Il Capalbio ad Arabi Invisibili


La redazione


Paola Caridi è una delle vincitrici della sezione Italia del Premio Capalbio 2008, per Arabi Invisibili, il libro che ha pubblicato con la Feltrinelli. La cerimonia del premio si svolgerà a Capalbio, a piazza Magenta, domani 31 agosto alle 18 e 30.


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Il Capalbio ad Arabi Invisibili

Sugli arabi invisibili, su quelli di cui in Italia si conosce veramente poco, la corrispondente dal Medio Oriente Paola Caridi ci aggiorna (quasi) quotidianamente con il suo blog.

Paola Caridi ha un dottorato di ricerca in storia delle relazioni internazionali. Si è specializzata su Germania, Europa centro-orientale e Balcani, tutte aree che segue almeno dal 1989, con viaggi e soggiorni in loco. Dalla crisi nella regione dei Grandi Laghi si e' specializzata sui problemi connessi all'evoluzione dei sistemi politici dell'Africa centro-meridionale. Dal 2001 al 2003 è stata corrispondente dal Cairo, coprendo Medio Oriente e mondo arabo. Attualmente e' corrispondente da Gerusalemme. Ha scritto nel 2007, per Feltrinelli, Arabi Invisibili. Il suo blog Invisible Arabs è dedicato al mondo arabo e al Medio Oriente. Nel 2008 è stata insignita dell'onorificenza di Cavaliere della Stella della Solidarietà Italiana, ordine presieduto dal Presidente della Repubblica Italiana.

Con Arabi Invisibili ha vinto la seziona Italia del Premio Capalbio 2008. Paola Caridi dichiara: "Sono contenta, soprattutto per gli "invisibili". Mabrouk".

La cerimonia del premio si svolgerà a Capalbio, a piazza Magenta, domani 31 agosto alle 18 e 30.

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Dal suo blog: 

Under30 d'Arabia, unitevi…
Hadeel Alhodaif era riuscita a varcare il Mediterraneo e a far notizia solo da morta, la scorsa primavera. Aveva solo 25 anni, e non ce l’aveva fatta a uscire dal coma in cui era entrata all’improvviso. Con lei, è morto anche il suo Heaven’s step, uno dei blog più conosciuti dell’Arabia Saudita, messo su da una donna che scriveva: “vorrei educare le donne saudita all’importanza di bloggare, come un mezzo efficace che può influenzare molto l’opinione pubblica”.
Con la sua morte, la giovanissima Hadeel aveva almeno dischiuso la tenda su quella folta pattuglia di donne, e soprattutto ragazze, che affidano ai diari virtuali vita, amori, sogni e passioni. Un flusso di sentimenti complesso, difficile da interpretare se ci si ferma solo alla domanda: “ma Hadeel, il velo, lo indossava?”. Quasi certamente sì.

Forse un velo modesto. O forse un velo vezzoso, come quello che portano le muhajababes descritte dal libro omonimo di Allegra Stratton, uno dei libri più di successo tra il pubblico anglofono sulla pop culture araba del Terzo Millennio. Le muhajababes sono le ragazze che il foulard lo portano abbinato alla camicetta e ai jeans ultimo grido. Le stesse che conoscono a memoria le ultime hitlist proposte dai canali musicali satellitari. Quelle che adorano Amr Diab, il bello delle canzonette egiziane, e che allo stesso tempo hanno scelto come suoneria del telefonino Mohammed di Sami Yusuf, sul Profeta, dedicato alle vittime di Beslan.

La modernità versione under-30, nel mondo arabo-musulmano, ha poco a che fare con i nostri parametri. È declinato con miti diversi, ma usa spesso gli strumenti delle nostre periferie. Canta hip hop, insomma, e i suoi divi rapper si chiamano Mecca2Medina, Dam Palestine, Outlandish. Scrive graffiti, produce street art di buon livello. E sui muri magari mescola calligrafia araba e la “tradizione” di strada britannica, come fa Muhammad Ali a Birmingham, col suo progetto AerosolArabic. Porta veli fancy e unghie laccate, e produce graphic art, poesie, nuova letteratura.

29 agosto 2008

Visitate la sua pagina: http://invisiblearabs.blogspot.com/

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