Il Vaticano: i Cpt spesso sono prigioni
Luigi Accattoli
L’intervento di Benedetto XVI per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato “Questi bambini e adolescenti hanno avuto come unica esperienza di vita i "campi" di permanenza obbligatoria, dove si trovano segregati, lontani dai centri abitati e senza possibilità di frequentare normalmente la scuola. Come possono guardare con fiducia al loro futuro?”.
“I Centri di permanenza temporanea sono spesso della autentiche prigioni, non solo in questo ma anche in altri paesi”: l’ha detto ieri il cardinale Renato Martino, presidente del Consiglio Vaticano per i migranti e gli itineranti, estendendo ai nostri centri di raccolta egli immigrati clandestini la forte denuncia dei campi profughi del Sud del mondo che è contenuta nel messaggio del Papa per la “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2008” pubblicato ieri.
Il cardinale presentava quel messaggio alla stampa insieme al segretario dello stesso Consiglio arcivescovo Agostino Marchetto, che così ha evidenziato il maggiore tra i drammi di cui sono portatori i “campi di accoglienza per profughi e rifugiati”, che è quello della lunga permanenza: “Dovrebbero tornare a essere ciò per cui furono creati, un luogo ove stare temporaneamente”.
In alcuni Stati, ha detto ancora Marchetto, “si giunge perfino alla detenzione di minori non accompagnati”, mentre l’abbandono e l’insicurezza che incontrano nei Paesi occidentali “li porta spesso alla depressione, a ritirarsi in se stessi, o a divenire aggressivi”.
Nel messaggio – che ha il titolo “I giovani migranti”- il Papa parla delle sofferenze dei ragazzi che lasciano il proprio Paese, specie quelli che si trovano senza una famiglia alle spalle: “questi ragazzi e ragazze finiscono tutti in strada abbandonati a se stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di una volta, li trasformano in oggetti di violenza fisica, morale e sessuale”. Le ragazze in particolare sono “più facilmente vittime di sfruttamento, di ricatti morali e di abusi di ogni genere”.
Papa Ratzinger esorta poi a non tacere più “di fronte alle immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati presenti in diverse parti del mondo” e alle condizioni dei bambini che lì trascorrono la propria infanzia e adolescenza: “Come non pensare che quei piccoli essere sono venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri? E al tempo stesso come non ricordare che la fanciullezza e l’adolescenza sono fasi di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’uomo e della donna e richiedono stabilità, serenità e sicurezza?”
“Questi bambini e adolescenti – dice ancora il Papa – hanno avuto come unica esperienza di vita i "campi" di permanenza obbligatoria, dove si trovano segregati, lontani dai centri abitati e senza possibilità di frequentare normalmente la scuola. Come possono guardare con fiducia al loro futuro?”
Il messaggio del Papa fa anche appello agli stessi “giovani migranti” perché si impegnino nella costruzione di una “società più giusta” nel Paese dove si sono inseriti: “Siate rispettosi delle leggi e non lasciatevi trasportare dall’odio e dalla violenza”.
Fonte: Corriere della Sera
29/11/2007