Governo Prodi: “Noi vogliamo di più”
La redazione
Riportiamo la lettera inviata dalla Tavola della pace ai presidenti e responsabili delle associazioni con le richieste e le proposte rivolte al Governo Prodi.
Cari amici,
Vi segnaliamo il documento “Voglio di +” con cui vogliamo sollecitare il governo Prodi e il parlamento italiano a promuovere una più efficace e coerente politica di pace. La politica estera dell’Italia sta cambiando. Ma non abbastanza. Molte cose che si potevano e dovevano fare non sono ancora state fatte. Altre scelte, come sulla base di Vicenza o sulle spese militari, non le abbiamo affatto condivise. La politica militare resta prigioniera di logiche anacronistiche e inaccettabili. Molte nostre proposte continuano ad essere semplicemente ignorate. Per questo dobbiamo tornare a far sentire, alta, forte, la voce del movimento per la pace.
La Marcia per la pace Perugia-Assisi del prossimo 7 ottobre e la Settimana della pace che la precederà saranno una grande occasione per farlo. Mentre prepariamo queste importanti iniziative, occorre però sollecitare il Parlamento e il governo a raccogliere le nostre richieste e definire una nuova agenda politica.
Per questo Vi invitiamo a sollecitare direttamente i parlamentari e le forze politiche del Vostro territorio. La pace non può più attendere. Questo è il tempo in cui bisogna agire al di là della cronaca e delle emergenze, con coraggio e determinazione.
Il lungo elenco di richieste e proposte raccolte in questo documento è stato scritto da molte associazioni e organizzazioni che operano quotidianamente sui diversi problemi della pace con serietà e competenza.
Costruiamo insieme una politica di pace.
Flavio Lotti e Grazia Bellini
Coordinatori nazionali
Tavola della pace
Perugia, 3 settembre 2007
***
In cammino verso Assisi
promuovendo tutti i diritti umani per tutti
Voglio di +
Quello che chiediamo al Governo,
al Parlamento e a tutte le forze politiche italiane
Più impegno e coerenza contro la povertà che uccide.
In vista della prossima sessione di bilancio, dal DPEF alla legge finanziaria 2008, chiediamo:
• il rispetto degli impegni internazionali sottoscritti e la definizione di un “Piano Italia” per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed evitare un clamoroso fallimento, il minimo che l’Europa e l’occidente possano fare per iniziare a sradicare la povertà;
• un aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, definendo un chiaro calendario di impegni finanziari per raggiungere l’obiettivo dello 0,51 % APS/PIL entro il 2010 e lo 0,7% entro il 2015 (il Governo si deve inoltre impegnare a contabilizzare le operazioni di cancellazione e riduzione del debito in maniera distinta e separata rispetto alle risorse fresche per l’APS);
• l’immediato versamento del contributo italiano promesso al Fondo globale per la lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi;
• di rendere più efficiente, efficace e coerente l’azione italiana di cooperazione mediante l’immediato riconoscimento, il finanziamento e la promozione della “cooperazione decentrata comunitaria” e delle iniziative di pace e solidarietà internazionale degli Enti Locali, delle associazioni e delle comunità locali contro la miseria e la guerra;
• di sostenere in sede europea lo slittamento della scadenza negoziale, fissata per il 31 dicembre 2007, in relazione agli accordi di Partenariato Economico (APE/EPA) in corso di negoziato tra l’Ue e i Paesi dell’Africa dei Caraibi e del Pacifico (ACP). Tale proroga dovrebbe impegnare l’Italia e l’Ue a valutare con attenzione gli impatti negativi per l’ambiente, l’economia e le popolazioni dei Paesi ACP di questi accordi di libero scambio, favorendo, con la partecipazione della società civile, la ricerca di alternative in grado di garantire la coerenza dei negoziati con gli obiettivi di sviluppo stabiliti nell’accordo di Cotonou;
• di approvare rapidamente la nuova legge sulla cooperazione internazionale, raccogliendo le proposte della società civile e degli Enti Locali e di porre in essere da subito tutti i correttivi necessari per rimettere in moto il pieno funzionamento della Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo.
