Haiti, la società civile alza la voce
Peace Reporter
Il terremoto e la situazione politica disastrosa. Poi gli aiuti umanitari e il colera. Infine, le difficoltà legate all’elezione di un nuovo presidente. In Italia i rappresentanti della società civile haitiana raccontano il Paese a un anno dal terremoto.
Il terremoto e la situazione politica disastrosa. Poi gli aiuti umanitari e il colera. Infine, le difficoltà legate all'elezione di un nuovo presidente: nulla sembra essere dalla parte della popolazione a Haiti.
In tanta confusione però, c'è ancora qualcosa che si può salvare: il lavoro di Aumohd (Action des Unités Motivées puor une Haiti de Droit), un'organizzazione totalmente composta da volontari, che si occupa della difesa dei diritti dei più deboli.
A raccontare il lavoro dell'associazione ci ha pensato il suo presidente, l'avvocato Evel Fanfan, invitato in Italia per una conferenza tenutasi presso la sede della Cisl a Milano.
La sua preoccupazione maggiore è l'assoluta mancanza di dialogo fra le parti, in questo caso fra le autorità e la società civile, mai interpellata per tastare il polso della situazione reale del popolo.
L'avvocato Fanfan, che a causa dei suoi innumerevoli dossier sulle malefatte della polizia e della Minustah (la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite in Haiti) ha subito minacce e attentati, ha le idee chiare: "Non ci può essere ricostruzione senza giustizia sociale".
Questo è il messaggio che l'avvocato e la sua associazione vorrebbero far arrivare anche a Bill Clinton, ambasciatore Onu per Haiti e coordinatore insieme all'ex presidente Usa, George W. Bush, degli aiuti umanitari per l'isola.
È proprio quello della giustizia sociale il nodo da sciogliere a Haiti prima che tutto si sfasci completamente. Si chiede l'avvocato: "Come è possibile che ad un anno dal terremoto ci siano ancora decine di migliaia di persone costrette a vivere in tendopoli dove le condizioni igieniche sono tremende?". Difficile dare una risposta. Impossibile risolvere un problema tanto grande soprattutto se si tiene in considerazione, come ricorda Fanfan, che "gli aiuti economici arrivati dalla comunità internazionale sono stati utilizzati male e per ora non hanno dato alcun risultato positivo".
É un fiume in piena l'avvocato. La possibilità di raccontare la reale situazione del Paese ad una platea straniera, è un'occasione che non poteva perdere. E allora per chi ascolta è difficile calarsi in quel paese e nella sua gente. Fanfan è un personaggio scomodo ad Haiti non c'è dubbio. Lo è soprattutto per le sue inchieste su fatti di cronaca nera che riguardano gli abusi della polizia e della Minustah.
Ad esempio Aumohd ha accertato le responsabilità della polizia sul massacro di Martissant-Grand Ravin dove la polizia sparò sulla gente causando la morte di 100 persone. Oppure il dossier sul massacro di Plateau Central-Belladere, dove le ex Forze Armate di Haiti e gli ex militari massacrarono centinaia di civili. E ancora dossier sui crimini commessi dalla Minustah a Cité Soleil e l'assoluta mancanza di rispetto dei diritti dei lavoratori ala Cd Apparel dove sono stati licenziati in 500.
L'associazione punta molto sulla diffusione del codice del Lavoro fra tutti i lavoratori haitiani. Fanfan per rendee partecipe la popolazione e istruirla al meglio si è inventato una cosa: ha preso il codice, l'ha tradotto dal francese al creolo haitiano, l'ha stampato e lo ha diffuso. Fino a oggi sono oltre 20 mila i lavoratori che grazie all'opuscolo hanno ben chiari quali sono i loro diritti e i loro doveri di lavoratori. E grazie a queste conoscenze oggi sono più in grado di farsi rispettare.
Fonte: PeaceReporter
8 febbraio 2011