Gli ambulatori solidali: una cura per gli ultimi che diventa cura per tutti.
Daniela Pasquinoni
In occasione della Giornata della Cura del 1 marzo 2025 pubblichiamo un articolo scritto da Daniela Pasquinoni, realizzato grazie ad un’intervista ai medici volontari dell’ambulatorio solidale “Nessuno Escluso”.

PRIMO MARZO GIORNATA DELLA CURA DELLA PERSONA E DEL PIANETA
Gli ambulatori solidali: una cura per gli ultimi che diventa cura per tutti.
Nel 2024 è stata pubblicata la legge 176/2024 che dal 2025 allarga il Servizio Sanitario Nazionale ai senza fissa dimora. La Regione Emilia-Romagna aveva già varato la legge n. 10 del 29 luglio 2021 e nonostante questo la necessità degli ambulatori solidali non è scomparsa. Sono luoghi dove gli ultimi trovano ascolto e soddisfazione al loro bisogno essenziale di cura.
Il quadro generale
Il 2025 è cominciato con diversi scontri che riguardano il sistema di cura italiano e mondiale. L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) all’interno del proprio atto costitutivo all’art. 1 stabilisce come obiettivo “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”, definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. Chi vi partecipa si impegna a contribuire alla sua esistenza e a realizzare questo obiettivo di benessere sebbene oggi si tema per la sua sopravvivenza perché gli Stati Uniti hanno firmato la loro uscita che avverrà ufficialmente nel 2026. L’Italia ha stabilito nel comma 1 dell’art. 32 della sua Costituzione il diritto alla salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività e si impegna a fornire cure gratuite agli indigenti. A dare attuazione a questo articolo è la legge 833/78 che istituisce l’attuale Sistema Sanitario Nazionale. Sono passati diversi anni da allora e molte modifiche normative, ma si sente sempre più spesso lanciare allarmi sulla sua sostenibilità e sul suo continuo decadimento perché i finanziamenti sono progressivamente diminuiti e l’organizzazione non è più adeguata a rispondere alle necessità della popolazione; a questo si aggiungono i problemi cronici legati alle liste d’attesa e alla capacità di dare risposta ai bisogni di cura di tanti cittadini che non potendo pagarsi le prestazioni rinunciano a curarsi. Nel 2023 sono stati 4,5 milioni gli italiani che hanno rinunciato ad usufruire delle prestazioni sanitarie (In Italia il 7,6% della popolazione costretto nel 2023 a rinunciare alle cure per problemi economici, liste d’attesa lunghe e mobilità — Salute) e i riminesi non fanno eccezione. L’anno 2024 si è caratterizzato per la presentazione di tre importanti rapporti sulla situazione della rete sanitaria italiana, tra questi la Fondazione Gimbe non si è solo limitata a guardare allo stato attuale del nostro Servizio Sanitario, ma, al fine di rilanciarlo, ha creato un programma che ritiene fondamentale inserire la salute in tutte le politiche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali oltre che d’istruzione, formazione e ricerca secondo il criterio del benessere psicofisico della persona. Sulla stessa linea è il documento “Principi per una riforma del Sistema Sanitario Nazionale” che al punto 4 (Globalità) richiama l’approccio One Health della persona e sostiene che il perimetro d’interesse della sanità italiana si estende a tutte le attività e settori che influenzano i determinanti di salute (agricoltura, scuola, trasporto, mondo del lavoro, cambiamenti climatici e ambientali ecc.).
