Immigrati come una catastrofe. Il Governo: stato d’emergenza
L'Unità
Ma chi? Ma dove? Quelli dei barconi? I rom? Le badanti ucraine e russe? Il Consiglio dei ministri di questo venerdì di fine luglio ha approvato la dichiarazione dello stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale per «il persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari».
Non bastavano le schedature etniche, la proposta delle impronte ai bambini rom- con le conseguenti condanne per razzismo da tutta Europa e le proteste delle associazioni laiche e cattoliche e del Vaticano -, non bastava il decreto sicurezza passato l'altro giorno in Parlamento con l'esercito a pattugliare le strade come nel Cile di Pinochet, non bastava l'aggravante di clandestinità al posto dell'impossibile istituzione del reato, che lede comunque l'articolo 3 della Costituzione. Adesso è stato decretato lo "stato di emergenza nazionale" per i "troppi" immigrati clandestini. Roba da stato di guerra, da terremoti – e infatti è stato prorogato anche lo stato d'emergenza a Catania in vigore dal 2002 – o altri cataclismi come uragani e tsunami.
Ma chi? Ma dove? Il Consiglio dei ministri di questo venerdì di fine luglio ha approvato la dichiarazione dello stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale per «il persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari».
Quelli dei barconi? I rom? Le badanti ucraine e russe? Non è specificato nel comunicato finale del Cdm né il premier -tra gag e boutade come quella di fare «una politica di sinistra», «a favore dei poveri» – ne ha parlato. Si dice solo che è stata estesa l'emergenza da quattro regioni a tutto il territorio nazionale. Si immaginano carichi di aiuti umanitari in arrivo, magari paracadutati, e raccolte di fondi. Ma per gli immigrati che arrivano sulle nostre coste.Oppure si immaginano poteri eccezionali al governo, per i quali il ministro Maroni potrà imporre la alla realizzazione di nuovi Cpt-lagher anche nelle regioni dove la popolazione e le istituzioni si oppongono.
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dice che nella decisione sullo stato di emergenza «risponde solo a esigenze organizzative ma non saranno coinvolte forze armate».
Ma il ministro Maroni, in una conferenza stampa, convocata sull'onda delle reazioni, cerca di ridimensionare: «E' solo una proroga di una proroga già approvata sia da Prodi che da Berlusconi e dunque non c'e niente da enfatizzare». Poi motiva il provvedimento «perché gli sbarchi sono raddoppiati nel primo semestre 2008 gli sbarchi clandestini sono passati 5.368 a 10.611 per questo motivo abbiamo ritenuto doveroso estendere nuovamente lo stato di emergenza su tutto il territorio», ma anche aggiunge «per proseguire l'attività di contrasto agli arrivi di clandestini e per garantire loro una assistenza adeguata». E sulla richiesta avanzata dal presidente della Camera Gianfranco Fini di riferire alla Camera dice «non ho difficoltà ad andare in Parlamento e riferirò alla Camera martedì 29 luglio per ribadire la necessità di questo intervento sarà anche un'occasione per aprire un dibattito su un tema su cui il precedente governo non ha avuto la sensibilità di farlo». Le polemiche quindi secondo il ministro sarebbero basate «su pregiudizi e falsità, degne della peggiore politica italiana».
Inoltre, approfittando dell'occasione il ministro annuncia l'invio alla Commissione europea «del primo rapporto sul censimento dei campi nomadi nel quale troveranno posto le linee guida emanate per i prefetti, tra la fine di luglio e i primi di agosto», spiegando di aver confermato la notizia incontrando giovedì a Bruxelles il commissario dell'Interno e della Giustizia, Jacques Barrot.
Tornando al provvedimento varato dal Cdm ha poi spiegato «L'unica modifica apportata alla proroga di Prodi è estendere l'emergenza a tutto il territorio nazionale: il decreto del Governo Prodi la restringeva a Sicilia, Calabria e Puglia ma, essendo raddoppiati dal 2007 gli extracomunitari giunti in Italia, limitare l'emergenza a quelle tre regioni voleva dire non poter dare assistenza e accoglienza a quei clandestini». E sulla questione sbarchi aggiunge: «Stiamo lavorando affinchè la Libia dia il via libera all'accordo, dopodichè il problema degli sbarchi si risolverà». Infine, Maroni ha detto di aver telefonato al Presidente della Repubblica per informarlo del provvedimento preso e inviato tutta la documentazione. «Per me la questione è chiusa», ha aggiunto ancora il ministro Maroni, che la prossima settimana riferirà in Parlamento così come richiesto: «Ma penso che il dialogo con l'opposizione sia difficile quando si usano questi toni».
E guardacaso i toni che non sono piaciuti al ministro sono quelli critici: dal Pd arrivano richieste di spiegazioni e critiche durissime. Il ministro dell'Interno del governo ombra del Pd Marco Minniti pone una necessità: «Poichè non è una decisione ordinaria, è assolutamente necessario che il governo spieghi immediatamente al Paese e al Parlamento le ragioni, le modalità e la finalità di tale iniziativa». Inoltre è evidente il fallimento di una certa politica:«Ho la sensazione – nota Minniti – che si continui, da parte di esponenti di questa maggioranza, a non comprendere che la politica degli annunci e delle emergenze urlate non funziona. Infatti, nonostante le durissime dichiarazioni di questi giorni, gli sbarchi sulle nostre coste sono triplicati rispetto all`anno scorso. Così – conclude l`esponente del Pd – si finisce soltanto per aumentare la preoccupazione e l`insicurezza della gente, esattamente l'opposto di quello che si dovrebbe fare». A proposito dell'intervento alla Camera, Minniti precisa: «Che l`opposizione chieda al governo di chiarire, non conoscendole, le ragioni e le finalità dei suoi provvedimenti, soprattutto su tematiche così delicate, non solo è un diritto, ma un sacrosanto dovere. D`altro canto – aggiunge – testimonianza di ciò è la tempestività con la quale il presidente della Camera Gianfranco Fini ha prontamente chiesto al governo di riferire in aula. Esempio di mala politica – conclude – è invece lasciare per cinque ore il Paese senza informazioni su questioni di straordinaria rilevanza e sensibilità».