Più impegno per mettere fine alle guerre del Medio Oriente.
Chiediamo:
• l’assunzione di un’iniziativa politica, chiara e risoluta, del Governo e del Parlamento, che rompa l’immobilismo dell’Europa e della comunità internazionale, per costringere le parti a riprendere subito il negoziato, per far rispettare i diritti umani e la legalità internazionale, favorire una rapida soluzione della grave crisi che divide i palestinesi e costruire una pace giusta con gli israeliani. L’obiettivo deve essere la fine delle violenze, delle sofferenze e del conflitto israelo-palestinese cuore di tutti i conflitti del Medio Oriente. Il metodo deve essere quello del dialogo con tutti senza pregiudiziali. I fatti dimostrano che le iniziative unilaterali, l’isolamento di Hamas, la chiusura ermetica dei territori e la separazione di Gaza dalla Cisgiordania alimentano la guerra anziché frenarla. Il piano di pace presentato dai paesi arabi è un’occasione storica che non deve essere sprecata.
• il sostegno concreto ai progetti della società civile e degli Enti Locali impegnati a promuovere l’incontro, il dialogo, la costruzione della fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi e tra i diversi popoli del Medio Oriente;
• di promuovere la riapertura della Striscia di Gaza e di organizzare, insieme alla rete degli Enti Locali e delle organizzazioni della società civile, una grande azione umanitaria per portare soccorso alle popolazioni imprigionate nei territori palestinesi, alleviare le sofferenze quotidiane delle persone e in particolare dei più deboli e vulnerabili, rigenerare la speranza e la fiducia in particolare tra i giovani;
• di promuovere l’invio di una forza internazionale di pace delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania per la promozione della sicurezza umana di entrambi popoli. L’Onu, con il deciso sostegno dell’Unione Europea, si deve assumere la responsabilità di garantire la sicurezza di Israele e della Palestina anche trasferendo la sua sede principale a Gerusalemme, città aperta, capitale di due stati e del mondo intero;
• di promuovere il dialogo e il negoziato politico con tutti i paesi del Medio Oriente, anche tramite l’organizzazione di una Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza, per affrontare in modo coerente e globale i problemi irrisolti nella regione sulla base del diritto internazionale, favorire il riconoscimento reciproco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura;
• di assumere tutte le iniziative necessarie per scongiurare ogni azione di guerra contro l’Iran e sollecitare la convocazione di una Conferenza internazione per eliminare tutte le armi nucleari, chimiche e batteriologiche dal Medio Oriente in applicazione della Risoluzione firmata nel 1995 da tutti gli Stati membri del Trattato di Non Proliferazione nucleare;
• di promuovere l’approvazione di un nuovo accordo sull’uso delle acque del Medio Oriente (accessibilità, condivisione,…) per promuovere la pace e la convivenza tra i popoli della regione (Iniziativa “Acqua per la pace”).
Più impegno per un’informazione e comunicazione di pace.
Chiediamo di impegnare la Rai a:
• dedicare 5 minuti, tutti i giorni, dopo il TG della sera, per far sì che ogni giorno la gente apra il cuore e la mente al mondo e alla gente che lo abita imparando ogni sera una cosa speciale che può rendere migliore la nostra vita;
• realizzare una trasmissione settimanale, in prima serata, di alta qualità e di grande approfondimento sui temi più scottanti del mondo, della pace, della giustizia e dei diritti umani: una trasmissione per conoscere le sfide che ci coinvolgono (come per esempio la grave crisi mondiale dell’acqua) e discutere le possibili soluzioni;
• definire una programmazione diffusa per la promozione della cultura della pace, dei diritti umani e della nonviolenza;
• abolire la pubblicità nelle fasce di programmazione dedicate ai bambini per dare ai nostri figli una formazione più libera e meno condizionata;
• garantire il pluralismo aprendo le porte ai costruttori di pace, alle organizzazioni della società civile e agli Enti Locali impegnati per la pace, la giustizia e la democrazia internazionale;
• dare spazio alle idee e all’iniziativa dei migranti, promuovendo una immagine positiva e evitando che l’uso continuo di immagini stereotipate e il ricorso ai migranti come capro espiatorio crei nella nostra società fratture e conflitti insanabili.