La nascita degli ambulatori solidali
Gli ambulatori solidali sono la dimostrazione pratica di quanto denunciato dai vari rapporti perché i principi enunciati nella legge 833/78 (uguaglianza, universalità ed equità) non trovano ancora completa applicazione. Sono nati ovunque in Italia grazie a realtà del terzo settore, che riempiono lo spazio lasciato dal Sistema Sanitario Nazionale integrandosi con esso. L’ambulatorio solidale “Nessuno Escluso“ dell’Associazione Caritas Diocesana di Rimini odv, situato in via Madonna della Scala n.7 è stato istituito nel 2017, trascorsi due anni da una tavola rotonda organizzata dall’associazione dal titolo “Salute e povertà” che denunciò la presenza di circa 200 persone senza assistenza sanitaria. Da quell’istante decisero di non considerare questo numero solo come dato statistico, ma di dare una risposta concreta ai bisogni di questi esseri umani e si dedicarono a trovare uno spazio ubicato vicino alla mensa della Caritas, la soluzione migliore per gli utenti che frequentano l’ambulatorio.
Come funziona l’ambulatorio “Nessuno Escluso” e a chi è rivolto?
L’ambulatorio è a libero accesso (non si prende appuntamento) e vi si rivolgono tutte le persone che per vari motivi non possono ricorrere al Sistema Sanitario Nazionale. E’ dedicato ai senza fissa dimora, a chi è privo della tessera sanitaria perché non residente, agli stranieri senza lavoro e quindi privi del permesso di soggiorno o assicurazione personale ed anche a coloro che pur disponendo del medico di base e delle prestazioni del Sistema Sanitario non si possono permettere di pagare il ticket e di sostenere la spesa per i farmaci (Ambulatorio Nessuno Escluso – Caritas Diocesana Rimini). Nel corso del 2024 i pazienti sono stati 340 con una media di tre visite a testa, con un totale complessivo di 947 accessi. Gli utenti risultano 31% italiani, 10% rumeni, 12% marocchini, e il restante 47% sono di varie nazionalità la cui percentuale di prevalenza è difficilmente quantificabile. La loro età media più frequente è compresa fra i 40 e 60 anni circa. I primi anni si riscontrò anche la frequentazione di diversi utenti Rom. I pazienti che si mettono in fila per accedere all’ambulatorio vengono visitati da un medico che effettua la diagnosi e, in caso di malattie acute che richiedono un intervento diagnostico più approfondito, invia le persone al pronto soccorso e dal 2024 si è aperta anche la possibilità di eseguire esami in convenzione con una struttura privata; in caso di patologie croniche segue direttamente il paziente per tutto quello che necessita per ripristinare la sua salute.
Come si sostiene l’ambulatorio solidale?
L’attività è sostenuta prevalentemente da fondi dei privati e fino al 2024 anche da contributi del Comune di Rimini attraverso i progetti del Piano di zona distrettuale per la salute e per il benessere sociale. Questo strumento di programmazione riesce a realizzare l’integrazione delle politiche sociali con le politiche sanitarie e, allo stesso tempo, di queste con le politiche ambientali, urbanistiche abitative, formative, occupazionali e culturali dando applicazione a livello distrettuale al Piano Socio -Sanitario regionale. (https://salute.regione.emilia-romagna.it/ssr/organizzazione/piano- sociale-e-sanitario). Non è facile per i volontari che danno tutto se stessi trattare con persone abituate a violenze quotidiane. Gli utenti però si rendono conto che l’ambulatorio è un posto per loro indispensabile dove vengono accolti, compresi e aiutati nella prevenzione e nella cura della loro salute. All’inizio erano pochi medici e farmacisti e l’ambulatorio era aperto un giorno alla settimana poi, con il tempo, la richiesta è cresciuta e dal 2019 i volontari sono riusciti ad essere presenti il lunedì e giovedì dalle 9,00 alle 11.30. Attualmente sono 8 medici e 5 farmacisti che distribuiscono i farmaci raccolti attraverso il banco farmaceutico a tutti gli utenti, ad esclusione di quelli che devono essere conservati in frigo. La raccolta di farmaci avviene attraverso diverse modalità, dalle sedi nazionali vengono forniti i medicinali che vengono resi dalle case farmaceutiche, a livello locale viene realizzata la giornata del farmaco e si ricevono le donazioni attraverso le farmacie aderenti, le quali forniscono, attraverso dei contenitori localizzati al loro interno, anche i medicinali non scaduti e ancora utilizzabili. I privati che forniscono i farmaci alla Caritas possono fare la loro parte solo informandosi su ciò che effettivamente serve per non complicare il lavoro dei volontari che dedicano il loro amore per la propria professione e il loro tempo libero alla gestione dell’ambulatorio.
