Gli africani protestano: “Mai più Rosarno? Solo promesse”
Redattore Sociale
Dovevano essere assunti dalle aziende agricole della provincia di Roma ma l’accordo del 27 aprile scorso con le associazioni di categoria non ha portato neanche un posto di lavoro.
Roma – Dichiarazioni altisonanti per abolire il caporalato ma, nei fatti, richieste tradite. E’ quanto denunciano con un comunicato i circa cento migranti arrivati a Roma da Rosarno che hanno costituito l’Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno (Alar) per dire che non vogliono essere assistiti né tornare nelle mani dei caporali, ma costruirsi opportunità di lavoro regolare. Sul blog dell’Alar, in un documento dal titolo “Mai più Rosarno? Tante promesse e nulla di fatto!” si critica soprattutto il fallimento di un accordo che era stato siglato con le associazioni agricole della provincia di Roma (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative e LegaCoop) lo scorso 27 aprile alla presenza dell’assessore all’Agricoltura di Palazzo Valentini, Aurelio Lo Fazio. Il protocollo d’intesa prevedeva che entro 40 giorni molti ragazzi africani dell’Alar venissero assunti con contratto regolare nelle campagne romane. Le associazioni di agricoltori si impegnavano a dare subito lavoro agli africani con permesso di soggiorno e a programmare l’inserimento lavorativo di chi è in attesa di regolarizzazione. “Ad oggi quei posti di lavoro non solo non esistono, ma non sono neanche stati prospettati” denunciano gli africani e gli attivisti che li ospitano in alcuni centri sociali della Capitale. L’assistenza legale è fornita da “Progetto Diritti onlus”. I lavoratori africani di Rosarno e l’Osservatorio antirazzista del Pigneto terranno domani alle 19 un’assemblea all’ex Snia Viscosa. Nel centro sociale nel quartiere del Pigneto alcune decine di migranti sono ospitati dallo scorso gennaio, dopo la rivolta nella Piana di Gioia Tauro. E’ prevista una manifestazione di protesta per il 24 giugno.
“A oltre cinque mesi di distanza dalla rivolta dei lavoratori africani, Rosarno continua ad essere ovunque – si legge sul blog – dalla Puglia, dove la Flai-Cgil lancia in questi giorni l’ennesimo allarme, a Castel Volturno, da Cassibile all’Agro Pontino, dove è stata dimostrata la presenza del caporalato legato alla criminalità organizzata e migliaia di lavoratori immigrati sono scesi in strada per denunciare l’estremo sfruttamento del lavoro nero”. Viene ricordato il Primo Maggio dei sindacati nella cittadina calabrese. “ Riflettori, stampa e plauso su quanti si sono dichiarati pronti a risanare le ferite di un sistema malato. Senza poi considerare se, di fatto, tali dichiarazioni, seguite all’indignazione generale, abbiano partorito qualche risultato” si legge ancora nel documento.
Ma soprattutto, l’Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno e l’Osservatorio antirazzista puntano il dito contro chi non ha rispettato l’accordo che avrebbe portato all’assunzione regolare dei cento braccianti stranieri nelle aziende agricole della provincia di Roma. “Una vertenza per cominciare a rompere quel circolo vizioso che garantisce enormi profitti alla grande distribuzione gestita dalle maggiori holding dell’agro-alimentare – afferma il comunicato – Profitti accumulati soprattutto sulla pelle del lavoratore immigrato, che, in quanto irregolare e ricattabile, si trova costretto a piegarsi a condizioni di lavoro insostenibili, prima vittima di un sistema fagocitante che impone i prezzi di produzione e di vendita”. Infine, la vicenda del protocollo d’intesa non rispettato viene messa in relazione con il decreto flussi “ che chiama nelle campagne laziali circa 8.000 lavoratori stagionali, di cui 1.300 nella sola provincia di Roma”. Secondo i lavoratori africani e gli attivisti, dietro la frutta e la verdura che arrivano sulle tavole degli italiani c’è lavoro nero e caporalato.
Fonte: Redattore Sociale
21 giugno 2010