Più impegno per educare alla pace e ai diritti umani.
Chiediamo:
• di approvare entro il 4 ottobre 2007 una legge ad hoc per la celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (2008) mediante la promozione di una vasta campagna di educazione all’azione per i diritti umani (e in particolare per i diritti ancora non completamente riconosciuti (pace, pari opportunità, ambiente, acqua,…) da realizzare con le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali;
• di rendere permanente l’educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado valorizzando le esperienze sin qui realizzate, anche tramite l’emanazione di una apposita direttiva.
Più impegno per sconfiggere le mafie.
Chiediamo di:
• dare risposta alla domanda di giustizia che viene dai familiari delle vittime, sostenendone le legittime istanze e equiparando le vittime delle mafie con quelle del dovere e del terrorismo;
• garantire il pieno ed effettivo sostegno dello stato ai testimoni di giustizia, affinche’ la scelta di contribuire all’affermazione della verita’ non sia penalizzante per la loro vita e le loro famiglie;
• definire e approvare in tempi rapidi una testo unico della legislazione antimafia, capace di superare le attuali disfunzioni e garantire una piu’ efficace azione di contrasto da parte delle forze dell’ordine e della magistratura;
• istituire un’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, in modo da assicurare rapidita’ e trasparenza nell’assegnazione delle ricchezze restituite alla collettivita’;
• definire un Piano nazionale per la prevenzione e il contrasto alle mafie, al fine di coordinare e garantire la collaborazione e la contemporaneità delle politiche pubbliche e degli enti locali e alle esperienze autentiche di antimafia sociale;
• ratificare e dare piena attuazione delle convenzioni e accordi internazionali e europei di contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali.
Più impegno per i diritti umani.
Chiediamo:
• al Parlamento, di approvare rapidamente il disegno di legge per l’istituzione della “Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani e la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”;
• di organizzare una sessione annuale del Parlamento in seduta comune per discutere dello stato dei diritti umani in Italia e delle raccomandazioni che i pertinenti organismi internazionali rivolgono al nostro paese;
• al Parlamento, di ratificare senza indugio le Convenzioni Internazionali rispettivamente sui diritti umani delle persone con disabilità, sulla protezione di ogni persona dalle sparizioni forzate, sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;
• al Parlamento, di ratificare il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU contro la tortura;
• coerenza di comportamento nelle relazioni bilaterali nel senso di condizionare la stipulazione e l’attuazione degli accordi al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
• un maggiore impegno dell’Italia per il rafforzamento delle istituzioni internazionali democratiche che, a partire dall’Onu, sono deputate a promuovere e difendere i diritti umani nel mondo, contro tutte le dittature e i regimi autoritari (come la Birmania e lo Zimbabwe) ma anche contro tutti gli abusi e le violazioni di cui sono responsabili i governi democraticamente eletti;
• la partecipazione dell’Italia, con personale qualificato, in tutte le sedi internazionali in cui si trattano i diritti umani;
• un impegno fattivo e sistematico della diplomazia italiana perché siano rispettati i diritti dei popoli alla pace, allo sviluppo umano, alla democrazia, all’ambiente, all’autodeterminazione;
• un impegno dell’Italia sia in sede di Unione Europea sia in sede di Consiglio Diritti Umani delle NU per la definizione del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, per l’applicazione di standards efficaci in materia di responsabilità legale delle imprese per i diritti umani, nonché per il riconoscimento, in uno strumento giuridicamente vincolante, del diritto allo sviluppo umano come diritto fondamentale della persona e dei popoli.
Più impegno per i diritti del lavoro.
