Immigrazione, medici e associazioni: «Con le denunce a rischio la salute pubblica»
Tullia Fabiani
In una lettera firmata da oltre 700 ricercatori «la comunità scientifica dell’Iss esprime forte preoccupazione, per ragioni di salute pubblica, circa la possibilità che il provvedimento in questione possa essere approvato anche alla Camera e divenire legge dello Stato».
Guardano alla medicina, alla sanità pubblica. E da questo punto di vista, scientifico, i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) sono preoccupati per le conseguenze che potrà avere sulla salute pubblica la possibilità che i medici possano denunciare gli immigrati irregolari, prevista nel disegno di legge sulla sicurezza. In una lettera firmata da oltre 700 ricercatori «la comunità scientifica dell'Iss esprime forte preoccupazione, per ragioni di salute pubblica, circa la possibilità che il provvedimento in questione possa essere approvato anche alla Camera e divenire legge dello Stato».
Il provvedimento, rilevano, rischia di vanificare «molte delle funzioni e delle attività che il Paese affida all'Iss» in difesa della salute pubblica. «Funzione primaria dell'Istituto – rilevano – è infatti la sorveglianza e la promozione dello stato di salute della popolazione presente sul territorio nazionale, indipendentemente dallo stato di cittadinanza e dal diritto di presenza». Il rischio, osservano gli autori della lettera, è compromettere l'accuratezza, tempestività ed efficienza dei sistemi di sorveglianza epidemiologica, come «requisiti essenziali per identificare eventuali fattori di rischio per la salute umana».
Per i ricercatori modificare la normativa vigente «potrebbe determinare il mancato ricorso ai servizi sanitari pubblici della popolazione senza permesso di soggiorno, non solo per problemi acuti di salute ma anche per le routinarie attività di prevenzione e promozione della salute», come nel caso delle vaccinazioni o della cura dei casi di tubercolosi «che, se non trattati, potrebbero generare focolai epidemici sia negli adulti sia nei bambini».
E a contestare ancora il provvedimento,anche se da un punto di vista diverso, ed esclusivamente umano, sono le associazioni cattoliche: l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ha promosso giovedì mattina davanti alla Camera un sit-in di protesta contro il ddl 773 sull'immigrazione. «Il sit in – ha spiegato al don Aldo Bonaiuto, dell'associazione – non è che la prima di una serie di iniziative che intendiamo promuovere per chiedere il riesame dell'impianto complessivo del ddl 733 sull'immigrazione irregolare. Non ci arrenderemo – ha aggiunto don Bonaiuto – all'idea di vedere l'immigrato irregolare abbandonato a se stesso o considerato un sorvegliato speciale».
«Ci inorridisce – ha poi proseguito – la cultura del sospetto che il ddl vuole diffondere e che farà sì che le nuove generazioni guarderanno con ripugnanza allo straniero, identificando chi è ancora sprovvisto di documenti con il criminale; una cultura che verrà a creare una profonda spaccatura nella società». All'iniziativa – riferisce il Sir – hanno dato il proprio appoggio diversi parlamentari. Già giovedì l'Associazione, insieme ad Acli, Caritas, Centro Astalli, Fondazione Migrantes e Sant'Egidio, ha incontrato i membri della commissione Affari costituzionali e i capigruppo alla Camera per chiedere modifiche al testo del ddl sulla sicurezza.
Fonte: L'Unità
26 febbraio 2009