempo per eventuali transazioni tra indagati e azienda! Garantire l’onorabilità dei dirigenti coinvolti è un dovere-diritto, ma intanto andrebbe tutelata anche quella delle migliaia di dipendenti che nell’azienda di Viale Mazzini lavorano onestamente, difendendo professionalità e autonomia dell’azienda.
In Europa, ma anche per le severe legislazioni antitrust americane e canadesi, quello che sta emergendo avrebbe spinto l’esecutivo o i legislatori a provvedere repentinamente per cambiare il sistema per combattere sia il macroscopico conflitto di interessi ( evidentemente non contrastato con la “legge ad personam” Frattini), sia la “governance” della RAI, troppo esposta agli appetiti dei partiti di governo.
Invitiamo i nostri lettori ad ascoltare la registrazione “agghiacciante” tra Berlusconi e Saccà per comprendere appieno i toni e l’impudenza con le quali due “uomini di potere” pensano di fare e disfare le sorti di un Servizio pubblico.
Non a caso Berlusconi è intervenuto con superbia e arroganza contro le intercettazioni, senza negare nulla, ma rivendicando la giustezza dei suoi comportamenti: “Lancio un appello a tutti gli italiani che non si sentono più nè liberi nè sicuri quando parlano al telefono: li invito a unirsi insieme per portare al governo del Paese con il Popolo della Liberta, che come prima legge porterà la possibilità, per questi signori della pubblica accusa, di disporre intercettazioni solo per i reati veramente gravi, quelli con pene dai 15 anni in su. C'è di tutto qua, a cominciare dalla follia di una indagine aperta su un caso che non esiste. In Rai si lavoro solo se ti prostituisci o se sei di sinistra. Mettere a conoscenza di tutti ciò che si dice al telefono, parlando liberamente, significa un violento attacco all'intimità, al diritto alla privacy di ciascuno. Una cosa veramente. Parlare al telefono ha molto spesso delle zone oniriche e riportare su un giornale quel che si dice in queste circostanze può esporre al pubblico ludibrio. Pensate a chi e' meno fortunato di me. Può avere la vita rovinata. Pensate ai ricatti che si possono fare”.
Alle invettive del “Caudillo meneghinio” controbatte il Segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti RAI, Carlo Verna: “Mai più soldati o soldatesse che per definizione prendono ordini. Il termine che un generale della politica utilizza è assolutamente efficace per rendere chiara all'opinione pubblica la vergogna che la mancanza di indipendenza determina nel servizio pubblico radiotelevisivo, a danno di tutti. La telefonata tra Sacca' e Berlusconi non lascia adito a dubbi. Non è di secondo piano l'amara constatazione che l'interlocutore politico in questo caso è anche il principale concorrente della Rai. Le ulteriori dichiarazioni di Berlusconi sono solo la rabbia di chi è stato preso con le mani nel barattolo di marmellata. Un intreccio senza fine e senza pudore, che interpella tutte le autorità morali e di garanzia di questo Paese”.
Per la capogruppo alla Camera di Sinistra Democratica, Titti Di Salvo: “Il conflitto di interessi e' la riforma prioritaria, alla luce delle dichiarazioni di Berlusconi sulla Rai, che mostrano l'inquietante sistema di potere di Berlusconi sul sistema televisivo. Siamo costernati per la gravità delle affermazioni di Berlusconi. Sentendosi attaccato non trova di meglio da fare che insultare in modo becero e pateticamente maschilista le professioniste e i professionisti che lavorano alla RAI. Affermare poi che la RAI sia poi occupata dalla sinistra e' ridicolo: gli italiani si sono accorti che è venuto finalmente alla luce il suo inquietante sistema di potere sul sistema televisivo, sia pubblico che privato. Avevamo fatto bene ad avvertire tutti del fatto che si poteva avere scarsa fiducia in Berlusconi: ancora una volta conferma che la sua cultura democratica e' sempre subordinata ai suoi interessi personali”.
Secondo il portavoce di Articolo 21 e deputato del PD, Giuseppe Giulietti, l’affermazione di Berlusconi che per lavorare in RAI occorra “prostituirsi o essere di sinistra” è totalmente “offensiva nei confronti di quelle donne e di quegli uomini (e in Rai sono molti) che di sinistra non sono e che non hanno mai deciso di prostituirsi a nessuno , neppure al “capo dei capi “. Siamo certi che il gruppo dirigente della Rai” – aggiunge Giulietti- “senza distinzione alcuna, vorrà tutelare le tante persone pesantemente insultate ed offese , a cominciare dallo stesso Direttore Generale Cappon, che ha avuto il solo torto di non prestarsi ad accordi di cartello, ad alleanze improprie ed a ogni tentativo di “prostituire” (per usare l’espressione berlusconiana) la Rai ai voleri della concorrenza. Le vicende di queste ore confermano che il conflitto di interessi è una piaga purulenta che continua ad ammorbare la vita politica italiana”.
Ma Giulietti va oltre all’ira funesta del “feroce Saladino” di Arcore e scopre il vero obiettivo delle invetive di Berlusconi: “E’ il Direttore generale della Rai. Il messaggio e' chiaro, e mira a spingere Cappon a bloccare l'inchiesta interna avviata dalla Rai, dopo la pubblicazioni sui giornali delle intercettazioni dei dirigenti di viale Mazzini delle ultime settimane. Berlusconi minaccia il DG ricordandogli, come dice Agostino Saccà, il fatto che “noi abbiamo la maggioranza dei cinque in Cda”. Per il resto, che il cavaliere abbia sostenuto che per lavorare in Rai bisogna farsi raccomandare o prostituirsi mi sembra un invito alla Bergamini e a Saccà a trovarsi un buon avvocato per tutelare la propria immagine e onorabilità".
E sentitasi oltraggiata e ferita nel profondo, la RAI questa volta mostra la schiena dritta e respinge le accuse del Berlusconi “infuriato” al mittente, con un comunicato che prende le difese dei suoi dipendenti: “Di fronte ad accuse indiscriminate e dai toni inaccettabili, la Rai ribadisce la piena fiducia nei propri dipendenti e collaboratori, nelle loro capacità professionali e nel loro costante e reale impegno per il miglioramento del Servizio Pubblico radiotelevisivo”.

Fonte: Articolo21

20 dicembre 2007

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