Chiediamo:
• che negli accordi economici e commerciali si preveda una valutazione di impatto sociale ed ambientale; nei programmi di cooperazione economica con i paesi in via di sviluppo e nei meccanismi e strumenti di sostegno alle imprese italiane che si internazionalizzano venga inserita la promozione dei diritti del lavoro in tutta la catena del decentramento produttivo internazionale, la promozione delle norme fondamentali del lavoro sancite dall’OIL, delle Linee Guida OCSE e della Dichiarazione tripartita ILO sulle Multinazionali ;
• un impegno organico dell’Italia nei contesti internazionali perché tutti i paesi ratifichino e rispettino le convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, quali la libertà di associazione sindacale e di contrattazione collettiva, la proibizione del lavoro forzato, del lavoro minorile, a partire dalle sue forme peggiori e di ogni discriminazione sul lavoro;
• la promozione del lavoro “dignitoso” anche nei paesi in via di sviluppo e il sostegno a programmi di promozione della sostenibilità sociale ed ambientale delle imprese contro le zone franche e il dumping sociale;
• un forte impegno per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, la definizione sul piano internazionale di incentivi fiscali e regole, comprese quelle riguardanti gli appalti pubblici; la promozione di modelli produttivi e di consumo socialmente e ambientalmente sostenibili; la eventuale riconversione ambientale delle imprese con strumenti di tutela della occupazione;
• un impegno verso i paesi poveri contro la disoccupazione, soprattutto giovanile e delle donne; un impegno a sostegno del rafforzamento delle organizzazioni sindacali, del dialogo sociale e della contrattazione collettiva; l’affermazione di modelli di protezione sociale inclusivi che promuovano la tutela della salute, della maternità e della pensione.
Più impegno per i diritti dei migranti e il pluralismo culturale.
Chiediamo:
• di approvare rapidamente il disegno di legge sull’immigrazione rispondendo alle richieste di modifiche delle organizzazioni sociali e delle comunità locali;
• di approvare contestualmente un provvedimento che consenta la regolarizzazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici straniere senza permesso di soggiorno, favorendo l’emersione del lavoro nero, il relativo gettito fiscale e il rispetto dei diritti di centinaia di migliaia di uomini e donne oggi in condizioni di forte discriminazione;
• di approvare rapidamente il disegno di legge sulla cittadinanza, rispondendo alle richieste delle associazioni, dei sindacati delle amministrazioni locali, evitando che le future generazioni dei figli dei migranti siano stranieri nel Paese in cui sono nati e favorendo in tal modo una maggiore coesione sociale;
• di approvare rapidamente la legge sul diritto d’asilo, aumentando le risorse per l’accoglienza e promuovendo una campagna di sensibilizzazione a favore delle persone che fuggono da persecuzioni, guerre, conflitti e disastri ambientali;
• di promuovere il dialogo interculturale con l’obiettivo di garantire pari diritti di cittadinanza a tutti e costruire “una città inclusiva in un’Europa inclusiva”;
• di promuovere una grande campagna per la formazione e l’insegnamento della lingua italiana ai migranti, impegnando risorse umane e finanziarie consistenti per consentire relazioni positive nelle comunità locali ed evitare frammentazione sociale e separazione.
Più impegno per una nuova Onu democratica e capace.
Chiediamo:
• la definizione, con il concorso del Parlamento, della società civile e degli Enti Locali, di un piano d’azione dell’Italia, da sviluppare nei due anni di permanenza nel Consiglio di Sicurezza, per difendere, salvare, rilanciare e democratizzare l’Onu includendo le seguenti proposte: costituire l’Assemblea Parlamentare delle Nazioni Unite; creare un Consiglio per la sicurezza umana (economica, sociale e ambientale) e promuovere il controllo dell’Onu su tutti i beni comuni mondiali; riconoscere il diritto umano all’acqua per la vita entro il 10 dicembre 2008 e organizzare il Forum Mondiale dell’Onu sull’Acqua; implementare gli accordi previsti dall’art. 43 della Carta delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali; potenziare il sistema Onu per i diritti umani e in particolare l’Ufficio dell’Alto Commissario; approvare la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni;
• di appoggiare la proposta di una Convenzione Universale sul futuro delle Nazioni Unite con la partecipazione anche di organizzazioni e movimenti di società civile e di Enti di governo locale;
• di rendere tripartita la composizione delle delegazione italiana negli organismi Onu (Governo, Parlamento, organizzazioni della società civile) a cominciare dalla prossima sessione dell’Assemblea Generale;
• la riapertura dell’Ufficio dell’Onu in Italia.
