Il giorno di Mubarak, tornerà libero?


NEAR EAST NEWS AGENCY


La decisione sarà presa oggi dai giudici della Corte di Assise. Il passo rischia di scatenare proteste violente. Unione europea e Usa intanto valutano taglio fondi all’Egitto.


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Sarà esaminato oggi dalla Corte di Assise del Cairo il ricorso per la scarcerazione dell’ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, presentato dal suo avvocato. La Corte si riunira’ nel carcere di Tora, al Cairo, dove al momento Mubarak è rinchiuso. Se la Corte dovesse accogliere il ricorso, l’ex presidente sarà scarcerato subito. Un passo che rischia di scatenare di nuovo l’ira dei Fratelli Musulmani – ma anche dei movimenti protagonisti della Rivoluzione del 25 gennaio -, che in questi giorni hanno visto la loro leadership finire in prigione. Nella notte tra lunedì e martedì è stato arrestato e detenuto anche Mohammed Badie, la guida spirituale della Fratellanza, ricercato da oltre un mese. Per lui si annuncia una dura detenzione mentre Mubarak, accusato di aver ordinato di sparare sui manifestanti nel 2011 (oltre 900 morti) potrebbe far ritorno a casa. Uno sviluppo che molti egiziani, non solo gli islamisti, leggono come una “restaurazione”.

In ogni caso il governo egiziano ad interim accettera’ “le decisioni dei giudici” in merito alla richiesta di scarcerazione di Mubarak, “qualunque esse siano”, ha detto ieri il primo ministro Hazem el-Beblawi in un’intervista all’emittente Usa “Abc”.

“Possiamo vivere senza i fondi degli Stati Uniti”, ha inoltre aggiunto, sempre ieri, el Beblawi, sfidando gli alleati americani e indirettamente anche l’Unione europea. Washington e Bruxelles intendono usare l’arma del congelamento dei finanziamenti in risposta alla repressione delle proteste dei Fratelli Musulmani che sino ad oggi ha fatto una migliaio di morti.

I ministri degli esteri dell’Unione si vedranno oggi per valutare la sospensione del pacchetto di aiuti per 5 miliardi di euro promessi all’Egitto e Barack Obama potrebbe non consegnare l’ultima parte del miliardo e 200 milioni di dollari che Washington garantisce annualmente all’Esercito egiziano sin dalla firma, più di 30 anni fa, degli Accordi di Camp David tra Egitto e Israele. E secondo indiscrezioni che circolano da giorni, proprio Tel Avv starebbe facendo pressioni su Usa e Europa affinchè non cessino l’aiuto all’Esercito egiziano, nel timore che ciò riduca la sicurezza nel Sinai e lungo la frontiera tra Egitto e Israele. Le autorità del Cairo comunque sembrano non temere i tagli, forti anche delle assicurazioni giunte da Arabia saudita e da altri Paesi del Golfo, già pronti a sostituirsi a Stati Uniti ed Europa negli aiuti per miliardi di euro che l’Egitto attende.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
21 agosto 2013

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