Il giorno della Terra, 35 anni dopo


NEAR EAST NEWS AGENCY


Oggi decine di migliaia di palestinesi, nei Territori Occupati e in Israele, ricorderanno con raduni e manifestazioni i morti del 30 marzo del 1976, quando la polizia aprì il fuoco sulla marcia organizzata in Galilea contro la confisca delle terre arabe.


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Il giorno della Terra, 35 anni dopo

Scuole chiuse nelle città palestinesi in Israele e nei Territori occupati, mentre marce e raduni sono previsti in Galilea – ad Arrabe, Sakhnin e Deir Hanna – e in varie città della Cisgiordania e di Gaza per commemorare il Giorno della terra, in modo particolare le sei vittime e le decine di feriti delle manifestazioni del 30 marzo del 1976 quando la polizia israeliana aprì il fuoco sui dimostranti palestinesi che protestavano in Galilea contro la decisione del governo di confiscare altra terra araba.
Ai cortei in Galilea prenderanno parte tutti i deputati arabo-israeliani (palestinesi con cittadinanza israeliana) e i rappresentanti dei comuni arabi. Si prevede la partecipazione di molte migliaia di persone ad una giornata di commemorazione ma anche di protesta per le leggi approvate di recente dalla Knesset, il Parlamento israeliano, che tendono a limitare alcuni diritti e la libertà di espressione della minoranza araba. Una manifestazione è prevista anche nel Negev, nel villaggio beduino non riconosciuto di Arakib, demolito varie volte dalle autorità (e puntualmente ricostruito dagli abitanti e da attivisti ebrei), divenuto di recente il simbolo della lotta degli arabo-israeliani.
La polizia ha schierato in Galilea e nel Negev migliaia di uomini pronti ad intervenire. L’esercito è in allerta in Cisgiordania dove si prevedono proteste degli abitanti dei villaggi palestinesi minacciati dal «Muro» israeliano.
Le manifestazioni per il Giorno della Terra sono cominciate ieri a Lod dove 1.500 persone, tra le quali alcuni attivisti ebrei, hanno protestato per la demolizione da parte del comune delle case di 50 membri della famiglia palestinese Abu Eid. I dimostranti hanno esposto striscioni con la scritta: «Basta con la pulizia etnica» e hanno bruciato poster con l’immagine del ministro degli esteri Avigdor Lieberman, sostenitore del «transfer» (deportazione) degli arabo-israeliani.

Fonte: NenaNews

30 marzo 2011

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