Più impegno per la risoluzione pacifica dei conflitti nel Corno d’Africa.
Chiediamo:
• l’assunzione di chiare iniziative politiche a sostegno della risoluzione negoziale delle crisi aperte: in Somalia, dove centinaia di migliaia di civili sono praticamente ostaggio di un conflitto ormai diventato regionale; tra l’Etiopia e l’Eritrea, dove la mancata delimitazione del confine tra i due paesi ha causato crisi politiche interne e uno stato di grave instabilità in tutta la regione; nel Darfur, in cui un conflitto regionale rischia di rimettere in gioco la pace nell’intero Sudan;
• l’assunzione di un deciso ruolo nei prossimi incontri internazionali per la soluzione dei conflitti nei paesi del Corno d’Africa a favore di una politica di confronto e di dialogo che includa tutti gli attori coinvolti, compresa la società civile, e non solo i governi e i gruppi combattenti;
• il sostegno concreto ai progetti della società civile e degli Enti Locali impegnati a promuovere l’incontro, il dialogo, la costruzione di reti locali a sostegno dei processi di pacificazione nei paesi del Corno d’Africa, e in particolare in Sudan dove questi legami tra associazioni italiane e sudanesi sono già consolidati.
Più impegno per la pace in Afghanistan.
Chiediamo:
• che l’Italia, impegnata a relazionare all’Onu in ottobre sulla missione militare in Afghanistan, chieda la fine delle missioni militari in corso e la costituzione di una nuova forza Onu con il mandato di proteggere la popolazione civile dalle violenze, da qualunque parte perpetrate;
• l’immediata cessazione dei bombardamenti e delle azioni militari indiscriminate che continuano a colpire le popolazioni civili;
• di chiarire in modo definitivo la distinzione tra operazioni militari di guerra degli Stati Uniti e della Nato e autentiche operazioni di polizia internazionale (militare e civile) dell’Onu;
• di continuare a promuovere l’organizzazione di una Conferenza Internazionale di Pace, con la partecipazione di tutti i paesi della regione;
• di sostenere la società civile afgana stretta nella morsa dei talebani, dei signori della guerra che siedono anche al governo, dei bombardamenti finanziando l’impegno per la pace, il rispetto dei diritti umani, la riconciliazione e la ricostruzione.
Più impegno per non dimenticare l’Iraq e gli iracheni.
Chiediamo:
• una forte iniziativa politica dell’Italia per la pace in Iraq basata su un approccio multilaterale e un processo inclusivo di tutte le parti irachene. In questo ambito l’Italia dovrebbe proporre l’invio di un contingente Onu in sostituzione delle truppe straniere presenti e indicare il proprio territorio come luogo neutrale per lo svolgimento di colloqui di pace interiracheni;
• di avviare una nuova politica di cooperazione, aiuto umanitario e ricostruzione coerente con l’indirizzo espresso dal Governo ed essere manifestamente quindi rivolto a tutte le comunità e non confinato a Nassiria;
• di destinare risorse ed attenzione al sostegno della azione delle organizzazioni non governative irachene che si battono per la riconciliazione nazionale;
• di destinare risorse ed attenzione per contribuire ad affrontare il gravissimo problema dei profughi e sfollati iracheni;
• di non approfittare della guerra per sfruttare il petrolio iracheno a danno delle popolazioni locali che hanno diritto di utilizzare i proventi di un commercio equo per la ricostruzione del proprio paese;
• di esigere con determinazione il rispetto dei diritti umani da parte del governo iracheno.
Più impegno per il disarmo.
