Giornata mondiale della pace: fraternità e dignità umana


Fabio Pizzi - Unimondo


Il Vescovo di Roma, come Papa Francesco ama definirsi, ha riflettuto sullo slogan prescelto per la ricorrenza del primo gennaio “Fraternità, fondamento e via per la pace”.


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Alcuni giorni fa, durante un incontro di presentazione riguardante la Giornata Mondiale per la Pace, rivolto agli ambasciatori accreditati presso lo Stato Vaticano, il Vescovo di Roma, come Papa Francesco ama definirsi, ha riflettuto sullo slogan prescelto per la ricorrenza del primo gennaio “Fraternità, fondamento e via per la pace”.

Tra i vari temi affrontati Bergoglio si è soffermato sulla “tratta di esseri umani” stigmatizzata come “una vera forma di schiavitù e una vergogna, una delle realtà che più si oppongono alla fraternità”. Le organizzazioni internazionali sono impegnate da anni nel tentativo di arginare questa piaga, attuando campagne di sensibilizzazione.

Sottolineando l’importanza della Giornata mondiale della Pace istituita da Paolo VI nel 1968, anno spartiacque per l’Europa ed il mondo e sempre più simile ai mesi che stiamo vivendo per quanto riguarda lo stato di giovani, studenti, famiglie e disoccupati, il Santo Padre non usa mezzi termini nel soffermarsi sulle varie vicende umane, anche dolorose, come la povertà e la guerra. L’epiteto più duro, “abominio”, viene utilizzato proprio in riferimento alla tratta degli esseri umani, facendone  il contraltare di quella fraternità che a ben vedere è sempre più cifra stilistica, tramite, del suo modo di comunicare al mondo.

Continua Francesco: “la fraternità è una dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Davanti ai molteplici drammi che colpiscono la famiglia dei popoli – povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi -, la fraternità è fondamento e via per la pace.

La cultura del benessere fa perdere il senso della responsabilità e della relazione fraterna. Gli altri, anziché nostri «simili», appaiono antagonisti o nemici e sono spesso «cosificati». Non è raro che i poveri e i bisognosi siano considerati un «fardello», un impedimento allo sviluppo. Tutt’al più sono oggetto di aiuto assistenzialistico o compassionevole. Non sono visti cioè come fratelli, chiamati a condividere i doni del creato, i beni del progresso e della cultura, a partecipare alla stessa mensa della vita in pienezza, ad essere protagonisti dello sviluppo integrale ed inclusivo.

E i nostri governanti nazionali ed europei come si stanno comportando per contrastare questo abominio?

I protocolli di Palermo adottati nel 2000 rappresentano un accordo internazionale stipulato dalle Nazioni Unite e sottoscritto da ben 117 membri avente come scopo principale il favorire, con l’ausilio della cooperazione internazionale, procedimenti ed indagini a carico di coloro i quali, a qualsiasi livello, si occupano del traffico di esseri umani.

Sembra impossibile, ma questo è il primo strumento a livello globale concepito per contrastare la riduzione in schiavitù di milioni di persone; un fenomeno, diffuso da secoli  in molte parti del mondo, di cui per la prima volta si è data una definizione di carattere universale. “La tratta di persone è il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la custodia di persone, tramite l’uso della forza o altre forme di coercizione, di sottrazione, di frode, di inganno, di abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o nell’atto di dare o ricevere qualche forma di pagamento o di altro introito per acquistare il consenso o il controllo di una persona su un’altra persona, allo scopo di sfruttamento, incluse le varie forme di sfruttamento sessuale, di lavoro, di schiavitù o di commercio di organi”

Appare sempre più chiaro quindi che il Papa non sceglie i Suoi temi a caso e, come molti Suoi predecessori, ricordiamo la condanna della prima guerra mondiale da parte di Benedetto XV e la condanna alla Mafia – Convertitevi!- di Giovanni Paolo II, richiama, quando lo ritiene opportuno, “le persone di buona volontà” al loro primo dovere, quello del rispetto per i propri simili.

E lo Stato Italiano?

Nel sito della Presidenza del Consiglio, nella parte dedicata al Dipartimento Pari Opportunità, oltre a sottolineare l’adesione ai Protocolli internazionali viene fatto cenno all’esistenza di un Tavolo Tecnico interistituzionale, costituito al fine di elaborare il primo Piano nazionale di azione conto la tratta di essere umani. L’anno? 2011 signori, come a dire che “sul pezzo” l’Italia non c’è per niente, si può e si deve fare di più.

Fortunatamente l’umore migliora guardando verso la cooperazione internazionale e verso la campagna mondiale Cuore Blu dell’UNODC, organizzata per rafforzare la lotta alla tratta degli esseri umani, pungolando gli Stati sulla prevenzione e promuovendo attività di informazione e sensibilizzazione; il terzo settore, nonostante i continui tagli, il continuo precariato dei suoi addetti e il disinteresse di molti governi, c’è eccome, e continua a fare il suo lavoro. E allora, in questi giorni di Festa, che il nostro cuore sia blu.

Fonte: www.unimondo.org
26 Dicembre 2013

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