“I migranti? Un’occasione per costruire una società più giusta”


Domenico Agasso Jr - Vatican Insider


“Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”: è il tema scelto da papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica 19 gennaio 2014.


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"Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”: è il tema scelto da papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica 19 gennaio 2014. Nel messaggio il Pontefice sostiene che “se da una parte le migrazioni denunciano spesso carenze e lacune degli Stati e della comunità internazionale, dall’altra rivelano anche l’aspirazione dell’umanità a vivere l’unità nel rispetto delle differenze, l’accoglienza e l’ospitalità che permettano l’equa condivisione dei beni della terra, la tutela e la promozione della dignità e della centralità di ogni essere umano”.

Un messaggio aperto alla speranza in un mondo migliore, appunto, che è poi quella che anima i migranti e i rifugiati in cerca di un luogo dove poter vivere in pace e libertà. Questa vicenda dell’emigrazione, un “segno dei tempi” come l’ha definito Benedetto XVI, mette i cristiani di fronte alla infinita sfida tra “la bellezza della creazione, segnata dalla Grazia e dalla Redenzione, e il mistero del peccato”, perché “alla solidarietà e all’accoglienza, ai gesti fraterni e di comprensione, si contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte. A destare preoccupazione sono soprattutto le situazioni in cui la migrazione non è solo forzata, ma addirittura realizzata attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù. Il lavoro schiavo oggi è moneta corrente!”.

Come è possibile fare un mondo migliore, dove migranti e rifugiati siano accolti e non respinti? Bisogna raggiungere gli obiettivi che già papa Paolo VI poneva nella sua enciclica "Populorum progressio" del 1967, risponde Francesco: “Essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, la salute, un’occupazione stabile; una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori da ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la dignità umana; godere di una maggiore istruzione; in una parola, fare conoscere e avere di più, per essere di più”.

Non si può ridurre tutto alla crescita economica, senza pensare ai poveri: il mondo può migliorare solo se si guarda alla persona umana e la si promuove integralmente; se si è capaci, dice papa Francesco, “di passare da una cultura dello scarto a una cultura dell’incontro e dell’accoglienza”. E’ la seconda volta in pochi giorni che egli denuncia quella che chiama la “cultura dello scarto”: lo ha già fatto parlando ai ginecologi cattolici a proposito dell’aborto.

Ma il Papa non nasconde "lo scandalo della povertà nelle sue varie dimensioni. Violenza, sfruttamento, discriminazione, emarginazione, approcci restrittivi alle libertà fondamentali, sia di individui che di collettività, sono alcuni dei principali elementi della povertà da superare. Molte volte proprio questi aspetti caratterizzano gli spostamenti migratori, legando migrazioni e povertà”.

Il fenomeno migratorio va affrontato attraverso la cooperazione internazionale “e uno spirito di profonda solidarietà e compassione”. Già papa Benedetto XVI– ricorda il suo successore – aveva scritto nella "Caritas in veritate" che “tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati”. Il Papa invoca un grande sforzo di collaborazione armoniosa tra Paesi, “con disponibilità e fiducia, senza sollevare barriere insormontabili”. Perché nessuno Stato può affrontare seriamente da solo una sfida di questo genere.

Bisognerebbe cominciare anche a “creare migliori condizioni economiche e sociali in patria, di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia e sicurezza e pieno rispetto della dignità umana. Creare opportunità di lavoro nelle economie locali eviterà inoltre la separazione delle famiglie e garantirà condizioni di stabilità e di serenità ai singoli e alle collettività”.

Ma certo occorre che tutti si guardi al fenomeno con occhi nuovi, senza “pregiudizi e precomprensioni”, che suscitano nei Paesi di accoglienza sospetti, ostilità, paure. Anche i mezzi di comunicazione sociale, secondo il Papa, possono aiutare, cominciando a “smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni”, denunciando gli errori di alcuni, ma anche sottolineando l’onestà di tanti migranti. Si passi dalla cultura dello scarto a quella dell’incontro. La Chiesa farà la sua parte, abbracciando tutti i popoli “poiché nel volto di ogni persona è impresso il volto di Cristo! Qui si trova la radice più profonda della dignità dell’essere umano, da rispettare e tutelare sempre”.

I cristiani devono dunque essere i primi a “vedere nel migrante non solo un problema da affrontare, ma un fratello e una sorella da accogliere, rispettare e amare, un’occasione che la Provvidenza ci offre per contribuire alla costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un Paese più solidale, un mondo più fraterno e una comunità cristiana più aperta, secondo il Vangelo. Le migrazioni possono far nascere possibilità di nuova evangelizzazione, aprire spazi alla crescita di una nuova umanità, preannunciata nel mistero pasquale: una umanità per cui ogni terra straniera è patria e ogni patria è terra straniera”. Il Papa ci crede e chiede ai migranti di crederci, con l’augurio che “sui vostri sentieri possiate incontrare una mano tesa”.

Presentando il Messaggio del Papa alla stampa, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha dichiarato: "Alla voce del Santo Padre aggiungo espressioni di sincera gratitudine, stima e apprezzamento per tutti coloro che dedicano vita, energie, tempo e risorse alla cura, sia pastorale che sociale, delle migrazioni. Così la Chiesa si rende presente accanto ai migranti nelle loro difficoltà e sofferenze, ma soprattutto incarnando la mano di Dio, tesa in un gesto di genuina bontà e misericordia".

Fonte: http://vaticaninsider.lastampa.it
24 settembre 2013

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