Immigrati irregolari: spesi oltre 1,6 miliardi per le “politiche del rifiuto”
Redattore Sociale
Il rapporto “Costi Disumani” di Lunaria calcola la cifra dal 2005 al 2012 sommando gli stanziamenti di Stato italiano e Ue. A fronte delle ingenti risorse, su oltre 500 mila irregolari solo il 39 per cento sono stati allontanati dal territorio nazionale.
La spesa pubblica per il capitolo del contrasto all’immigrazione irregolare, dal 2005 al 2012, ammonta ad almeno un miliardo e 668 milioni di euro, di cui 1,3 miliardi stanziati dallo Stato italiano e 281,3 milioni dall’Unione Europea. A tirare le somme non è la pubblica amministrazione, ma l’associazione Lunaria, che ha redatto il rapporto “Costi disumani” con il supporto di Open Society Foundations. Dalla ricerca emerge la scarsa trasparenza e “reticenza delle autorità competenti, in particolare il ministero dell’Interno, a fornire dati e informazioni a soggetti terzi”. Anche a causa della frammentazione delle fonti di finanziamento è difficile avere un quadro chiaro della situazione.
A queste risorse devono infatti aggiungersi quelle per il funzionamento dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, per le quali non è possibile stimare la quota direttamente connessa con le attività di contrasto promosse dall’Italia. A fronte dell’ingente spesa pubblica, i risultati delle “politiche del rifiuto” sono limitati e inefficaci. Il Rapporto si basa sull’esame di documenti ufficiali italiani, comunitari e internazionali, di testi e rapporti pubblicati da centri studi e organizzazioni della società civile nazionale ed europea. Si tratta della prima parte di una ricerca che si propone di operare un confronto tra le risorse pubbliche investite per il contrasto e quelle stanziate per promuovere interventi di accoglienza e di inclusione. Questa seconda parte sarà oggetto di un secondo rapporto, non ancora pubblicato.
Di questi costi, la quota più grossa, oltre un miliardo, è destinata ai centri di accoglienza e ai centri di detenzione amministrativa per migranti. In particolare i Centri di identificazione e di espulsione non sono efficaci per il contrasto all’immigrazione irregolare ed espongono i migranti a gravi violazioni dei diritti umani “che non sono accettabili in uno Stato di diritto”. Pertanto è urgente chiudere i Cie, conclude il rapporto. Lunaria ribadisce così la richiesta già fatta da molte Ong e associazioni della società civile sul sistema della detenzione amministrativa dei migranti irregolari. Il Rendiconto Generale dello Stato non consente di scorporare i costi relativi al funzionamento dei Centri di Identificazione ed Espulsione da quelli relativi al complesso del sistema di accoglienza degli immigrati irregolari ma la consultazione degli avvisi pubblici per l’affidamento della gestione, alcuni dati pubblicati dalla Corte dei Conti e la consultazione degli atti parlamentari porta a stimare una spesa minima annuale pari ad almeno 55 milioni di euro. Numeri alla mano, i Cie sono ben lontani dall’aver prodotto i risultati attesi: su 169.126 persone “transitate” nei centri tra il 1998 e il 2012, sono state soltanto 78.081 (il 46,2 per cento del totale) quelle effettivamente rimpatriate.
Il resto delle risorse sono state usate per il controllo delle frontiere esterne, per lo sviluppo dei sistemi tecnologici finalizzati a migliorare le attività di sorveglianza e di identificazione, per la realizzazione dei programmi di rimpatrio, per la gestione dell’intero sistema dei centri di accoglienza degli immigrati irregolari, per la cooperazione con i paesi terzi in materia di contrasto ai migranti.
Ma l’obiettivo del contrasto dell’immigrazione irregolare non è stato raggiunto, come dimostra il dato che tra il 1986 e il 2009 più di un milione e seicentomila persone straniere (1.661.291) sono state regolarizzate con le sanatorie. I migranti rintracciati in Italia in posizione irregolare sono stati 540.389 tra il 2005 e il 2011, con una tendenza decrescente nel corso del tempo: erano 119.923 nel 2005, sono diventati 47.152, meno della metà, nel 2011. E tra il 2005 e il 2011 i migranti che non hanno ottemperato all’espulsione sono stati il 60,3 per cento, pari a 325.806 persone, mentre i respinti alla frontiera sono stati il 13,6 per cento (73.563 persone), gli allontanati sono stati pari al 26,1 per cento (141.020). Nel complesso, quindi, coloro i quali sono stati allontanati dal territorio nazionale (tramite respingimenti alle frontiere e provvedimenti di espulsione) rappresentano il 39,7 per cento del totale dei migranti rintracciati in posizione irregolare. Tale incidenza, progressivamente decrescente tra il 2005 e il 2008, torna a crescere dal 2009, raggiungendo il 53,4 per cento nel 2011, anno della cosiddetta “emergenza Nord-Africa”. Infine, nel 2012 sono state oltre 134 mila le domande di emersione presentate, a soli tre anni di distanza dalla sanatoria precedente. (rc)
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Fonte: www.dirittglobali.it
30 maggio 2013