Il pendolo speculativo


Mario Pianta


Le Borse internazionali hanno smesso di recuperare sulle irraggiungibili quotazioni del 2007, rallentano e iniziano a scendere.


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Il pendolo speculativo

Immaginate una pallina che rimbalza: cade rapidamente, rimbalza a due terzi del punto di partenza, poi perde forza e torna a cadere. Le Borse internazionali sembrano arrivate a questo punto, hanno smesso di recuperare sulle irraggiungibili quotazioni del 2007, rallentano e iniziano a scendere. Qualcuna prima delle altre: la Borsa di Milano ha perso ieri quasi il 3%, ma tutte le Borse europee sono in calo. Qualche settore cade più degli altri: è la finanza a scivolare. In Italia ieri sono crollate Unicredit, Intesa, Mediobanca e Generali. In Europa già martedi le azioni della tedesca Deutsche Bank e della svizzera Ubs – due tra le più grandi e “cattive” – avevano perso quota dopo l’annuncio di profitti ridotti. Sono gli affari della speculazione che sono diventati più difficili: nel secondo trimestre l’Ubs ha avuto 1,1 miliardi di euro di profitti, l’anno scorso erano stati il doppio e a crollare sono stati i profitti dell’ investment banking: 1,5 miliardi di euro l’anno scorso, 440 milioni quest’anno. Il paradosso è che, anche nel mezzo della crisi, le banche puntano a rendimenti stratosferici: l’obiettivo dell’Ubs per il 2014 sono 17 miliardi di euro di profitti, mentre il fondo speculativo di George Soros ha guadagnato per 40 anni rendimenti in media del 20 per cento l’anno. Sono finiti qui i soldi sottratti all’economia reale, ai salari, alla spesa pubblica.
Dopo il collasso del 2008, la finanza – salvata dai governi – da un anno a questa parte ha attaccato il debito degli stati: Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia; ora si prepara nientemeno che l’attacco agli Stati Uniti. Ma trasformare per incanto i Bot in carta straccia – come fanno le agenzie di rating – ha lo spiacevole effetto collaterale di trascinare in basso le quotazioni delle banche che li hanno in bilancio. Costringere gli stati a tagliare la spesa pubblica ha lo stesso effetto sulle azioni delle imprese che dipendono dalle commesse pubbliche per i loro profitti. Così il pendolo della speculazione torna a colpire le azioni di banche e imprese private, le Borse crollano, la finanza divora se stessa.
Senza una politica che riprenda il controllo sulla finanza, il pendolo della speculazione continuerà a muoversi tra Borse private e debito pubblico – calpestando nel suo passaggio, monete, materie prime e prodotti agricoli. La pallina delle Borse potrebbe accelerare la sua caduta, trascinando di nuovo in basso l’economia del vecchio occidente.

Fonte: Il Manifesto

28 luglio 2011

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