Ho assaporato la vera letizia. Quello che ho ricevuto in quella marcia non lo avrei avuto se non mi fossi mossa.


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Partecipare alla marcia è stata un'emozione indescrivibile.Scegliere di farlo, compiere la fatica di muoversi e mettere un piede dietro l'altro, passo dopo passo, accorgerti che quella stessa fatica e volontà con te l'hanno compiuta altri perché credono come te che occorre farla, dimostra che le cose si possono cambiare.E' la marcia per la pace dei […]


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Ho assaporato la vera letizia. Quello che ho ricevuto in quella marcia non lo avrei avuto se non mi fossi mossa.

Partecipare alla marcia è stata un'emozione indescrivibile.
Scegliere di farlo, compiere la fatica di muoversi e mettere un piede dietro l'altro, passo dopo passo, accorgerti che quella stessa fatica e volontà con te l'hanno compiuta altri perché credono come te che occorre farla, dimostra che le cose si possono cambiare.
E' la marcia per la pace dei popoli, contro ogni violenza e discriminazione.
Ce lo hanno dimostrato i monaci della Birmania, che si sono messi in marcia
pacificamente per reclamare la libertà di parola, pensiero e azione.
Sono stati uccisi, picchiati, incarcerati, ma la loro voce è stata in mezzo a noi che l'abbiamo raccolta e abbiamo continuato la marcia pacifica, gioiosa, colorata, faticosa e leggera della pace.
Abbiamo affermato il diritto dell'uomo al vivere pacifico. Libero da ogni sopraffazione.
Dovremmo, come dice il Dalai Lama, considerare più spesso che  siamo esseri umani membri della stessa famiglia nonostante la differenza di fedi, ideologie, sistemi politici ed economici, che viviamo sullo stesso piccolo pianeta, di passaggio, per così poco tempo…  ecco, è questo il punto.
Quello che ho ricevuto in quella marcia non lo avrei avuto se non mi fossi mossa.
Non so cosa hanno detto i telegiornali.
Ma vi assicuro che ho sentito la fatica in quelli che mi stavano vicini, il sudore, il sangue e le piaghe ai piedi, e nonostante tutto la musica, la gioia, i sorrisi. Lo scambio dell'acqua e dei panini.
Grazie a tutti quelli che ho avuto al mio fianco, che ho avuto vicini, a quell'eroe di Franco che pur col piede sanguinante è arrivato a Santa Maria degli Angeli, a quella bella nonnina del pulmino verde della pace che trotterellava con la bandiera davanti a noi, a quell'indiano coi capelli lunghissimi fasciato dalla bandiera della pace, a tutti quei ragazzi coloratissimi che ci hanno creduto fino in fondo e hanno portato allegria, ai bambini sui pattini e in bicicletta, a quella mamma che spingeva il passeggino, ai suonatori, al gruppo delle signore coi capelli bianchi…
Ecco, ho assaporato il vivere insieme come fratelli, che, se non fossi andata, avrei perso.
Ecco perché Assisi. Prima di noi la vera letizia l'aveva assaporata Francesco, il poverello.
Una esperienza straordinaria.

Maria Rita Gelso

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