Guarire un’economia malata
Padre Renato Kizito Sesana
Il libro "Un mondo senza povertà" di Muhammad Yunus è il racconto di un’esperienza, e forse, piu’ in profondità, della sua convinzione che bisogna costruire un’ economia che valorizzi tutti gli aspetti della natura umana. E’ cosi concreto da poter essere un manuale per chi si interessa di superamento della povertà.
L’ ultimo libro di Muhammad Yunus, UN MONDO SENZA POVERTÀ’, uscito in Italia lo scorso aprile, è lettura importante. Yunus, del Bangladesh, è un economista ed è diventato famoso per aver fondato la Grameen Bank, obanca di villaggio, che ha ispirato nel mondo intero migliaia e migliaia di progetti di microcredito. Nel 2006 gli è stato assegnato il premio Nobel per la pace.
Non è il libro di un economista che usa linguaggio da iniziati e note a piè di pagina. È il racconto di un’ esperienza, e forse, piu’ in profondità, della sua convinzione che bisogna costruire un’ economia che valorizzi tutti gli aspetti della natura umana. La ricerca della pienezza di vita, o della felicità come si dice nella costituzione degli Stati Uniti, non puo’ essere ridotta alla massimizzazione del profitto ad ogni costo.
Scrive Yunus: “La teoria economica convenzionale, per ricoprire il ruolo di guida dell’ impresa, ha escogitato quell’ essere umano a una dimensione che è l’ imprenditore. Lo ha isolato dal resto della vita, separandolo dalla sfera religiosa, da quella delle emozioni, da quella politica e da quella sociale, cosi che non gli resti che occuparsi di una sola cosa, la massimizzazione del profitto. In questo si farà aiutare da altri uomini ad una dimensione che gli procureranno il denaro necessario. Per citare Oscar Wilde, si tratta di gente che conosce il prezzo di tutte le cose, ma il valore di nessuna.
…Il mondo moderno è cosi ipnotizzato dal successo del capitalismo che nessuno osa mettere n dubbio la teoria che sta dietro a quel sistema…. In realtà le cose sono molto diverse. Le persone non sono entità a una sola dimensione, ma esseri sorprendentemente multidimensionali. Emozioni, convinzioni, priorità, schemi di comportamento formano un pluralità che richiama i milioni di sfumature cromatiche che si possono costruire a partire dai tre colori fondamentali”.
Un citazione cosi breve ovviamente non rende giustizia al libro di Yunus che è ricchissimo di esempi e di esperienza. È cosi concreto da poter essere un manuale per chi si interessa di superamento della povertà. La sua proposta di impresa sociale è la conclusione di un ragionameto ma soprattutto di un’esperienza convincente
Straordinariamente interessante il capitolo in cui racconta passo passo come ha lavorato insieme alla multinazionale Danone per produrre, facendo un profitto che viene reinvestito nel sociale, uno yogurt nutriente, con ingredienti locali, a basso prezzo, di ottimo gusto, ben distribuito e pubblicizzato, che possa aiutare i bambini del sua paese a crescere meglio.
Sembra la realizzazione di un sogno che hanno i tanti che onestamente fanno proposte per superare la povertà. Lo yogurt ha problemi di conservazione che Yunus ha brillantemente superato potendo contare su attività che già aveva avviato, ma sarebbe bello poter avviare in Kenya o in Zambia un fabbrica di biscotti proteici, gustosi, a basso prezzo, che possano essere venduti con profitto e che rappresentino un supplemento nutrizionale importante per i bambini. In una fabbrica che usi ingredienti locali e lavoro locale. Ci sono già? Si è vero, ci sono, e forse anche a basso prezzo, ma sono venduti su un mercato particolare, che è quello dell’intervento umanitario, confezionati in pacchi da 15 kg simili quelli del sapone, e sembra che si faccia di tutto per non renderli appetibili ai bambini. È un settore di mercato che non interessa a chi vuole fare il massimo profitto, ma che sarebbe interessantissimo per un’ impresa sociale che, facendo profitto, metterebbe sul mercato un prodotto di grandissima utilità sociale. Invece gli scaffali dei supermercati di Nairobi e anche delle baracchette di Kibera sono pieni di sofisticati biscotti importati, costosi, magari infarciti di creme tossiche, piu’ ricche di additivi chimici che altro.
Yunus è musulmano, ma questa è una cosa che non viene mai sottolineata quando lo si presenta. Non so se sia musulmano praticante ma certamente il suo approccio alla società è anche profondamente religioso e afferma con la sua esperienza di vita cose che sono molto vicine alla dottrina sociale della Chiesa, al concetto di bene comune, alle proposte di una nuova economia che alcune organizzazioni religiose stanno portando avanti. Ha l’autorevolezza che gli viene da ormai trent’anni di successo della Grameen Bank e di altre decine di iniziative che ha portato avanti in questo tempo. Non gioca a fare il profeta, non lancia anatemi, non prende posizioni preconcette. Sta coi piedi in terra, e anche se negli ultimi capitoli si concede il lusso di sognare, lo fa sempre mentre sta costruendo alternative concrete al dominio del profitto ad ogni costo.
Ho terminato la lettura mentre nel mondo si scatenava il terremoto della finanza, con epicentri negli Stati Uniti e a Londra. Una bella lezione. Chissà se l’ abbiamo capita. Leggere Yunus dopo questo fatto puo’ essere una ottima guida per capire meglio come si potrebbe costruire un’ economia più umana.
Fonte: http://kizito.blogsite.org/ (20 Ottobre 2008)