La crescita dei servizi offerti
Per ampliare le possibilità di cura si è attivata una collaborazione con la cooperativa La Filigrana dell’Associazione Papa Giovanni XXIII che offre supporto psicologico e sanitario in cambio di un’offerta libera.
Dal 2024 si sono implementati nuovi servizi: si è aperto un giorno in più con un ambulatorio per tutte le prestazioni infermieristiche e per tutte quelle che non potevano essere fornite all’interno di quello medico; si sono attivate delle collaborazioni con il privato che sono fondamentalmente di tre tipi: radiologiche, dentistiche (per gli interventi a cui loro non possono dare risposta come l’estrazione di un dente, carie e protesi complete) e un laboratorio analisi. Inoltre, alcuni specialisti offrono gratuitamente il loro tempo mettendo a disposizione la loro formazione specifica: cardiologi, ginecologi, pneumologi, dermatologi.
Quale futuro lo aspetta?
La sanità Riminese sta mutando dando applicazione alle nuove normative e creando nuovi servizi quali ad esempio Case della Comunità, infermieri di famiglia, Centri di Assistenza e Urgenza e nodi territoriali (Inizia a prendere forma il progetto dei Nodi territoriali, nuove strutture per servizi socio-sanitari | Comune di Rimini); questi ultimi rappresentano un’iniziativa sperimentale introdotta dal distretto di Rimini che prevede la costituzione di undici strutture diffuse sul territorio comunale, destinate all’erogazione di servizi sociali e sanitari integrati. L’obiettivo principale è contrastare le diseguaglianze in salute, rispondendo in modo più efficace e personalizzato alle fasce di popolazione più fragili e vulnerabili, grazie a un modello sanitario ‘vicino a casa, con queste nuove realtà gli ambulatori solidali sperano di fare rete, ma la loro esistenza dipenderà dalla presenza di medici, farmacisti e infermieri volontari e la speranza e che il loro numero in futuro possa continuare a crescere. La nuova organizzazione sarà un modello da seguire per tutta la Regione? I prossimi anni ci daranno la risposta. Le domande vere sono: potrà la nostra Nazione dare risposta ai bisogni di tutti, visto che ha reso disponibili risorse economiche inferiori a tutti gli altri paesi europei? Come può il nostro Sistema Sanitario diventare veramente universale, equo ed uguale per tutti? Quali sono le soluzioni possibili? Sicuramente il primo passo sarebbe quello di concedere assistenza a tutti coloro che sono presenti sul territorio nazionale, ma i problemi burocratici legati alla concessione della residenza rendono impraticabile questa possibilità. La soluzione si può trovare solo rivedendo le normative sulle migrazioni, sull’accesso alle cure dei turisti in Italia e sulla possibilità di attivare percorsi ad hoc anche per chi oggi è invisibile solo alla nostra sanità, perché non adeguatamente finanziata, ma non certamente per la popolazione che lì vede dormire per strada e li considera un disturbo o per le loro famiglie che soffrono per la loro situazione economica e sociale. Parlare di Servizio Sanitario universale in fondo vuol dire proprio questo: dare una risposta ai bisogni di salute di tutte le persone e allora perché non andare oltre questi limiti?
Sperare in questo sembra un’utopia e sicuramente, in un momento in cui si mettono in discussione tanto i principi quanto l’organizzazione della nostra sanità, è necessario riflettere su cosa è davvero importante e su come tutto questo impatti non solo sulla popolazione ma su tutto il sistema economico e sociale e quindi anche sul nostro intero pianeta.
Daniela Pasquinoni
Articolo realizzato grazie ad un’intervista ai medici volontari dell’ambulatorio solidale “Nessuno Escluso”.