Il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola esprime preoccupazione e annuncia reazioni istituzionali: «Stiamo scivolando passo dopo passo fuori dalla democrazia. Questo è un pezzo di fascismo. Io da presidente della Regione proporrò alla conferenza dei presidenti di impugnare questa decisione davanti alla Corte Costituzionale». Mentre Paolo Ferrero, ex ministro della Solidarietà sociale parla di «decisione gravissima che segnala anche il fallimento della legge Bossi-Fini. E dal congresso di Rifondazione comunista a Chianciano, arriva un ordine del giorno contro la decisione del governo, votato all'unanimità.
Biasimo sull'operato del governo anche dall'Udc: per il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione «l'Italia non ha bisogno di provvedimenti disumani e straordinari, ha bisogno di una legge severa e giusta capace di punire i colpevoli e tutelare chi viene qui per lavorare».
Sicuramente lo stato d'emergenza piacerà invece al collega di partito del ministro, il leghista amico dell'estrema destra neonazista Mario Borghezio per il quale l'equazione è semplice: «Immigrazione selvaggia uguale diffusione di malattie, quest'equazione – sostiene – si sta dimostrando ogni giorno più vera. Sarebbe ora che anche l'Europa se ne rendesse responsabilmente conto, abbandonando la linea buonista che, su questo terreno, diventa foriera di pericoli per la salute di tutti».
Una linea contro la quale lavorano varie associazioni, a cominciare dall'Arci: «Il Governo, invece di parlare di uno stato di emergenza nazionale che in realtà non esiste, dovrebbe dare risposta ad altre gravi urgenze»: così Paolo Beni, presidente nazionale Arci, e Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci, commentano la decisione del Consiglio dei ministri. «L'unica emergenza – precisano – è la mancanza di politiche di accoglienza». Secondo l'Arci, infatti, con il Pacchetto sicurezza e i provvedimenti contenuti nel maxiemendamento alla manovra economica, l'Italia «è un paese meno libero e meno sicuro».
L'insieme di questi provvedimenti, secondo l'Arci, porterà a un «aumento del disagio sociale e dello sfruttamento dei lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto del lavoro nero, favorendo una situazione di illegalità diffusa». Se oggi in Italia c'è un'emergenza, conclude l'Arci, «è quella legata al disastro del decreto flussi che non si chiuderà prima del 2010, quella delle procedure del sistema per il rinnovo dei permessi di soggiorni che si è inceppata, quella della mancanza di un sistema di accoglienza adeguato che lascia per strada migliaia di rifugiati».
Per questo l'Arci chiede che in autunno «si apra una stagione di mobilitazione che imponga il rispetto dei diritti delle persone, ripristini le condizioni del confronto civile e freni il razzismo istituzionale».
Anche il Naga (Associazione di assistenza socio-sanitaria e per i diritti di stranieri e nomadi) esprime stupore per la decisione del Consiglio dei Ministri. Nell'ultimo quindicennio, dicono, sono entrati in Italia, in media, almeno 150.000 cittadini stranieri all'anno, persone «che a causa dell'insensato meccanismo di criminalizzazione dovuto all'attuale legge sull'immigrazione sono divenute inevitabilmente irregolari. Non si registra alcun incremento negli arrivi che giustifichi un provvedimento di tal genere» afferma Pietro Massarotto, presidente del Naga, «l'unica emergenza che si registra è quella, odiosa, della discriminazione».
Da un punto di vista operativo a dare qualche ragguaglio in più sul provvedimento è il prefetto e capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale Mario Morcone, che spiega come la misura consentirá «attraverso l'utilizzo di ordinanze di protezione civile, l'adozione di procedure accelerate per la gestione dei nuovi centri di accoglienza nonchè interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria in strutture soggette a quotidiano degrado». In pratica secondo Morcone una continuazione di ciò che è stato già fatto, e «che quest'anno avevamo sperato che si potesse limitare a tre sole regioni. A tutt' oggi ospitiamo su tutto il territorio nazionale 7.359 cittadini stranieri».
Dal Cdm arriva poi la giustificazione che la decisione serve ad ampliare il raggio d'azione di un decreto varato dal Governo Prodi, per far fronte alla «persistente situazione di criticità con l'esercizio di poteri straordinari, mediante interventi e provvedimenti di natura eccezionale» sulla scia di una serie di decreti che si sono succeduti dal 2002 a oggi.
Il precedente provvedimento in ordine di tempo, varato il 14 febbraio 2008, prorogava al 31 dicembre 2008 lo stato di emergenza in Sicilia, Calabria e Puglia. La situazione, spiegava il decreto, determinava criticità ed episodi di alta drammaticità. L'attuale provvedimento estende lo stato d'emergenza a tutto il territorio italiano, fino al 31 dicembre 2008.
Fonte: l'Unità
25 luglio 2008