Il valzer delle notizie sul Darfur e la gente muore nel silenzio


Antonella Napoli


Ciclicamente la crisi umanitaria del Darfur compare e scompare dalle notizie dei tg e dei quotidiani italiani. Vengono riportate informazioni parziali, ma la realtà dei fatti è molto diversa…


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Il valzer delle notizie sul Darfur e la gente muore nel silenzio

Ciclicamente la crisi umanitaria del Darfur compare e scompare dalle notizie dei tg e dei quotidiani italiani. Anche quando se ne parla le informazioni sono sommarie e spesso edulcorate con il chiaro intento di ridimensionare la portata delle tragedia. Ma la realtà dei fatti è molto diversa. Le violenze nel paese non si sono mai arrestate. Uccisioni su larga scala in Sudan, dal Sud Sudan al Darfur, si susseguono ininterrottamente e nei giorni scorsi sono state denunciate nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite.
Nel periodo tra agosto dello scorso anno e i primi di giugno di quello in corso, si sono susseguiti numerosi bombardamenti che hanno colpito i centri di Umm Sauunna, 24 km a ovest di Haskanita, e Shawa, a sud di El Fasher, causando centinaia di vittime e distruggendo postazioni ribelli, abitazioni civili e strutture di accoglienza.
“Fonti dell'UNAMID – ha affermato Sina Samar, inviato speciale dell' ONU per i diritti umani in Sudan – hanno confermato pesanti scontri a fuoco tra i ribelli del JEM e l'esercito sudanese intorno alla città di Umm Baru, uno dei più grandi centri del Nord Darfur, vicino al confine ciadiano. L’attacco, registrato la scorsa settimana, ha causato almeno un centinaio di morti, oltre 50 feriti e 350 sfollati”.
La città era controllata dal Sudan Liberation Movement, fazione Minnawi, l’unico leader delle forze ribelli a firmare il trattato di Abuja del 2006. Nelle scorse settimane era passata sotto il controllo del movimento "Giustizia e Uguaglianza", che si contrappone con veemenza al regime di Khartoum.
La cittadina è stata conquistata dal JEM dopo uno scontro violentissimo e numerose perdite ma  è stata ripresa dall'esercito regolare dopo poche ore di bombardamenti, confermati da osservatori della missione ONU-UA. Venti soldati sudanesi sono rimasti uccisi nella feroce battaglia, come ha riferito un portavoce dell'esercito aggiungendo che negli scontri hanno perso la vita anche 43 ribelli.
Il movimento che risulta il più forte e determinato in Darfur, di cui sarebbe ispiratore l'islamista Hassan Al-Turabi, avrebbe portato l'attacco alle postazioni militari del centro abitato con 80 veicoli e 40 pezzi di artiglieria di origine ciadiana. Un'altra prova di forza del gruppo ribelle in cerca di maggiore potere contrattuale, dopo quella di poche settimane fa a Kornoy, altra cittadina a 50 Km dal confine con il Ciad, prima dell'inizio degli ennesimi colloqui di pace a Doha.
Contemporaneamente si sono aperti altri fronti con nuovi conflitti interni. Di particolare violenza
i combattimenti tra due grosse tribù arabe nomadi registrati nella provincia sudanese del Kordofan
meridionale, vicino al Darfur. Gli scontri, secondo il ministro sudanese dell'interno, Ibrahim Mahmoud Hamad, hanno causato 244 morti solo la scorsa settimana.
Il contendere fra le due tribù (Miseriya e Rizeyqat), il controllo delle risorse e l'accesso ai pozzi d'acqua potabile destinati ad abbeverare il bestiame nell'area in cui abitualmente si stabiliscono alla fine del pascolo (si tratta di gruppi nomadi che vivono di pastorizia e commercio di cammelli).
Le fazioni si sono affrontate vicino al villaggio di Meiram, situato alla frontiera del Kordofan meridionale e del Darfur, a più di 800 chilometri a sudovest della capitale sudanese Khartum coinvolgendo vittime inermi, tra cui donne e bambini.
Tutto queste tragiche notizie sui nostri media, ovviamente, non trovano spazio. E come potrebbe essere il contrario se nella "Giornata mondiale del rifugiato" a parlarne sono stati pochi quotidiani e nessun Tg?
Eppure pochi giorni prima l'Alto commissariato per i rifugiati aveva diffuso il Rapporto 2008 con i dati sulle attività dell'Agenzia dell'ONU. Numeri impressionanti: 42milioni di persone in fuga, 16 milioni rifugiati e richiedenti asilo e 26 milioni sfollati all`interno del proprio Paese. L'Unhcr fornisce assistenza a circa 25 milioni di persone, fra i quali 14.4 milioni di profughi – ben oltre i 13,7 dell'anno precedente – e 10,5 milioni di rifugiati. Gli altri 4,7 milioni di rifugiati sono palestinesi sotto la competenza dell'UNRWA.
Insomma cifre che non possono lasciare indifferente nessuno, tranne i nostri maggiori organi di informazione…

Fonte: Articolo21

24 giugno 2009

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