“Il mondo sparito dall’agenda. Colpa della cattiva politica”
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace: “Siamo prigionieri della crisi italiana. Mettiamo alla finestra le nostre bandiere”
Se oggi le piazze non si riempiono è innanzitutto responsabilità di una cattiva politica che ha di fatto cancellato il mondo dalla propria agenda. Insisto su questo punto: in queste ore, sul banco degli imputati, prima delle piazze deve salire la politica con la sua latitanza, con la sua inazione”. A sostenerlo è Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace.
A fronte delle drammatiche notizie che giungono dalla Libia, le piazze italiane restano vuote. Perché?
“In primo luogo perché ritengo che ci sia una oggettiva difficoltà a comprendere cosa sta realmente accadendo in Libia e nel resto del mondo arabo attraversato dalle rivolte. In questo c’è una pesantissima responsabilità della televisione, pubblica e privata, che non aiuta minimamente a capire. Ci fosse stata una sola trasmissione in prima serata che ci avesse aiutato a leggere i fatti al di là dei bagliori della cronaca”.
Altre responsabilità per queste piazze desolatamente vuote?
“Direi senz’altro la cattiva politica, ovvero il fatto che la politica in questi anni ha di fatto cancellato il mondo dalla propria agenda. Non possiamo sorprenderci del fatto che oggi siamo tutti prigionieri della crisi italiana e non riusciamo a comprendere come anche la soluzione di questa crisi richieda di aprire lo sguardo sul mondo che ci circonda, a partire dal Maghreb e dal Vicino Oriente.
E’ un discorso che riguarda anche l’universo di sinistra?
“Direi proprio di sì. Ed è un discorso che chiama in causa non solo i partiti e le istituzioni ma coinvolge anche tanta parte della società civile organizzata. Ciò che ci deve preoccupare non è tanto l’assenza di una manifestazione “straordinaria” di fronte a fatti straordinari; ciò che ci deve maggiormente preoccupare è la mancanza di quel lavoro “ordinario” che questo disordine mondiale richiede a tutti quanti noi. Quello che deve orientare oggi la nostra azione non è solo la risposta alle drammatiche emergenze ma la necessità di ricostruire il nostro rapporto con il mondo. Ricominciamo con un gesto personale: appendere la bandiera della pace alla finestra in solidarietà con i giovani e i popoli che stanno lottando per la libertà”.
Fonte: l'Unità
7 marzo 2011