Chiediamo:
• l’apertura di un tavolo di confronto tra il Ministero della Difesa e le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali impegnati per la pace e la sicurezza umana;
• di agire per dare concreta attuazione all’approccio della sicurezza umana nelle “missioni di pace” e di promuovere l’istituzione della infrastruttura europea dei corpi civili di pace;
• più risorse economiche per permettere a tutti i giovani interessati di svolgere il servizio civile nazionale;
• la riapertura della discussione sul progetto di costruzione della nuova base americana di Vicenza;
• il ritiro della partecipazione italiana alla costruzione del caccia F-35 Joint Strike Fighter;
• di avviare subito l’organizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari;
• la riduzione delle spese militari e del personale delle FFAA, della produzione e del commercio delle armi italiane;
• di opporsi al progetto americano di Scudo spaziale;
• di promuovere l’eliminazione di tutte le armi nucleari ancora presenti in Italia, in Europa e in Medio Oriente.
Più impegno per l’ambiente e il clima.
Per difendere l’ambiente e lottare contro i mutamenti climatici chiediamo di:
• inserire nel Documento di Programmazione Economico e Finanziario un aggiornamento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall’attuazione del Protocollo di Kyoto, e sui relativi indirizzi;
• operare al fine di ampliare la partecipazione alle iniziative in atto per affrontare cambiamenti climatici secondo il principio della responsabilità comune, differenziata negli oneri;
• attuare il Protocollo di Kyoto come occasione per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e la fattura delle importazioni energetiche del Paese, per l’innovazione nel settore dei trasporti, della mobilità e della logistica, il risparmio delle famiglie nei consumi civili e domestici, l’innovazione del sistema di produzione di energia elettrica e di calore, l’efficienza energetica, l’innovazione tecnologica e l’occupazione;
• promuovere con maggiore efficacia lo sviluppo di tutte le fonti energetiche rinnovabili (idriche, geotermiche, eoliche, solari, biomasse) per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, con un sistema incentivante, differenziato per fonte, senza tetti, accessibile, certo e di lunga durata, assicurando il collegamento con le reti di distribuzione e procedure di localizzazione e di autorizzazione più semplici, in grado di garantire le necessarie valutazioni ambientali, territoriali ed economiche, in tempi più rapidi, con trasparenza per i cittadini e per gli operatori;
• sostenere lo sviluppo dei distretti agro-energetici in modo che l’agricoltura possa valorizzare sia le risorse rinnovabili disponibili sul territorio (solare, idrica, eolica) sia quelle direttamente producibili o ricavabili dalle proprie attività (biogas, biocarburanti, biomasse), sia da attività di forestazione e manutenzione dei boschi, in modo da produrre, insieme ai benefici ambientali, un’integrazione del reddito per gli agricoltori, contrastando l’abbandono delle campagne in corso.
Più impegno per un’Europa di pace, democratica e solidale.
Per il rilancio del processo costituente europeo chiediamo:
• di promuovere la partecipazione delle organizzazioni della società civile europea, dei rappresentanti del Parlamento europeo, dei Parlamenti nazionali e non solo dei governi nell’elaborazione del “Trattato di Riforma” ed effettuare la consultazione diretta dei cittadini attraverso un referendum paneuropeo da tenersi in contemporanea nei paesi membri in occasione delle elezioni del Parlamento europeo del 2009;
• di riconoscere nel “Trattato di Riforma”, la pace come valore, diritto e obiettivo dell’Unione Europea e di sopprimere la ridicola e contraddittoria frase “economia sociale di mercato fortemente competitiva” e sostituirla con una frase che sancisca l’impegno a costruire l’Europa sociale nel rispetto di tutti i diritti umani in conformità al principio della loro interdipendenza e indivisibilità;
• di inserire nel “Trattato di Riforma” la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, così da darle forza giuridica pienamente vincolante;
• di strutturare il “dialogo civile” sviluppando i canali di accesso per la rappresentanza degli interessi generali, in particolare di quelli solidaristici.